TUTTO INIZIA DA O e altri racconti...: la parola agli autori

Intervista agli autori del XXII Trofeo RiLL e di SFIDA 2016 pubblicati nell’antologia TUTTO INIZIA DA O e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni
di Alberto Panicucci
[pubblicato su RiLL.it nel dicembre 2016]

L’antologia Mondi Incantati del 2016 è TUTTO INIZIA DA O e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni: una raccolta di quindici storie, dieci delle quali scelte da RiLL nei concorsi dell'annata, il XXII Trofeo RiLL e SFIDA 2016. Come tradizione, dedichiamo agli autori di questi racconti un’intervista collettiva, per approfondire e andare al di là del semplice titolo di ogni storia, sperando così di soddisfare e stimolare la curiosità di tutti i lettori.

Iniziamo parlando dei racconti classificatasi ai primi cinque posti nell'ambito del XXII Trofeo RiLL: i cinque racconti che svettano sugli altri 392 testi partecipanti all'edizione 2015-2016 del nostro concorso. Cinque storie scritte da cinque autori (e autrici) diversi, quattro dei quali premiamo e pubblichiamo per la prima volta su un'antologia Mondi Incantati.

Il racconto primo classificato è Tutto inizia da O, che dà il titolo all’intero volume e che è stato scritto dal vercellese Maurizio Ferrero: un autore di cui già avevamo molto apprezzato il racconto fantasy “La Cometa”, finalista al Trofeo RiLL nel 2015.

Tutto inizia da O è, come lo stesso titolo suggerisce, un racconto circolare, o forse più correttamente “a incastro”, visto che ciascuno dei capitoli di questa storia si inserisce in un altro.
La domanda sorge spontanea: l'autore ha pensato da subito a questa struttura? Ed è stato difficile realizzare questo meccanismo, Maurizio?

“La più vera e sincera risposta che posso dare è: no. L’intera storia è stata concepita in una giornata: ho pensato al meccanismo circolare al mattino e l’ho scritta al pomeriggio. Dopodiché è stato necessario fare solamente un po’ di ritocchi.
Inizialmente (intendo per i primi minuti) l’idea era molto più semplice e non presentava un meccanismo circolare, ma solo un colpo di scena alla fine: doveva essere la storia di un soldato che, per quanto continuasse a morire sul campo di battaglia, si rialzava ogni volta più forte di prima. Doveva esserci alla fine un colpo di scena che rivelava che il soldato altro non era che il protagonista di un videogioco arcade, il cui giocatore continuava a mettere gettoni pur di completarlo.
Mi sono accorto quasi subito che la storia, se così presentata, mancava di una finalità, e allora ho pensato: Perché deve finire qui? Qual è il livello superiore?
Così, ad ogni “salto” di storia che aggiungevo, ho iniziato a chiedermi: Cosa c’è sopra?
Arrivato a quello che ritenevo essere il livello più alto da raggiungere, l’ultima matrioska o lo strato più esterno della cipolla, ho notato che questo si riallacciava perfettamente con lo strato più interno, formando un piccolo paradosso temporale che però poteva facilmente essere giustificato dalla presenza di diverse dimensioni.
Non è stato un parto particolarmente difficile. Ho l’abitudine di farmi sempre la domanda e dopo cosa c’è?.... Lì è la chiave di tutto.”

In ognuno dei vari episodi di Tutto inizia da O fai riferimento a mondi diversi tra loro, ma che tu ben conosci: la fantascienza (tra l'altro: perché proprio quella un po' trash con gli alieni che sono dei "lumaconi"?), i giochi di ruolo e i videogiochi. Hai voluto giocare in casa?

