MirrorMask

A SciencePlusFiction 2005, il festival internazionale del cinema di fantascienza di Trieste, è stato proiettato in anteprima MirrorMask, film frutto della collaborazione fra due grandi del fantastico contemporaneo: Dave Mc Kean e Neil Gaiman.
Roberto Furlani, responsabile della e-zine fantascientifica Continuum, racconta le sue sensazioni di fortunato spettatore…
[pubblicato su RiLL.it nel dicembre 2005]


MirrorMask nasce dalla fruttuosa collaborazione di due esponenti fondamentali del nuovo fantastico anglosassone. Si tratta di Dave McKean e Neil Gaiman, che dal 1986 hanno dato vita ad una sinergia ormai ventennale.
Sommamente stimati a livello internazionale, anche dal grande pubblico, per fumetti come Violent Cases, Mr. Punch e Sandman, i due scelgono un gioco di atmosfere privo di qualsiasi forma di brutalità e un approccio surreale - da parte della protagonista - alle situazioni costernanti di MirrorMask.

Helena (questo il nome del personaggio principale del film) è una circense quindicenne che rinuncerebbe volentieri alla sua vita da giocoliere per conoscere la realtà al di fuori del circo di famiglia.
Quest’aspirazione emerge durante un violento battibecco con la madre, la quale da lì a poco si sente male al punto da necessitare di un ricovero ospedaliero.
Helena si sente responsabile delle condizioni di salute della madre, addebitando l’accaduto alla diatriba precedente al malore. Al senso di colpa si unisce la disperazione per una notizia indesiderata: sua madre dovrà sottoporsi a una non meglio specificata operazione chirurgica.
Al termine della giornata, la ragazza va a dormire in uno stato di angoscia e di paura.
Un rumore proveniente da fuori però la sveglia nel cuore della notte e, nell’andare a controllare di che cosa si tratti, Helena si ritrova catapultata in un mondo inverosimile e spiazzante. Lì gli scenari paiono ricalcare i disegni fatti da Helena nel suo tempo libero e tutti gli abitanti indossano bizzarre maschere.

Ma su quel luogo fantastico pende una dolorosa insidia: la Regina Bianca è addormentata in un sonno profondo e forse senza possibilità di risveglio. Ciò è dovuto all’invasione da parte della Terra delle Ombre, la malvagia nazione dirimpettaia che d’improvviso ha deciso di estendere il proprio controllo al mondo pacifico in cui è capitata Helena.
Quest’ultima riconosce nella Regina Bianca un alter ego della madre: le due donne hanno le stesse fattezze e stanno vivendo una situazione drammaticamente simile. Perciò la ragazza decide di tentare di far destare la Regina, nella speranza che nel mondo reale anche sua madre si risvegli, guarita, dall’anestesia.

Per ottenere il suo scopo, però, Helena deve affrontare un pericoloso viaggio nella Terra delle Ombre, dove incontra creature straordinarie come giganti, scimmie-uccello e terribili sfingi.
Nel suo percorso conosce anche Valentine, musicista da strada sbadato e arruffone, ma con cui instaura una bella amicizia.
La ricerca di MirrorMask (una maschera con il potere di svegliare la Regina Bianca) conduce la giovane al cospetto della sovrana della Terra delle Ombre, la Regina Nera.
Si tratta di una madre intransigente ed oppressiva che pretende di gestire la figlia (alter ego negativo di Helena) come fosse uno strumento di sua proprietà. E’ per questo motivo che quest’ultima è fuggita (con MirrorMask) dalla Terra delle Ombre, costringendo la Regina Nera a scatenare una guerra finalizzata a setacciare qualsiasi luogo in cui possa essersi nascosta la discendente ribelle.
Ma poiché le ricerche si sono rivelate infruttuose e poiché Helena è entrata spontaneamente tra i confini di quelle lande oscure, la dispotica regnante decide di sostituire con lei la figlia scomparsa. Helena però ha altri progetti e, una volta trovata MirrorMask, riesce a riportare la principessa della Terra delle Ombre al suo posto e a ritornare nel mondo reale, mettendo così fine ad uno scambio di ruoli a lei totalmente indesiderato.
Conseguentemente c’è anche il risveglio delle due donne in bilico tra la vita e la morte, per un finale lieto ma nient’affatto stereotipato.

 Senza troppi timori reverenziali, posso dire che siamo probabilmente di fronte ad uno dei più bei film fantastici dell’ultimo lustro: erano anni che i vari rami dell’immaginario non si incontravano in modo così armonioso e organico in un’unica pellicola. Perché MirrorMask è fantasy, ma è anche una fiaba moderna con alcuni spunti horror (o, più propriamente, di gotico). E, perché no?, c’è anche della fantascienza in quest’ottima prova da regista di Dave McKean, in quanto MirrorMask altro non è che una porta dimensionale.

