Teoria del Grande Gioco

Intervista allo scrittore Eugenio Ragone, sul suo romanzo di fantascienza "Teoria del Grande Gioco" (ed. Edicolors Publishing)
di Nicla Iacovino
[pubblicato sulla rivista Tangram nel febbraio 2004; su RiLL.it da aprile 2004]

Albedo è un pianeta. Ospita la specie intelligente umanoide più simile a quella terrestre fra quelle conosciute dai ricercatori. Gli Albedoriani praticano un gioco comune che assorbe tutta la loro attività pubblica e privata e riveste un’importanza straordinaria. Si tratta del Grande Gioco, di cui l’autore del libro, che appartiene a un pianeta e a una cultura diversa, tenta di decifrare le regole oscure, recandosi in incognito su Albedo.
Le scoperte del ricercatore sono annotate in un diario che si interrompe bruscamente nel momento in cui pare essersi avvicinato al segreto del Grande Gioco…

Sì, il ricercatore (che è poi Ragone stesso, NdP) intende scoprire in che consiste il Grande Gioco, che apparentemente sembra un rituale. Non si riesce a capire quanti sono i giocatori ammessi, se ci sono poste, quanti i segnalini e come vengono spostati. Le regole vengono cambiate in corso d’opera ed è ciò che rende più misterioso e sfuggente il gioco.

L’interazione tra gioco e vita reale è un’ipotesi incalzante che troverà conferma…

In effetti il Grande Gioco potrebbe essere un compenso per gli scompensi di status, la posta in gioco è comunque qualcosa che investe il destino delle persone, sono tante le ipotesi che emergono dal giallo, lascio al lettore l’interpretazione.

A me è piaciuto cogliere come l’universo dei giochi sia l’altra riva della realtà esistente, o lo specchio deformante della reale esistenza, che ci rimanda un’immagine riconoscibile della nostra vita. Attraversare questo specchio, come fa Alice, non solo ci attira ma è inevitabile.
Ho voluto mettere in evidenza l’ineluttabilità del gioco: gli Albedoriani devono giocare. Non possono farne a meno, come noi non possiamo non giocare la partita della nostra vita.

Esiste una forte interazione anche tra Gioco e Fantascienza…

Vedo che chi è appassionato di giochi è anche generalmente appassionato di fantascienza e cinematografia fantastica. Perché questa parentela? Perché l’immaginazione è libera, sganciata dalla realtà come lo è il gioco, che è una zona franca, un territorio libero, l’isola che non c’è.

Anche scrivere questo libro è stato un gioco, come immaginare il giallo di un investigatore che ci lascia solo frammenti di appunti e non ritornerà più sulla Terra. Forse la chiave della sparizione si cela fra le pagine dei suoi appunti, forse questa chiave pone a rischio anche chi volesse proseguirne la ricerca….

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