“Credo che uno scrittore possa e debba esprimersi su tutto ciò che gli pare, ma che dia il suo massimo quando gioca in casa, quando si lancia a descrivere mondi che conosce come le sue tasche. Io, prima che uno scrittore, mi ritengo un giocatore di ruolo e un narratore: vivere mondi immaginari in compagnia di amici è una cosa che mi accompagna da almeno quindici anni.
Nel capitolo del racconto dedicato al gruppo di giocatori di ruolo non ho fatto altro che descrivere ciò che accade normalmente alla fine di una sessione di gioco. Per questo stesso motivo nel racconto gli alieni sono dei lumaconi: io sono un grande fan della cinematografia trash e di serie B anni ’80 e ’90... questa roba è il mio pane quotidiano. Inoltre, facendo io nel racconto anche riferimento ai videogiochi anni '80, non potevo certo dare agli alieni un’immagine “moderna”; ho preferito giocare sul classico cliché degli alieni schifosi e che potessero essere facilmente catalogati come nemici!
Al di là di questo... io adoro le lumache.
Per concludere la mia risposta: perché proprio questi tre elementi? Perché ci stavano. Non voglio cercare di dare risposte altisonanti, semplicemente ci stavano nell’economia del racconto ed è roba che conosco bene. Per quanto mi riguarda, la scrittura deve avere principalmente lo scopo di intrattenimento, sia per il lettore che per lo scrittore. E io mi sono divertito.”




Con il racconto secondo classificato si cambia completamente atmosfera (e genere), nella migliore tradizione delle antologie Mondi Incantati.
Gartu è un racconto che sembra pensato per mandare in sollucchero tutti gli amanti del fantasy non epico. È un dialogo fra due folletti, Gartu e Mastro Balitu, che discutono dei problemi dell'Ufficio Maledizioni Permanenti, di cui sono entrambi responsabili (seppure a diversi livelli gerarchici).
Ci sono molti elementi in questo racconto: riferimenti alla superstizione nel mondo reale, la descrizione del mondo magico, la satira della burocrazia, l'accettazione dei cambiamenti nel mondo (anche se è un mondo fantasy!), lo sguardo insieme tenero e ironico sui personaggi. Tutto questo (più la sorpresa finale) in sole quindicimila battute: Gartu è il più breve dei racconti che abbiamo premiato quest'anno.
A Davide Jaccod, giornalista de La Stampa e primo valdostano che abbiamo il piacere di premiare nella storia del Trofeo RiLL, non possiamo che chiedere come ha fatto a raggiungere un tale livello di sintesi...

“Il racconto si è costruito quasi da solo intorno a una piccola idea: quella di un luogo da cui partissero tutte le disgrazie mandate a punire chi infrange una superstizione. E allora mi sono immaginato degli esseri che, da secoli, si occupavano di far inciampare il cammino di chi rompe uno specchio, rovescia il sale, cammina sotto una scala.
Da lì, la storia si è sviluppata quasi naturalmente: è bastato immaginare un ufficio diventato con i secoli incredibilmente burocratico e fuori tempo, in cui la magia ancora esiste ma finisce per essere schiacciata dal quotidiano. E tutto era concentrato lì, in un piccolo spazio, dove ogni personaggio lascia immaginare tutto il mondo di desideri ed esperienze che porta con sé.
Mi affascina molto l’idea delle origini di quello che diamo per scontato: credo che ci siano tantissime storie che aspettano solo di essere raccontate, appena dietro all’angolo di ciò che vediamo ogni giorno. E anche con le superstizioni è così: tante sono intuitive, ma altre nascondono dei mondi di cui ormai abbiamo perso il significato, o quasi. E credo che ci sia un serbatoio inesauribile di idee, stratificate da millenni di racconti di cui magari ci rimane solo qualche frammento. Riunire quei frammenti è emozionante, riempiendo gli spazi vuoti con la nostra fantasia di oggi.”

