- Home
- Chi siamo
- Trofeo RiLL
- Mondi Incantati
- Memorie dal Futuro
- Aspettando Mondi Incantati
- Articoli
- Catalogo
- Altre attività
Le storie a staffetta tra sperimentazione letteraria, scrittura collettiva e gioco
di Francesca Garello
[pubblicato su RiLL.it nel giugno 2017]
Una versione più ampia di questo articolo è pubblicata nell'e-book Corrispondenze, il primo esperimento di scrittura collettiva curato da RiLL. L'e-book è disponibile nel Kindle Store di Amazon da febbraio 2018.
Cosa hanno in comune i Surrealisti francesi, Agatha Christie, Howard Phillips Lovecraft, Henry James e, a prenderla un po’ alla larga, anche il grande Boccaccio?
A parte l’essere scrittori (anche se i Surrealisti erano più interessati alle arti visive), hanno tutti partecipato a una round robin story.
Cosa sia è presto detto: si tratta di quel particolare tipo di narrazione collettiva che in italiano viene definita “scrittura a staffetta” perché funziona più o meno come l’omonima corsa: più autori condividono la fatica di scrivere una storia (dal racconto breve al romanzo), frazionandone il percorso narrativo e attribuendone una porzione a ciascuno, da svolgersi a turno, passandosi idealmente il testimone della trama: il primo autore scrive il capitolo 1, il secondo il capitolo 2, e così via.
Caratteristica spesso presente nelle storie a staffetta è quella di avanzare alla cieca, cioè senza veramente sapere dove porterà trama, che gli autori inventano man mano che si procede in avanti. Ogni volta che arriva il proprio turno, infatti, ciascuno è libero di trattare il suo pezzo come vuole, purché ci sia un minimo di coerenza con quanto scritto dagli altri.
Per inciso, il nome “round robin” ha origini marinaresche: nasce dalla consuetudine dei marinai del ’700 di firmare le petizioni (soprattutto di lamentela) che presentavano al comandante mettendo i nomi sul perimetro di un cerchio immaginario, e non uno sopra l’altro, ad elenco. In questo modo non si poteva sapere chi fosse il primo firmatario e si evitavano rappresaglie.
Inoltre, l’espressione “round robin” non ha nulla a che fare con gli uccelli (robin = pettirosso, in inglese), ma è una corruzione del francese rond rouban, che si riferisce a un’altra modalità di firma di queste petizioni: i nomi venivano scritti sul nastro (rouban) che, arrotolato (rond), teneva chiuso il documento.
L’idea è divertente, ma sorge la domanda: di che si tratta, di un gioco o di una pratica letteraria? Ed è una cosa seria?
Be’, lo scopo finale è quello di produrre una storia interessante da leggere, e questo è ciò che fa la letteratura; ma spesso per l’autore il divertimento consiste nel portare la trama fino a un punto molto ingarbugliato e poi passare il testimone al prossimo di turno, per vedere come se la sbroglia, e questo ha più a che fare con il gioco.
Certo è che scrittori molto diversi tra loro si sono cimentati attraverso i secoli in questa particolare tecnica narrativa, quindi chissà... magari è una cosa seria!
Giochi di società e cadaveri squisiti
La pratica di raccontarsi storie è antica quanto il mondo, perciò è difficile rintracciare un prototipo dal quale poi far discendere la round robin story. Anche se non ne abbiamo testimonianze sono sicura che i nostri antenati, riuniti attorno al fuoco nelle caverne, si saranno sfidati a costruire storie seriali su mammuth e tigri dai denti a sciabola.
Il primo esempio attestato di questo “gioco” risale probabilmente al XVI secolo, quando Girolamo Bargagli pubblicò una specie di manuale dei giochi di società in voga nella città di Siena, il Dialogo de Giuochi che nelle vegghie sanesi si usano di fare (Venezia, 1572), dove si descrive un gioco che si fa raccontando a turno una storia su un argomento predeterminato, con l’obbligo di agganciarsi alla storia precedente. Boccaccio per il suo Decameron, un paio di secoli prima, aveva immaginato una situazione simile: dieci giovani si riuniscono per raccontarsi delle storie diverse su un soggetto comune, scelto di giorno in giorno.