Quello che sorprende particolarmente è la scelta di una narrazione all’insegna della delicatezza e del sottointeso, in un tempo in cui il mondo dello spettacolo è orientato nel verso opposto, quello dello splatter, del feticismo e dello stupro emotivo attraverso l’abbondanza di dettagli cruenti. Si pensi per esempio ai reality-show, in voga anche al di fuori delle frontiere italiche, ma per restare al cinema basti ricordare Salvate il soldato Ryan o The passion.

MirrorMask è costruito in tutt’altra maniera: andando contro tendenza, è il tessuto narrativo a prevalere sull’azione roboante. Lo show c’è, ma è finalizzato alla storia e non viceversa, in ripristino delle giuste gerarchie sulle quali dovrebbe fondarsi una narrazione.
Proprio da tale impostazione discende e trova ragion d’essere lo spirito allusivo di una pellicola nella quale sagacemente non ci viene detto tutto.
Anche dopo i titoli di coda rimane, per esempio, l’interrogativo se quella vissuta da Helena sia stata un’avventura autentica oppure solo un sogno. Analogamente, non viene esplicitato quale sia la malattia della madre della protagonista, benché taluni indizi facciano pensare ad un tumore al cervello.
Questa linea viene seguita anche attraverso un capace utilizzo di scenari e di sensazioni: per trovare un’analogia credibile tra le atmosfere del film di McKean (davanti al quale c’è da levarsi il cappello, vista la disinvoltura con cui questo grande illustratore di graphic novel è passato dietro alla camera da presa) c’è da scomodare nientemeno che Stephen King. Alcune sequenze di MirrorMask, infatti, ricordano frangenti di IT e di L’ultima eclissi, indubbiamente due opere fantastiche di altissimo livello.

E c’è un altro aspetto del film che ricorda King: il rifiuto del fantastico inteso come nicchia artificiosa depurata dalla logica. In MirrorMask, così come nelle migliori opere di King, la logica c’è, eccome, solo che è improbabile, inverosimile.
L’immaginario, così, riacquista la dignità dell’intelligenza: la storia non è più qualcosa di completamente inattendibile in cui i prodigi del soprannaturale sono fini a se stessi, bensì c’è una spina dorsale tangibile ad unire gli eventi secondo un quadro compiuto e "onesto", pur nella sua fantasticità.
Così, quando la madre di Helena proferisce una frase (apparentemente casuale) all’inizio del film, tale frase trova una sua collocazione legittima più avanti, divenendo uno dei fili conduttori dell’opera.

Di una simile brillantezza e sofisticatezza va dato merito a Neil Gaiman, autentico fenomeno a tutto tondo, in grado di cimentarsi nei più disparati campi riscuotendo ovunque enorme successo. Stiamo parlando di un quarantacinquenne che è stato giornalista musicale, sceneggiatore di fumetti e scrittore di fantasy, fiabe e fantascienza, venendo puntualmente premiato in ciascuna di queste categorie. Tra i suoi allori si annoverano due Premi Hugo, poi Nebula, il World Fantasy Award, il Mythopoetic Award e altri ancora, che lo consacrano come il “mostro” a cui è affidato il fantastico presente e quello del futuro prossimo in tutte le sue forme e accezioni.
Autori così geniali e completi sono rari, soprattutto in quest’età post-moderna in cui sono richiesti specialisti da relegare in un settore specifico, senza il beneficio dell’elasticità e del dinamismo (discorso valido nell’arte come in qualsiasi altro impiego).
Ma un talento come Gaiman riesce ancora a sgusciare dagli schemi, a non farsi imbrigliare nelle rigide classificazioni dei generi e dei filoni.

Neil Gaiman va tenuto d’occhio, così come va tenuto d’occhio Dave McKean: la coppia formata da questi due artisti ha tutti i numeri per segnare ancora profondamente il fantastico contemporaneo, attraverso graphic novel o attraverso film.
Nel secondo caso, a prescindere dai sentieri dove li condurrà la loro fantasia, c’è da augurarsi che di MirrorMask mantengano quantomeno il formato: se, soprattutto negli ultimi tempi, lo spettatore viene violentato con polpettoni di oltre tre ore di proiezione (o, peggio, saghe di polpettoni da tre ore abbondanti ciascuno), MirrorMask dura appena centouno minuti. Senza ombra di dubbio, un arco di tempo idoneo per raccontare una storia senza abusare della pazienza del pubblico, per renderla perfettamente digeribile.
Anche questo è indice di intelligenza, e su chi lavora con intelligenza vale la pena puntare davvero.



MirrorMask
non ha praticamente avuto distribuzione cinematografica in Italia, eccezion fatta per proiezioni in manifestazioni specializzate e nei circuiti d'essai.
Il DVD del film è però facilmente reperibile, sia per noleggio che per acquisto, essendo nel catalogo della Sony Pictures.
Nel 2006, inoltre, Mondadori ha pubblicato in italiano il racconto di Neil Gaiman legato al film ("Mirrormask - La mascheraspecchio", pag. 78).

 

 

 

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