Quella volta che intervistai Neil Gaiman...

Un incontro con l'autore di Sandman
di Francesco Ruffino
[pubblicato su RiLL11, marzo 1997]

E’ proprio come te lo immagini: alto, magro, vestito di nero.
Neil Gaiman, uno dei più grandi sceneggiatori di fumetti (e non solo) assomiglia molto al suo personaggio più famoso: Sandman. Soltanto il sorriso, sempre presente sul volto dell’autore, anche dopo ore di autografi e di interviste, tradisce la disponibilità e la gentilezza nascoste dietro un’aria "da duro".

E’ semmai la Magic Press, l’editore italiano che traduce questo fumetto, a tenerselo ben stretto durante un Lucca Comics quanto mai affollato: "Non possiamo mica ‘darlo’ a tutti" ci dicono per negarci l’intervista. Ma alla fine anche loro non sono così "duri" come sembrano (e poi RiLL non è "tutti"!). Infatti, dopo qualche insistenza, Pasquale Ruggiero, redattore della Magic Press (che qui ringrazio) ci dice che "forse... dopo... se non è troppo stanco....".

E così la sera stessa, io ed il prode Edoardo ci rechiamo al Teatro del Giglio dove Neil verrà premiato con lo Yellow Kid.
Il resto del racconto è ancora più rocambolesco, ma tralasciamo i dettagli, vi basti sapere che questa intervista è stata fatta dal sottoscritto in inglese davanti alle telecamere di Telemondo (giuro!).

Lo dico anche per giustificarmi: non ho avuto la possibilità di fare tutte le domande che avevo in mente, quelle che sarebbero state più interessanti per i lettori di RiLL, inoltre il tempo a mia disposizione era veramente limitato... insomma, è andata così.
Resta però la soddisfazione, per una volta, di essersi comportati come dei veri "cronisti d’assalto" (per voi, cari lettori, questo ed altro...).


Sei stato recentemente premiato col World Fantasy Award. E' un riconoscimento importante, fino ad ora riservato a poeti e romanzieri. La giuria ha con questo voluto elevare i tuoi fumetti al rango di opera letteraria. Del resto, come ha scritto anche Peter Straub nella postfazione di uno dei tuoi albi, "...se questa non è letteratura, niente lo è". Oggi hai ricevuto lo Yellow Kid, cosa rappresenta tutto questo per te?

Ovviamente sono molto contento e soddisfatto, ma, vedi, questo comporta anche delle grosse responsabilità. D’ora in avanti sarà più difficile sedersi davanti al foglio bianco!

Come si diventa Neil Gaiman?

(ride) L’importante è scrivere il più possibile, avere la voglia di raccontare storie. Tu mi conosci come sceneggiatore di fumetti, ma io scrivo anche romanzi e racconti. Se si ha la vena del narratore, bisogna sfruttarla in ogni forma possibile, finché non si trova quella più congeniale. Credo che la cosa più difficile sia non stancarsi mai, provare e riprovare anche se i primi risultati sono deludenti.

Qual è il tuo rapporto con i giochi di ruolo? innanzitutto: li conosci?

Li conosco bene! Ho giocato a lungo a Dungeons & Dragons, divertendomi molto. Il gioco di ruolo soddisfa la mia voglia di scrivere e di raccontare storie. Ho anche combattuto una piccola "crociata" per i giochi di ruolo...

Ti prego, racconta!

Un giorno, quando facevo il giornalista, il caporedattore venne da me e mi chiese di scrivere qualcosa su: "...sai, quei giochi che fanno diventare matti...". Alla fine capii che si riferiva ai giochi di ruolo e mi licenziai immediatamente! (ridiamo)

Giochi ancora? e a cosa?

Sì, ma mi piacerebbe farlo più spesso, purtroppo non trovo mai il tempo. Non c’è un gioco in particolare, cerco di coinvolgere i miei amici in esperienze narrative sempre più interessanti.
Ecco, per me il gioco è questo: un modo diverso di raccontare storie.


Grazie e... sogni d’oro!


P.S.: "Bisognerebbe anche spiegare bene che cos’è Sandman, mi ha detto Alberto quando gli ho preannunciato questo mio articolo...

....Sandman, dunque.
Non racconterò neanche un pezzettino della trama che lentamente si avviluppa lungo i 69 numeri che costituiscono l’intera storia. Del resto non saprei da che punto cominciare.
Né parlerò dei personaggi, degli Endless, entità immortali che controllano la vita degli umani. Sarebbe inutile.

Cosa posso allora dire a te, che non conosci Sandman, per farti capire di cosa sto parlando?
Sappi che questo fumetto non ha niente da spartire con quelli che hai letto fino adesso. Niente superpoteri, niente nemici da sconfiggere, niente X-Men o Uomo Ragno. Tutta la storia è molto più complessa, ed in un certo senso più "adulta".
Vedi, qui non c’entra niente la lotta tra il bene ed il male, qui si parla di Vita e di Dolore e di Morte e di come tutte queste cose siano assolutamente quotidiane per noi.

Non fraintendere, l’intento di Neil Gaiman non è didascalico, nessuna moraletta finale. Il tutto è molto più simile ad una tragedia shakespeariana che ad un fumetto, ad un "classico" fumetto.
Il modo migliore per spiegarsi è forse trascrivere quello che l’autore stesso ha detto per introdurre uno degli albi:

"Salve.
Cosa dovete sapere prima che cominciate a leggere: ci sono sette esseri che non sono dèi, che esistevano prima che l’umanità sognasse gli dèi e che esisteranno dopo che l’ultimo dio sarà morto. Sono chiamati gli Eterni.
Sono l’incarnazione (in ordine di età) del Destino, Morte, Sogno, Distruzione, Desiderio, Disperazione e Delirio.
Approssimativamente trecento anni fa, Distruzione ha abbandonato il suo regno.
Questo è quello che vi serve sapere."

... e chi sono io per aggiungere altro?

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