Una funzione a metà tra il ludico e l’artistico ebbe molto più tardi il giochino cosiddetto dei “cadaveri squisiti”, inventato nel 1925 dai Surrealisti di André Breton. Il gioco è piuttosto popolare anche adesso, anche se non sempre con questo nome, e consiste nel passarsi in cerchio dei foglietti sui quale scrivere a turno un nome, un aggettivo, un verbo e così via. Ogni giocatore aggiunge un vocabolo (soggetto, aggettivo o verbo, a seconda dell’ordine corretto) sul foglietto che ha in mano, arrotola e passa avanti, mentre riceve un altro foglietto da quello prima di lui, già arrotolato e di cui non conosce il contenuto. Alla fine del giro ognuno srotola il foglietto che gli è rimasto in mano e legge una delle stravaganti frasi che il gruppo ha composto collettivamente. Il nome del gioco è dovuto proprio alla frase che per prima fu prodotta: Le cadavre exquis boira le vin nouveau, “il cadavere squisito berrà il vino nuovo”.
Le vergini folli di Madrid
A un certo punto la scrittura a staffetta esce dall’ambito ludico e diventa una pratica letteraria. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, infatti, si verificarono esperimenti un po’ in tutto il mondo.
Nel 1886 la rivista satirica spagnola Madrid Cómico pubblicò a puntate un romanzo intitolato Las virgines locas (uscito di recente in Italia come Le Vergini Folli. Romanzo Estemporaneo, Marchese Editore, 2012), un progetto veramente sperimentale: agli undici scrittori che parteciparono il direttore Sinesio Delgado non diede alcuna indicazione sulla trama e l’unico punto di partenza fu il titolo. Per evitare che gli autori concordassero tra loro almeno un minimo di struttura, ciascuno di essi veniva avvisato solo all’ultimo momento, prima di andare in stampa, che era arrivato il suo turno di scrivere.
Ne risultò un romanzo divertente ma piuttosto frammentato, anche dal punto di vista dello stile: la prima puntata cominciò con un tono da storia gotica, ma il secondo autore lo fece virare verso il romanzone sentimentale d’appendice; dal terzo in poi gli autori si sbizzarrirono volutamente a inserire tutti i generi romanzeschi più popolari, senza neppure provare a amalgamare le varie parti del testo ma divertendosi parecchio a inventare nel proprio turno le soluzioni più folli.
La grande famiglia di Henry James
Maggiori pretese letterarie ebbe qualche anno più tardi l’esperimento fatto negli Stati Uniti con il romanzo The Whole Family, scritto nel 1908 da dodici autori americani tra cui Henry James (pubblicato in Italia solo nel 2014 da Marsilio con il titolo La grande famiglia).
L’idea di scrivere una storia collettiva nacque dalla collaborazione tra lo scrittore americano William Dean Howells e Elizabeth Jordan, direttrice della rivista di moda Harper’s Bazaar. I due contattarono diversi esponenti del bel mondo intellettuale del tempo, proponendo di partecipare alla stesura di un romanzo incentrato su una famiglia del New England alle prese con il matrimonio della primogenita Peggy. Ai dodici autori che accettarono (in principio aderì anche Mark Twain, che però in seguitò abbandonò il progetto) furono affidati altrettanti personaggi della famiglia (il fidanzato di Peggy, la mamma, il papà, la zia zitella, il fratellino eccetera), attraverso i quali narrare la stessa vicenda da diversi punti di vista.
La storia uscì a puntate su Harper’s Bazaar tra il 1907 e il 1908 ed ebbe un discreto successo, tanto da pubblicarla poi come romanzo completo (io sono l’orgogliosa proprietaria di una prima edizione originale).