Sul gradino più basso del podio troviamo per la terza volta negli ultimi quattro anni Luigi Rinaldi: l'autore romano detiene ormai un record, nel nostro albo d'oro.
Prova di Recupero è un racconto di fantascienza distopica. E Luigi Rinaldi riesce a evitare il rischio che la storia risulti scontata con una semplice scelta narrativa: quella di raccontare la storia in terza persona, ma sempre con gli occhi del ragazzino protagonista, Tony. Che sa di essere di troppo nella sua famiglia, che sa di non essere abbastanza intelligente (è quello il suo difetto che nasconde “come un mostro in cantina”), che sa di giocarsi tutto con la prova di recupero che dà il titolo al racconto... e che contemporaneamente guarda il mondo, il mondo distopico intorno a sé, riportandone le caratteristiche ai lettori, che ne comprendono, molto meglio di lui, il significato. Un racconto, insomma, dal forte carico emozionale...
Luigi ne parla così:

“Io stesso non so come nascono i miei racconti. A volte si tratta di un’idea, a volte di un’immagine. Ma non costruisco mai nulla scrivendo e riscrivendo. Cambio qualcosa, che poi si rivela anche essenziale per l’intreccio, ma il nucleo portante in linea di massima rimane inalterato.
Nel caso specifico avevo quest’idea che mi turbinava in mente da tempo e che volevo mettere su carta.
Avrei preferito ampliarla, chiarire alcuni aspetti dell’ambientazione ucronica (che poi ho preferito lasciare piuttosto vaga) oppure, addirittura, tentare di fare di questa stessa idea un romanzo o una novella. Ma mi sono scontrato con difficoltà insormontabili. Forse perché è difficile, se non impossibile, narrare la storia di chi non ha storia.
Di questo ragazzo, Tony, si sa poco, ma tutti riusciamo a intuire, quasi fin dalle prime battute, che ha un destino segnato e al quale sembra rassegnato. Eppure alla fine, grazie a Sara, anche lei una ragazzina chiamata alla prova di recupero, riesce a trovare un senso alla propria vita.
Ci si potrebbe alla fine anche chiedere: Tony è anche una metafora? E se sì, quale? Ma credo che competa al lettore rispondere a questa domanda."

Quarta classificata al XXII Trofeo RiLL è la fiorentina Francesca Cappelli, autrice de La Transazione del secolo.
È il racconto di un incontro di mondi, uno reale e ben noto a tutti e uno magico, evidente solo agli “iniziati”. L'inserimento dell'elemento magico nel contesto reale non è ovviamente un'idea nuova, ma quel che colpisce è la scelta di Firenze, e di Ponte Vecchio in particolare, come centro d'azione della storia, di questo incontro di mondi. Perché proprio Firenze, Francesca?

“Ponte Vecchio è uno degli angoli fiorentini universalmente considerati tra i più fascinosi e romantici. Ho pensato che fosse interessante il contrasto tra la sua fama e la vicenda che ho deciso di ambientarci, di tutt’altro tipo.
Più in generale, la scelta della città di Firenze è dovuta al fatto che vivo poco distante da lì, ci ho studiato e lavorato, la frequento spesso e la amo molto. La Transazione del secolo non è l’unica mia storia con questi protagonisti: li ho inventati tempo fa, desiderosa di “giocare” con dei personaggi che racchiudessero varie mie passioni, come il teatro e la sartoria (faccio parte di una compagnia teatrale e sono una cosplayer), e anche l’amore per la storia, in particolar modo quella medievale. Firenze, con la sua storia e la sua cultura, mi è sembrata il luogo perfetto per le vicende dei miei protagonisti.”

Al quinto posto troviamo Francesco Nucera, di Pavia. Il suo La Commedia dell'Arte ha per protagonisti Arlecchino e Pulcinella, in azione ai nostri giorni, a Milano. E già questa è una scelta originale: personalmente non ho memoria di racconti letti per il Trofeo RiLL con questi due personaggi. Il che da un certo punto di vista è paradossale, visto che sono due maschere profondamente italiane, che tutti conoscono (o forse: pensano di conoscere).
Francesco, da dove viene lo spunto per La Commedia dell'Arte?

