Il viaggio dell’Intelligenza Artificiale verso la singolarità creativa

Cronaca della tavola rotonda di Bruce Sterling, Vanni Santoni e Cosimo Lorenzo Pancini a Lucca Comics & Games 2019
di Anna Aglietti
[pubblicato su RiLL.it nel dicembre 2019]

Bruce Sterling, celebre scrittore di fantascienza, “padre” del cyberpunk e molto altro ancora, ha partecipato a numerosi eventi durante Lucca Comics & Games 2019, di cui era uno degli ospiti d’onore. Oltre a concedere un’intervista esclusiva a RiLL, ha anche preso parte a una stimolante tavola rotonda sul rapporto fra intelligenza artificiale, arte e creatività.
Siamo molto felici di proporre su RiLL.it il report di quell’incontro, a firma di Anna Aglietti, che lo ha seguito da una posizione di assoluto privilegio, cioè quella di interprete del vulcanico scrittore statunitense…

Sono le sei e dieci di sabato 2 novembre 2019, piove, fra poco la fiera chiuderà, ma la sala Ingellis è ugualmente gremita.
L’incontro L’Arte delle macchine, ovvero: verso la singolarità creativa richiama l’attenzione del pubblico di Lucca Comics & Games, fatto di appassionati di fantascienza, come di arte e letteratura. Sul palco, Cosimo Lorenzo Pancini, Vanni Santoni e Bruce Sterling, ospite del festival e reduce da un’impegnativa giornata di incontri e interviste, ma ancora scattante e pronto a una lunga conversazione.

Cosimo Pancini apre le danze con una rapida descrizione dell’Arte Generativa, ovvero l’arte in cui l’autore è una rete neurale, o un’intelligenza artificiale (AI).
Negli ultimi anni le arti visive, così come musica e letteratura, sono sempre più al centro di un dibattito sull’autorialità, e questo è uno dei temi principali, e sicuramente uno dei più fertili, per un pubblico appassionato di cyberpunk e dintorni.
E il campo dell’arte generativa è vario e frastagliato: si va dalle immagini ricreate dalle reti neurali (che tutti abbiamo visto e commentato su Internet) a esperimenti musicali, a veri e proprio giochi letterari. Un esempio presentato direttamente al pubblico da Cosimo Pancini è la Google Poetry, ovvero una forma di poesia che consiste nel cercare un senso e un’estetica arrangiando i primi risultati mostrati da una ricerca di Google.

Sterling interloquisce raccontando come negli anni Zero il poeta Gary Sullivan abbia fondato il movimento della FLARF poetry esattamente su queste basi, mettendosi alla ricerca delle scintille poetiche disseminate dalla casualità dell’algoritmo dei motori di ricerca.



A questo punto Vanni Santoni (qui sopra in foto, accanto a Sterling, durante la tavola rotonda, NdP) ricorda che la ricerca di una “scrittura delle macchine” è più antica di quanto ci si aspetti: al XVIII secolo risale per esempio l’esperienza dell’Automa Scrittore, creato dall’orologiaio svizzero Pierre Jaquet-Droz. A differenza del più famoso Giocatore di Scacchi, che semplicemente racchiudeva un essere umano, l’Automa Scrittore possedeva una rudimentale programmazione, che permetteva al costruttore di impostare un output consistente in righe di testo. La scrittura del robot era in quel caso squisitamente meccanica.
Da lì si passa, alla fine del ventesimo e all’inizio del nostro secolo, all’esplorazione di forme assai più raffinate di scrittura delle macchine. È facile, per esempio, insegnare a una rete neurale come scrivere un testo credibile, in qualsivoglia stile: è sufficiente provvedere a fornire ad essa un database molto ampio di esempi. Perciò, facendo "leggere" a un’Intelligenza Artificiale un quantitativo sufficiente di poesia barocca, l’AI sarà in grado di produrre un credibile testo poetico del XVII secolo. Almeno, chiosa Santoni, per qualche riga, prima che l’AI incorra in incongruenze.
L’intervento di Santoni si chiude con una domanda provocatoria: di qui a poco vedremo i primi racconti, romanzi e spettacoli scritti da Intelligenze Artificiali?