Il mistero dell’ammiraglio alla deriva
Forse perché per scrivere una storia a staffetta bisogna essere un po’ strani originali, il sistema della round robin story sembra adattarsi molto bene alla letteratura di genere. Poteva mancare un giallo?
Nel 1931, quindi, ecco che quattordici membri del Detection Club (associazione inglese che riunisce ancora oggi i più famosi autori di gialli) si cimentarono nella stesura di una mistery story, The Floating Admiral (in italiano: La strana morte dell’ammiraglio; ed. Giunti, 2012). A questo romanzo parteciparono ben quattro autrici, tra cui Agatha Christie e Dorothy L. Sayers, all’epoca famosa giallista e traduttrice, che ne scrisse anche la prefazione (fra gli altri partecipanti, spicca G. K. Chesterton, il “papà” di Padre Brown!, NdP).
Essendo tutti gli scrittori degli esperti del settore, compresero bene i pericoli di lasciare completamente liberi gli autori (in un giallo tutto deve funzionare a perfezione) e quindi stabilirono che ogni scrittore dovesse costruire la sua sezione di trama avendo già in mente una realistica conclusione (senza aggiungere inutili complicazioni solo per mettere in difficoltà i colleghi) e utilizzando “onestamente” gli indizi che quelli prima di loro avevano disseminato nella storia. Per dimostrare la propria onestà nella realizzazione della propria porzione di trama, ciascun autore ne scrisse anche la conclusione, coerente con il punto in cui la storia era giunta nelle sue mani e con gli indizi a sua disposizione. Ogni conclusione fu poi chiusa in una busta sigillata, mentre la trama passava a un altro autore che l’avrebbe modificata. Tutte le buste furono aperte a storia conclusa, e i vari finali risultarono tutti così interessanti che vennero inseriti in appendice per il piacere dei lettori.
Il giro per il cosmo
Parlando di letteratura di genere, nel frattempo il mondo della fantascienza non se ne stava a guardare.
Tra il 1933 e il 1934 la rivista Science Fiction Digest pubblicò con il titolo Cosmos ben diciassette storie seriali, con lo scopo di ampliare il proprio bacino di lettori, incoraggiandoli ad abbonarsi per non perdere le puntate. Ogni storia era affidata a un autore diverso e, benché autoconclusiva, portava avanti la narrazione complessiva di una trama “superiore” più ampia, che si sarebbe potuta apprezzare soltanto leggendo l’intera sequenza.
L’iniziativa ebbe una buona riuscita, sia per l’originalità che per il richiamo costituito dalla partecipazione di autori molto noti nell’ambito dei pulp magazines dell’epoca.
La sfida dall’Oltre
Tanto fu il successo che, quando l’anno seguente Science Fiction Digest cambiò la testata in Fantasy Magazine e ampliò il proprio campo di interesse includendo anche altri generi di narrativa popolare, l’iniziativa della round robin fu ripetuta, questa volta addirittura sdoppiandola.
Furono avviate due storie parallele, una fantasy e una di fantascienza. Entrambe avevano in comune il titolo, The Challenge from Beyond (“La sfida dall’Oltre”), ma procedettero su binari indipendenti e ciascuna con un gruppo di autori diverso.
Questi due racconti sono forse più celebri del precedente perché tra gli autori comparivano nomi tuttora famosi: alla round robin fantasy parteciparono per esempio H. P. Lovecraft (il padre del fanta-horror e del ciclo di Cthulhu), R. E. Howard (l’autore di Conan il barbaro) e Catherine Lucille Moore, creatrice della guerriera Jirel di Joiry e unica donna in entrambi i progetti (Catherine Moore e la sua eroina Jirel di Joiry sono citate più diffusamente anche in un altro articolo di Francesca Garello..., NdR).
E a un certo punto arriva Internet
Tralasciando i successivi esperimenti che si ripeterono più o meno con lo stesso schema, la vera rivoluzione per le round robin arrivò con il diffondersi dell’informatica, che ha reso più agevole la compilazione di testi collettivi grazie a programmi di word processing (che tengono conto delle varie revisioni), al veloce scambio dei file grazie all’e-mail e all’uso di “ambienti” di scrittura sul web, come le wiki, i forum e i blog, che consentono la collaborazione anche ad autori fisicamente molto lontani gli uni dagli altri.
