Vincere le paure e allargare gli spazi di libertà

L’introduzione al saggio Quando c’era il Futuro (ed. Franco Angeli, 2013)
di Daniele Barbieri e Raffaele Mantegazza
[pubblicato su RiLL.it nel maggio 2014]

Il saggio di Barbieri & Mantegazza cerca di individuare i contatti fra la Fantascienza (genere letterario che immagina il futuro attraverso la narrazione) e la Pedagogia (che immagina il futuro educando i più giovani). Con piacere pubblichiamo l'introduzione al volume, firmata dai due autori.

Il motore del Duemila sarà bello e lucente
sarà veloce e silenzioso, sarà un motore delicato
avrà lo scarico calibrato e un odore che non inquina
lo potrà respirare un bambino o una bambina.
Ma seguendo le nostre cognizioni
nessuno ancora sa dire come sarà,
cosa farà nella realtà
il ragazzo del 2000,
questo perché nessuno lo sa.
Lucio Dalla, "
Il motore del Duemila"

 

Educare un ragazzo o una ragazza significa giocare con il futuro; un gioco terribilmente serio ma anche entusiasmante e dolce, un gioco che garantisce la continuazione della specie e il suo rinnovarsi secolo dopo secolo, millennio dopo millennio. Educare una ragazza o un ragazzo significa sfidare l’entropia - ricordate? Nell’universo alla lunga tutto va dall’ordine verso il disordine - cercare di non darla vinta al progressivo raffreddamento dell’Universo, alla vittoria del Caos.

Per questo motivo l’educazione è così vicina all’utopia e a tutte le forme di immaginazione che gli esseri umani hanno cercato di utilizzare per pensare il futuro; osservare un fanciullo o una fanciulla e sognare per lui/ lei un qualche futuro significa operare la stessa impossibile ma necessaria proiezione in avanti che è tipica di chi immagina il futuro scrivendo un romanzo. E ci sembra che da Tommaso Moro in poi la letteratura d’anticipazione sia per questo motivo straordinariamente educativa; la fantascienza immagina mondi, scenari futuri, gioca con il tempo esattamente come un padre, un maestro, un’educatrice quando propone una attività a un giovanissimo e inizia a sognare con lui/ lei un possibile domani.

Non possiamo sapere, “seguendo le nostre cognizioni”, come sarà il ragazzo del Tremila (visto che anche la citata canzone di Dalla e di Roversi è stata superata dallo scorrere del tempo ma nel frattempo purtroppo i motori non sono “delicati” e inquinano ancora); però possiamo immaginarlo “seguendo la nostra fantasia” e quella degli autori e delle autrici della grande fantascienza le cui opere analizziamo in questo testo.
Convinti che la pedagogia non si trovi solamente nei testi di didattica ma sia una specie di percezione diffusa, che esista cioè una “pedagogia dei non pedagogisti” che attraversa le opere d’arte e i prodotti culturali più disparati, ci siamo messi a cercare tracce educative nella letteratura di fantascienza.

Affronteremo le tematiche dal punto di vista della loro rilevanza letteraria e utopica e, in seconda battuta, da quello delle suggestioni pedagogiche che esse richiamano. Anche educare una ragazza o un ragazzo significa non arrendersi al presente, soprattutto quando è negativo. Le autrici e gli autori di fantascienza ci hanno mostrato che questa resistenza è possibile. Pier Paolo Pasolini, un grande scrittore e visionario italiano, aveva commentato con queste parole un’impresa degli astronauti: “sembra non esservi soluzione da questa impasse, in cui si agita il mondo della pace e del benessere. Forse solo una svolta improvvisa, inimmaginabile, una soluzione che nessun profeta può intuire, una di quelle sorprese che ha la vita quando vuole continuare. Forse il sorriso degli astronauti: quello, forse, è il sorriso della vera speranza, della vera pace. Interrotte, o chiuse, o sanguinanti le vie della terra, ecco che si apre, timidamente, la via del cosmo”.

La migliore fantascienza ci aiuta a cogliere questo sorriso e questo sguardo, a tenere testardamente aperta questa via.
Quello che possiamo sperare è che, grazie a un sorriso simile, ragazze e ragazzi del Tremila abbiano ancora voglia di aprire un libro, immaginare il futuro e mettersi a sognare.

Anche nei momenti di maggior pessimismo sarà bene ricordarsi che i futuri possibili sono molti e che, almeno in parte, dipendono da noi. Eraclito lo spiegava così: “Chi non spera quello che non sembra sperabile non potrà scoprirne la realtà, poiché l’avrà fatto diventare, con il suo non sperarlo, qualcosa che non può essere trovato e a cui non porta nessuna strada”. Tempo dopo Albert Einstein aggiunse: “Tutti sanno che quella cosa è impossibile, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa”.

Dopo le speranze e gli incubi che hanno invaso il ’900, oggi il presente sembra occupare tutto. L’unico domani concesso è la continuazione dell’oggi con altri mezzi: lo si sente ripetere - con insensatezza logica oltre che sintattica - da molti leader, esperti, opinionisti e “bla-bla”.
Per questo la science-fiction è interessante anche come pedagogia, perché ci costringe a pensare ad altre possibilità. Vincendo le paure e allargando gli spazi di libertà.

Daniele Barbieri ha lavorato a lungo nei quotidiani Il manifesto e L’unione sarda, e per molte riviste. È anche formatore nonché autore di spettacoli teatrali. Negli anni ’80 ha pubblicato, con Riccardo Mancini, due testi per usare la fantascienza nelle scuole medie e nel 2006 "Di futuri ce n’è tanti ovvero 8 sentieri di fantascienza: istruzioni per uscire da un presente senza sogni" (ed. Avverbi).

Raffaele Mantegazza insegna Pedagogia interculturale presso il Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione dell’Università di Milano-Bicocca, svolgendo ricerche sul dialogo interreligioso. Si occupa di formazione degli insegnanti e dei professionisti della formazione. Ha pubblicato testi sulla mistica ebraica e cristiana, sulla Resistenza e la Shoah, sulle tracce educative nella Divina Commedia, sulla pedagogia della morte e del sacro.


Quando c'era il Futuro - Tracce pedagogiche nella fantascienza

di Daniele Barbieri e Raffaele Mantegazza
ed. Franco Angeli, 2013
128 pagine, euro 16.50

La presentazione romana del volume è in programma venerdì 9 maggio, dalle 18.30, presso la Libreria Nero su Bianco (via degli Spagnoli 25, a due passi da Piazza Navona), a cura di RiLL.

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