- Home
- Chi siamo
- Trofeo RiLL
- Mondi Incantati
- Memorie dal Futuro
- Aspettando Mondi Incantati
- Articoli
- Catalogo
- Altre attività
Intervista a Bruce Sterling, scrittore fondatore del Cyberpunk
di Andrea Viscusi
[pubblicato su RiLL.it nel dicembre 2019]
Bruce Sterling, celebre scrittore di fantascienza, “padre” del cyberpunk e molto altro ancora, ha partecipato a numerosi incontri ed eventi durante Lucca Comics & Games 2019, di cui era uno degli ospiti d’onore. Su RiLL.it, oltre a questa intervista rilasciata ad Andrea Viscusi (pluri-premiato autore RiLLico, cui RiLL ha dedicato l'antologia “L'esatta percezione”), è on line anche un report della tavola rotonda sul rapporto fra intelligenza artificiale, arte e creatività, sempre svoltasi a Lucca Comics & Games e che Sterling ha animato da par suo…
Quello di Bruce Sterling è un nome che ha fatto la storia della fantascienza. Considerato uno dei fondatori del cyberpunk insieme a William Gibson, Rudy Rucker, John Shirley e uno sparuto gruppetto di altri punk, Sterling è sulla scena da più di quarant’anni. Dopo aver rivoluzionato la letteratura con il suo movimento d’avanguardia, si è dedicato a giornalismo, futurologia e design. Quest’anno Bruce Sterling era tra gli ospiti d’onore di Lucca Comics & Games ed è stato presente a diversi incontri, panel e workshop.
La sua prima apparizione davanti al pubblico di Lucca Comics & Games è durante un Press Café, un incontro riservato alla stampa, in cui si presenta e propone una visione d’insieme della narrativa d’anticipazione e di come sia cambiata nel corso degli anni. Nello spazio dedicato alle domande dei giornalisti, si prende il tempo per approfondire e divagare rispetto agli argomenti che gli vengono proposti, e dimostra la sua conoscenza della letteratura italiana, sfoggiando pure qualche frase tipica da abitante di Torino, come “Che ha fatto la Juve?”. Anche la sua conoscenza delle nuove pubblicazioni di fantascienza uscite in Italia rivaleggia con quella del curatore medio della rubrica cultura di un quotidiano a tiratura nazionale.
Ci si potrebbe aspettare che un autore cyberpunk della prima scuola sia un individuo riservato, tenebroso e un filo inquietante, ma dal vivo Sterling al contrario si dimostra espansivo, spiritoso, autoironico. Anche al workshop dedicato alla letteratura cyberpunk (svoltosi nell'ambito del programma di Lucca Educational, la sezione del festival dedicata a incontri più raccolti e specialistici con gli ospiti della manifestazione, NdP), Bruce non si limita a parlare del movimento letterario e di come sia nato e cresciuto, ma fornisce anche una serie di consigli pratici per chi vuole cimentarsi con il mestiere di scrittore. Certo non tutti i suoi suggerimenti sono applicabili al mercato italiano, ben più limitato di quello americano, ma l’entusiasmo e la buona fede sono sicuramente apprezzabili.
Dopo il workshop incontro Bruce Sterling su una terrazza che dà su una delle vie di Lucca, quando ancora il flusso di visitatori non ha intasato tutte le strade della città. Abbiamo solo dieci minuti per la chiacchierata, e per potergli porre tutte le domande previste sono costretto a interrompere un paio di volte il filo dei suoi ragionamenti.
Qui a Lucca hai tenuto un workshop e alcuni panel sul cyberpunk. A distanza di quarant’anni dalla nascita del movimento, molti dei suoi temi cardine si sono effettivamente realizzati: dall’onnipresenza dei computer alle guerre informatiche, dalle mega-corporazioni internazionali sempre più potenti alla sorveglianza sugli individui. Ai tempi in cui è nato il movimento, tu e gli altri scrittori avevate davvero intuito quale direzione avrebbe preso il mondo, oppure la storia vi ha dato ragione contro le vostre stesse previsioni?