Gli esperimenti di scrittura a staffetta su web sono troppi per segnalarli tutti, ci limitiamo a due.
Il più visionario è A Million Penguins, un romanzo su wiki aperto a tutti con una trama in continuo divenire, modificabile da chiunque: inaugurato nel febbraio 2006 dalla casa editrice Penguin, fu chiuso a marzo 2007 per impossibilità di gestione del testo e per i troppi spammer.
Il più concreto è forse Murder Makes the Magazine: il progetto fu lanciato da Amazon nel 1997 con la collaborazione del famoso scrittore John Updike, che cominciò il romanzo scrivendo i primi paragrafi, lasciando poi il posto a altri autori selezionati dagli editor di Amazon (e ricompensati con ben 1000 dollari a testa!). La staffetta durò 46 giorni in tutto, poi si concluse senza che fosse stampato un libro perché tutto il progetto girava intorno al concetto di scrittura collettiva on line. Il testo completo è comunque disponibile on line (in PDF).
Gioco di ruolo e Fanfiction
Tutto questo inventare storie a turno non vi ricorda il gioco di ruolo?
A me molto. Sarà che per diversi anni ho partecipato a giochi di ruolo su forum scritti a staffetta dai giocatori e dal master, che in due casi sono stati in seguito trasformati in romanzi collettivi fantasy (ne sono stata anche curatrice).
La somiglianza non è casuale se si considera quanto la round robin story debba all’ambiente ludico e anche quanto il gioco di ruolo sia basato sulla narrazione. È vero che in questo caso si tratta di narrazione orale più affine alla recitazione, ma non sono i pochi i casi di campagne di giochi di ruolo trasformate poi in libri. Per limitarci a una sola citazione segnalo Le Metamorfosi di Ghinta, di Fabrizio Casa (Fanucci, 2001), basato sul gioco Amber, che probabilmente è stato il primo esempio italiano.
Anche la fanfiction è un ambiente ideale per la narrazione a staffetta, poiché la condivisione di un’ambientazione già esistente che tutti gli autori conoscono e possono sfruttare semplifica enormemente il processo creativo. Ma qui il discorso sarebbe così lungo che meriterebbe un articolo da solo e temo di dovermi fermare. Vi dico solo che le storie (più o meno lunghe) dedicate a Harry Potter sul più frequentato sito italiano di fanfiction (www.efpfanfic.net) sono quasi 55.000 (e ho volutamente tralasciato i siti di lingua inglese).
E infine, il racconto collettivo di RiLL!
L’esperimento RiLLico si inserisce a perfezione nella carrellata fatta fin qui.
Si tratta di un racconto a staffetta del tipo più classico, ossia quello in cui gli autori procedono alla cieca, e se vogliamo si tratta anche di fanfiction. I primi tre capitoli, infatti, sono l’incipit del racconto Corrispondenze di Massimiliano Malerba (il racconto originale è pubblicato nell'antologia L'ostinato silenzio delle stelle, dedicata da RiLL proprio alle storie di Massimiliano Malerba, NdP).
Gli autori che hanno partecipato alla scrittura hanno trovato un’ambientazione già pronta, due protagonisti già tratteggiati nelle caratteristiche essenziali del loro carattere, un abbozzo di trama. Come i fan di J.K. Rowling prendono Harry Potter e lo fanno agire a loro piacimento, anche noi abbiamo preso i personaggi di Massimiliano e li abbiamo utilizzati secondo i nostri gusti, allontanandoci anche parecchio da quanto aveva immaginato lui nel racconto originale.
Come in ogni storia a staffetta scritta con intento ludico, poi, noi autori ci siamo molto divertiti a concludere i nostri interventi con situazioni che mettevano il successivo autore un po’ in difficoltà. Sennò che gusto c’è?