“Tutto è nato dalla voglia di scrivere un racconto carnevalesco. Arlecchino e Pulcinella rappresentano il mio carnevale, quello in cui alle elementari andavo vestito da Pierrot. Però le due maschere avevano bisogno di una svecchiata e ho provato a dargliela.
Arlecchino e Pulcinella sono venuti da soli, loro rappresentano la memoria de La commedia dell'Arte. Se avessi scritto di Gianduja o Beltrame avrei dovuto passare più tempo a spiegare chi fossero e lo spazio a mia disposizione non me lo permetteva. Già è stato un azzardo inserire Zanni.
Anche Milano è stata una scelta obbligata. Prima di tutto perché è la mia città e poi perché avevo bisogno di un posto in cui poter far muovere Arlecchino senza bisogno di travestimenti. In questo, Milano è eccezionale: la gente sa che scarpe indossi, ma se stai piangendo non se ne accorge nemmeno!”

Oltre al XXII Trofeo RiLL, nel 2016 RiLL ha bandito anche SFIDA: il concorso gratuito che riserviamo agli autori giunti almeno una volta in finale al Trofeo RiLL, e che mette in palio la pubblicazione su Mondi Incantati.
Ed è stata un'edizione speciale. Quest'anno ricorreva infatti il cinquantennale del festival di Lucca, che da sempre ospita e supporta il Trofeo RiLL. La prima edizione della manifestazione, allora “solo” dedicata ai Fumetti, si svolse proprio nel 1966... e quindi il 2016 è stato l'anno delle nozze d'oro fra Lucca e il mondo dei Comics. Vista la ricorrenza e il tema scelto per il festival del cinquantennale (GOLD), abbiamo voluto unirci ai festeggiamenti, scegliendo RE MIDA come tema per SFIDA 2016.
In breve: abbiamo chiesto agli autori di scrivere un racconto fantastico in cui ci fosse qualcuno (o qualcosa) che trasformava in oro quel che toccava...

Ogni autore poteva sviluppare a piacere il proprio racconto, sia a livello di genere sia a livello di trama: per questo abbiamo potuto selezionare un gruppo di cinque racconti fra loro molto diversi (oltre che belli!).
Fra i 15 testi partecipanti, letti e valutati in forma anonima (da Alessandro Corradi, Valerio Di Marco, Daniele Pagliuca e il sottoscritto), sono stati scelti per la pubblicazione i racconti di Massimiliano Malerba, Michele Piccolino, Rosalba Risaliti, Alberto Tarroni, Alain Voudì, tutti vincitori ex aequo di SFIDA 2016.
Una curiosità: tutti e cinque questi racconti sono ambientati in Italia, seppure in epoche diverse.

Tocco magico, il racconto di Alain Voudì, però, ha ricevuto il premio speciale Lucca Comics & Games: un award che la direzione del festival assegna ogni anno a quello che ritiene il migliore dei testi vincitori di SFIDA.

Tocco magico è un racconto un giallo fantasy ambientato ad Alghero.
Questa breve descrizione già ne individua le peculiarità: è una storia che mette insieme giallo e fantasy (due capisaldi della letteratura di genere) e che si svolge in una piccola città (peraltro molto bella), dove uno magari si aspetterebbe un racconto legato al mare (o alle vacanze!) villeggiatura. Perché questo mix, Alain?

“Ohibò: e perché no? Non è che in un mondo in cui esiste la magia (e la Sardegna è ricchissima di tradizioni sovrannaturali) non possano esserci anche delitti, come in qualsiasi altro mondo che si rispetti. E, se ci sono delitti, occorrerà ben qualcuno che si preoccupi di proteggere gli innocenti, giusto?
Ecco quindi che la Polizia della mia Alghero alternativa, oltre alla Scientifica, ha anche una squadra Magica: se i cattivi possono usare la magia per i loro illeciti fini, perché i buoni non dovrebbero usarla per fermarli (o per lo meno per provarci)?
Che poi nel mio racconto i cattivi non siano sempre così cattivi come si dipingono, o che i buoni si corrodano in preda a crisi esistenziali... be', per questo non occorrono mondi magici: temo che basti guardarsi attorno. Come diceva uno dei miei personaggi in Trainville (la serie di racconti steampunk-western di Alain, edita da Delos Digital e, su carta, da Delos Books, NdP), la vera differenza tra buoni e cattivi è che questi ultimi non si mettono mai in discussione. In Tocco magico, l'unico a non mettersi in discussione è il morto. Vedi tu.”