In realtà all’epoca avevamo immaginato molti scenari differenti. La gente oggi guarda con indulgenza al cyberpunk perché rispetto ad altri tipi di fantascienza che venivano scritti il cyberpunk appariva più prossimo. Io stesso ho scritto storie ambientate nel 2050 o anche nel 2090. Ma se guardiamo anche ai romanzi che vengono pubblicati oggi ce ne sono pochi che sono ambientati nel ventiduesimo secolo, abbiamo una sorta di gap: mentre nel ventesimo secolo c’erano molti autori a scrivere del ventunesimo secolo, che ormai era vicino, adesso che siamo agli inizi del ventunesimo è difficile immaginare il ventiduesimo. Noi autori cyberpunk avevamo rapporti stretti con i futuristi, persone che per mestiere analizzavano e interpretavano le tendenze future, ma anche in questo caso le previsioni che riuscivamo a ricavare invecchiavano in fretta, e ci siamo ritrovati a predire il passato.
Sei uno scrittore professionista da quarant’anni, e possiamo immaginare che in questo lunghissimo periodo il tuo approccio alla scrittura sia cambiato. In particolare come autore di fantascienza, hai dovuto continuare ad alimentare la tua creatività, come ci sei riuscito?
Spostandomi. Negli anni mi sono trasferito in posti diversi e anche oggi vivo in tre città, tra Austin, Belgrado e Torino. Mi sento rinnovato quando non so cosa troverò fuori dalla porta, questo mi aiuta a rinfrescare la mente e le idee.
Hai menzionato Torino, in cui vivi da alcuni anni. Come sei arrivato a scegliere questa città?
Sono stato invitato per curare Share Project, un evento di arte, tecnologia e design che si tiene all’interno del Festival della Tecnologia, e da allora non me ne sono più andato. Il festival si tiene una volta l’anno, ma l’organizzazione richiede molto lavoro. Attualmente sono il direttore artistico di Share, quindi sono in pratica un funzionario artistico italiano.
Visto che hai passato molto tempo in Italia negli ultimi anni, in base alla tua esperienza qual è la situazione della scena fantascientifica italiana?
Credo che stia recuperando molto. Tradizionalmente chi si occupa di fantascienza in Italia lamenta di non essere preso in considerazione, e che la fantascienza estera vende meglio di quella italiana. Ci sono un paio di autori professionisti come Valerio Evangelisti e Dario Tonani, che non sono ancora riconosciuti a livello internazionale. Penso però che stiano iniziando a guadagnarsi spazio, e anche alcune nuove antologie che stanno uscendo, come “Fanta-Scienza” ad esempio, sono molto interessanti, un segno di vitalità, la prova che si stanno provando cose nuove.
Pensi che la fantascienza italiana sia pronta a essere riconosciuta all’estero, magari ricevendo una nomination a premi come Nebula o Hugo?
Questo è sempre stato un obiettivo della fantascienza italiana, ma penso che prima gli autori italiani dovrebbero impegnarsi a venire riconosciuti nel loro paese. Per fare questo devono iniziare a scrivere qualcosa che sia d’impatto per il pubblico italiano, non quello estero. Se riesci a ottenere questo, poi il riconoscimento interazionale arriva da sé.
Quello di cui c’è bisogno è una tematica italiana per la fantascienza, un argomento che contraddistingua il genere da quello degli altri paesi. È una cosa sicuramente fattibile, basta pensare a quanto sta avvenendo in questi anni per la fantascienza cinese: gli autori cinesi non sono diventati famosi in tutto il mondo perché scrivono di cose che importano ai lettori di New York, ma perché affrontano con gli strumenti della fantascienza i temi propri della società cinese. Tullio Avoledo, ad esempio, è in Cina proprio adesso, quindi esiste già un interesse al di fuori dell’Italia per quello che gli autori italiani hanno da dire. La fantascienza italiana è sopravvissuta con qualche difficoltà per oltre sessant’anni, ma non è mai morta e forse adesso può trovare una sua finestra d’opportunità.
La fantascienza ultimamente si sta occupando molto del tema dell’inclusività, si stanno vedendo infatti molti autori non inglesi o americani premiati a livello internazionale. Pensi che questa sia una tendenza passeggera o potrà avere un effetto sull’evoluzione della fantascienza?
Credo che sia un effetto della globalizzazione, e questa tendenza della fantascienza può essere in parte una reazione alla etnocentricità che invece sta crescendo su Internet. Gli autori di fantascienza probabilmente riconoscono questa “balcanizzazione” della rete, e vi si oppongono deliberatamente. Questo comporta anche che la fantascienza sia politicamente più ricca e in grado di avere un impatto sulla vita delle persone.
Un sentito ringraziamento è dovuto da RiLL a Lorenzo Fontana, guest-assistant di Bruce Sterling, grazie al quale questa intervista ha potuto essere realizzata.