La nostra opera collettiva è stata poi pubblicata a puntate da RiLL, dal momento che il miglior sistema per apprezzare una storia scritta a staffetta è leggerla a staffetta, perché in questo modo si diluiscono i cambi di tono o di stile dovuti alle mani di tanti autori. E alla fine, riuniti tutti i pezzi del puzzle grazie ai curatori, il racconto sarà trasformato in un e-book (disponibile nel Kindle Store di Amazon da febbraio 2018, NdP).
Speriamo che i lettori si divertano con questa storia. Noi ci siamo molti divertiti a scriverla. E poi, vuoi mettere la soddisfazione di sentirti in compagnia di Agatha Christie, Henry James, Lovecraft e Boccaccio?
Direi che è proprio una cosa seria.
Bibliografia delle opere citate nel testo
Progetti e opere nati a stampa
(se reperibili on line, il collegamento indicato è risultato attivo al 30 aprile 2017)
- Girolamo Bargagli, Dialogo de Giuochi che nelle vegghie sanesi si usano di fare, Venezia, 1572
Riproduzione in pdf
- Las virgines locas, romanzo pubblicato a puntate su Madrid Cómico, 1886.
Autori: Galdós, Pereda, P. Valdés, Clarín, J. O. Munilla, J. O. Picón, V. Aza, R. Carrión, L. Taboada
Edizione italiana: Le Vergini Folli. Romanzo Estemporaneo, Napoli, Marchese Editore, 2012.
- The Whole Family, romanzo pubblicato a puntate su Harper’s Bazaar, dicembre 1907 - dicembre 1908; in versione completa da Harpers & Brothers, 1908.
Autori: W. D. Howells, M. E. Wilkins Freeman, M. Heaton Vorse, M. Stewart Cutting, E. Jordan, J. Kendrick Bangs, H. James, E. Stuart Phelps Ward, E. Wyatt, M. Raymond Shipman Andrews, A. Brown, H. van Dyke.
Disponibile in versione originale grazie al Progetto Gutenberg:
Edizione italiana: La grande famiglia, Venezia, Marsilio, 2014.
- The Floating Admiral, London, Hodder & Stoughton, 1931.
Autori: V. Whitechurch, G. D. H. Cole, M. Cole, H. Wade, A. Christie, J. Rhode, M. Kennedy, D. L. Sayers, R. Knox, F. W. Crofts, E. Jepson, C. Dane, A. Berkeley, G. K. Chesterton.
Edizione italiana: La strana morte dell'ammiraglio, Giunti, 2012.
- Cosmos, serie di racconti pubblicati a episodi su Science Fiction Digest, luglio 1933 - dicembre 1934
Autori (in ordine di partecipazione): R. M. Farley, D. H. Keller, B. Olsen, F. Flagg, M. J. Breuer, A. J. Burks, O. A. Kline, A. J. Gelula, R. A. Palmer, A. Merritt, R. F. Starzl, E. E. Smith, P. S. Miller, L.A. Eshbach, E. E. Repp, E. Hamilton.
Tutti gli episodi sono reperibili on line.
- The Challenge from Beyond, due racconti con lo stesso titolo pubblicati su Fantasy Magazine, agosto - settembre 1935
Autori della versione fantasy: C.L. Moore, A. Merritt, H.P. Lovecraft, Robert E. Howard, Frank Belknap Long.
Autori della versione sci-fi: S. G. Weinbaum, D. Wandrei, E. E. Smith (E. E. Doc), H. Vincent, M. Leinster.
Entrambe le versioni disponibili on line, grazie al Progetto Gutenberg Australia:
- Fabrizio Casa, Le Metamorfosi di Ghinta, Fanucci, 2001.
Progetti esclusivamente on line
- Murder Makes the Magazine, Amazon, 1997.
Autori: John Updike e altri
Disponibile on line.
- A Million Penguins, Penguin Books, 2006-2007
Non più accessibile in Rete