Inoltre, nel racconto di Alain il tocco (cioè l'elemento che subito si collega a Re Mida) è raddoppiato: ce l'hanno sia il morto (che trasforma in oro quello che tocca, infatti è un imprenditore con molto soldi e si chiama Midas) sia l'investigatore (che però ha una sorta di tocco rovesciato, nel senso che il suo tocco magico è imperfetto). Una bella pensata, che distingue Tocco Magico dalle altre storie premiate...

“Appena letto il tema di SFIDA, la prima cosa che ho desiderato era vedere Re Mida impiccato con una corda d'oro. Dall'idea dell'impiccato all'idea di una colpa il passo è breve; dalla colpa al colpevole, e da qui al poliziotto, era automatico. Per chiudere il cerchio, l'idea di rendere il poliziotto una sorta di contrappunto del criminale è un classico: ed ecco quindi che anche il Commissario ha una sua versione, "zoppicante", del Dono.
In entrambi i casi, una cosa è certa: a grandi poteri corrispondono grandi seccature.
Dammi retta: potendo far cambio, resta come sei. L'erba del vicino è sempre meno verde di quanto sembri.”

Passando agli altri vincitori di SFIDA 2016 troviamo, in rigoroso ordine alfabetico, Massimiliano Malerba: un autore che i lettori delle antologie RiLLiche ben conoscono, dato che è uno dei più premiati dei nostri concorsi e che nel 2013 RiLL ha dedicato alle sue storie l'antologia personale L'ostinato silenzio delle stelle.
Dal XXII Trofeo RiLL Massimiliano (come tutti gli altri autori di cui RiLL pubblica una personale nella collana Memorie dal Futuro) non può più partecipare al Trofeo RiLL, essendo il nostro obiettivo quello di scoprire sempre nuovi autori, da premiare e pubblicare. Massimiliano può però partecipare a SFIDA. E per fortuna: il suo racconto RE Mida mischia la fantascienza più visionaria con l'ironia legata alla vita quotidiana, sino alla surreale e inattesa conclusione.
Il punto di partenza è qualcosa che chi vive a Roma conosce benissimo: il traffico atroce, senza fine e paralizzante. Re Mida, stavolta, è un agente immobiliare (della Mida Real Estate!) e al centro della storia ci sono le vicissitudini della famigliola che si rivolge a lui per risolvere i propri problemi, acquistando una “casa mobile”...

“Lo spunto per il racconto viene da una realtà che conosco molto bene: il nuovo pendolarismo, il leviatano che ci aspetta tutte le mattine per andare a lavorare. Spostarsi a Roma, nelle ore di punta, è un fenomeno che, per numero di uomini e mezzi coinvolti, è ben superiore allo sbarco in Normandia del '44, solo che avviene nel giro di tre ore e fortunatamente con meno spargimento di sangue.
Come spesso accade, per passare dalla realtà alla fantascienza occorre non già inventare, ma solo deformare, ingigantendoli, gli accadimenti che viviamo tutti i giorni. Mi sono chiesto, chiuso nella mia scatola di latta tra mille auto, cosa sarebbe accaduto se a muoversi, anziché le auto stesse, fossero invece le abitazioni: perché non arrivare direttamente al lavoro con tutta la casa? Pensiero assurdo, grottesco, ma in qualche modo non scevro di una certa soddisfazione intellettuale. Quel che accadrebbe poi, con ogni probabilità (specialmente, viene da dire, in Italia) è ben rappresentato dal finale del racconto.
In generale, sto seguendo una mia (piacevole) deriva che mi porta a mescolare, non sapientemente e scientemente, ma con curiosità alchemica, gli spunti moraviani (si riferisce ai "Racconti romani", NdP) con la letteratura di genere fantastico, per approdare a una non ben definita fantascienza de noantri, territorio secondo me tutto da esplorare. Roma è, di suo, fantascientifica, va solo trascritta, passandola sotto la lente difformante del Possibile, sullo scenario del neo-fantarealismo.”

Con Il Nero, di Rosalba Risaliti, facciamo invece un gran balzo nel passato, all'epoca delle botteghe degli artigiani-artisti medievali, dove si lavorava su commissione per realizzare le opere d'arte che oggi ammiriamo, come quelle di Giotto. Re Mida, stavolta, è un giovane dalle mani lunghe e affusolate, capace di lavorare l'oro zecchino in un modo unico.
Il Nero è un racconto con un'ambientazione poco frequentata dai nostri partecipanti, con un protagonista inatteso. Una storia magico-fantastica di poche pagine, dove anche la fantasia nelle dicerie segna il destino delle persone...
Spiega meglio l'autrice:

“La storia me l’ha suggerita Giorgio Gaber, mi sono ricordata del  suo monologo Giotto da Bondone: un pezzo indimenticabile in cui parlava del tormento del pittore, insoddisfatto dei suoi cieli tutti d'oro. Il monologo termina quando Giotto capisce che non c'è niente da capire e scopre che... Maremma maiala il cielo è azzurro!
Nel mio racconto Giotto rimane sullo sfondo, il vero protagonista è il Nero, un giovane sgraziato con un dono speciale e magico nelle mani e nella saliva.
Non mi è stato difficile scrivere questa storia, le botteghe dei pittori fiorentini mi hanno sempre attratto e con il Nero sono andata subito d'accordo. Il Nero non parla mai, sono gli altri a parlare di lui, guardano con sospetto il suo corpo impacciato, scrutano le sue mani magiche, lo ammirano e lo invidiano per un dono che non riescono a capire.
Ho sempre immaginato che le botteghe degli artisti medievali fossero frequentate da giovani strambi e pieni di talento; qualcuno avrà messo le mani sui capolavori arrivati fino a noi, ma di loro, come del Nero, non c’è testimonianza.”

Con L'Oro della città, di Alberto Tarroni, torniamo ai giorni nostri.
Al centro di questa storia un Re Mida moderno, metropolitano. Il suo tocco è la sua maledizione. Ecco quindi un Re Mida barbone, che si muove ai margini di una città italiana (nella testa di Alberto è Napoli, ma nel racconto questo non viene detto esplicitamente, si sa solo che è una città sul mare, con un porto). Alla fine, comunque, il nostro protagonista solitario ed emarginato darà un senso alla propria vita e al proprio dono...
Una storia, quindi, di dannazione e catarsi, con echi della realtà attuale del nostro paese.
Alberto Tarroni la presenta così:

“È un fatto: i percorsi di dannazione hanno un fascino maggiore. Troppo facile lasciare che l’oro rifletta la luce, fulcro del valore intrinseco che siamo usi attribuirgli. Ho voluto, questa volta, farne un ricettacolo di ombre. L’ombra dell’avidità, della gelosia, del razzismo. Solo alla fine c’è un lampo di chiaro fulgore, che ci ricorda come un’anima possa splendere molto più del (presunto) nobile metallo. Del resto anche nel mito, ricordiamolo, Re Mida era costretto ad imparare dalla sua avventata brama di ricchezza.
Come ho detto a Lucca, alla cerimonia di premiazione: ho costruito un personaggio sullo schema A grandi poteri, grandi responsabilità, tanto caro alla Casa delle Idee (come non citarla in quella sede!). Un cammino Per Aspera ad Astra sullo sfondo di una metropoli contraddittoria quanto l’animo umano, dove un errore può spalancare il baratro che alberga dentro ognuno di noi.
Non è, per me, così importante capire come, improvvisamente, il novello Mida sia stato catapultato in questa nuova condizione. Rilevante è piuttosto il suo redimersi, perché esiste sempre la luce in fondo al tunnel, per chi sa vederla…”

Infine, giungiamo a Il tocco di Roscia, di Michele Piccolino, che chiude in bellezza l’antologia.
Il tocco, in questo caso, è strettamente legato al gusto: è la capacità del critico eno-gastronomico Massimo Roscia (il protagonista) di intuire le potenzialità di un piatto, un vino, e costruirci una carriera e una fortuna. Ed è senza dubbio un'interpretazione molto originale del tema di SFIDA 2016.
Ma, contemporaneamente, Il tocco di Roscia è un racconto dal taglio molto classico: è per buona parte un monologo/ flashback in cui il protagonista svela ai lettori un segreto che lo riguarda, è ricco di riferimenti alla cultura classica (es.: l'ambrosia nettare degli Dèi, il concetto di ubris), è ambientato in buona parte in una Roma antica, oscura e segreta.... e potrei continuare, Michele!

“L'idea di base del racconto non è mia, ma di Maurizio de Giovanni. D'estate organizzo ad Ausonia, il mio paese, vicino Gaeta, delle presentazioni di libri (per inciso: Massimo Mongai ha fatto la sua ultima presentazione proprio ad Ausonia, lo scorso luglio, sigh!). Maurizio è uno dei nostri ospiti più affezionati.
Durante la cena dopo la presentazione, la scorsa estate, Maurizio mi ha parlato di un racconto, Il migliore di tutti , che stava scrivendo per la sua antologia Le solitudini dell'anima. L'idea mi piacque molto e gli chiesi il permesso di poterla sfruttare per declinarla in salsa fantascientifica.
Lo spunto del mio racconto e di quello di Maurizio è lo stesso, ma per il resto le storie sono molte diverse: tanto per dire, la sua è narrazione in prima persona, una specie di monologo, il narratore non ha un nome; io ho scelto di omaggiare due amici, il collega avvocato Emiliano Venturi, che diventa il narratore, e soprattutto Massimo Roscia, il famoso critico eno-gastronomico e scrittore, pure lui un aficionado delle presentazioni di Ausonia. Inoltre, mentre il racconto di Maurizio è ovviamente ambientato a Napoli, io ho trasposto la vicenda a Roma, che conosco meglio, nei luoghi e nello spirito.
Per il resto, concordo con te: ho volutamente scelto di dare alla storia un taglio molto classico, lo spunto iniziale lo consentiva.
A Maurizio De Giovanni è piaciuto molto come ho utilizzato la sua idea: i lettori possono divertirsi a leggerli entrambi e fare il confronto. Naturalmente, quello di Maurizio è molto meglio del mio.”


Concludiamo con la risposta di Michele Piccolino l’intervista collettiva agli autori selezionati da RiLL per l’antologia TUTTO INIZIA DA O e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni (collana Mondi Incantati, ed. Wild Boar, 2016).
Speriamo che le loro parole vi abbiano incuriosito, e fatto venir voglia di leggere il libro. Dopodiché, comunque e come sempre… la parola ai lettori!

È possibile acquistare l'antologia direttamente da RiLL, al prezzo speciale di 8 euro (spese postali incluse), oltre che su Amazon e sul Delos Store.


Note:
La foto di Maurizio Ferrero è di Jennifer Atzori.
La foto di Davide Jaccod è di Monica Chasseur.
La foto di Luigi Rinaldi è di Anna Benedetto.
La foto di Massimiliano Malerba è di Eva Vergara.
Le foto di Michele Piccolino e Alain Voudì sono di Massimiliano Malerba.
Le foto di Francesca Cappelli, Rosalba Risaliti e Alberto Tarroni sono state gentilmente fornite da loro.

Nella foto di gruppo al termine della premiazione del XXII Trofeo RiLL (Lucca Comics & Games, 31 ottobre 2016), da sinistra, in piedi: Masimiliano Malerba, Francesco Nucera, Francesca Cappelli, Alberto Tarroni, Davide Jaccod, Maurizio Ferrero, Luigi Rinaldi, Alain Voudì. Seduti: Alberto Panicucci e Piermaria Maraziti.
(foto di Giulia Piazza)

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