È il turno di Bruce Sterling prendere la parola. E Sterling condurrà senza pause per la restante durata dell’incontro, trascinando i presenti in una visionaria cavalcata nei reami dell’intelligenza artificiale, dei suoi limiti e dei nostri sogni e incubi.
(seguirlo è un’impresa sia dell’attenzione sia dell’immaginazione. E se nel frattempo lo devi anche tradurre, si rasenta l’impossibile: quindi, se troverete qualche mancanza in questo resoconto, immaginate il garbuglio semi-crittografico dei miei frettolosissimi appunti!)

Sterling inizia proprio dalla provocazione di Santoni: allora è scoccata l’ultima ora per autori ed editori umani?
Non proprio, rassicura Sterling, raccontando come dagli anni ‘90 in poi si sia trovato sempre più spesso a dover dare giudizi critici su opere di poesia o di prosa prodotte da reti neurali. Ovviamente, il giudizio di uno dei padri del cyberpunk era molto ricercato e temuto, per cui è solo oggi, in qualità di curatore di un festival sul futuro (lo Share Project di Torino) che ritiene di poter dare finalmente un giudizio onesto e personale.
Ovvero, che la scrittura generativa è estremamente noiosa.
In sostanza: l’AI non possiede un contesto, tutto quello che ha sono i dati, e tutto quello che produce ha solo una credibilità statistica. E con le statistiche non puoi replicare un processo creativo, ma solo descriverlo molto bene.
Per cui sì, è ipotizzabile un futuro in cui migliaia di AI scrivano miliardi di romanzi, ma bisogna anche immaginare un esercito di editor e di editori umani al lavoro per trasformare questi materiali in opere effettivamente apprezzabili dai lettori (sempre se ipotizziamo che vi siano ancora dei lettori umani).
Verdetto negativo per la letteratura generativa, dunque?
"È interessante, ma è come un cane che cammina su due zampe: OK, è un prodigio, ma non vorrei passare un pomeriggio intero a guardarlo."

Eppure, prosegue Sterling, la macchina e la scrittura dialogano in modi ben più sottili, da molto più tempo.
Nel 1960 Raymond Quenau fondava l’OuLiPo, Officina di Letteratura Potenziale, un gruppo di scrittori e matematici alla ricerca degli schemi e delle strutture della letteratura (in Italia lo segue a trent’anni di distanza l’OpLePo, fondato nel 1990). La ricerca dell’OuLiPo si basava su regole e restrizioni, come nel famoso “La Disparition” (in italiano “La scomparsa”), un romanzo breve di Georges Perec scritto interamente senza la lettera "e". L’esplorazione dei principi matematico-meccanici della produzione letteraria è chiarissima anche nell’opera di Italo Calvino, anch’egli membro dell’OuLiPo: basti pensare a quella visionaria analisi di scambi, ingranaggi sociali e codici che è “Le città invisibili”.
(per inciso: Sterling, che abita da anni a Torino, è un fine conoscitore della letteratura e dell’arte italiana. In un precedente incontro, poche ore prima, ha parlato del suo interesse per il Gruppo T, dedito agli esperimenti di arte meccanica a Milano negli anni ‘60).

Per quello che riguarda altre forme d’arte, Sterling cita l’esperienza di Holly Herndon, cantante e compositrice americana con base a Berlino. Holly e il suo gruppo musicale da diversi anni incorporano la “musica della rete” nel loro sound, per esempio nell’album Chorus. Ma di recente hanno fatto ben di più. Hanno istruito Spawn, una rete neurale, con migliaia di esempi musicali e con brani prodotti da loro. Spawn ha imparato a cantare e ad interagire con la musica, come un vero componente del gruppo. La musica che ne risulta è composta da Holly, ma comprende le modifiche e i suoni incorporei di Spawn, il cui timbro vocale è distintamente umano, ma né maschile né femminile, e sarebbe impossibile da replicare per una persona reale. Il risultato, commenta Sterling, è un paesaggio musicale deliberatamente unheimlich, ovvero perturbante.

Ma questo è un progresso? Di certo ai critici il risultato è piaciuto. Sterling nota che siamo a un passo dalla trama di “Idoru”, il romanzo di William Gibson in cui uno dei personaggi centrali è un’intelligenza artificiale idolo della musica pop. Stiamo per avere le nostre pop-star virtuali, le nostre “celebrity AI”: la tecnologia è praticamente già qui.
Così come è già qui la tecnologia per rimpiazzare letteralmente e senza sforzo i protagonisti umani. Basti pensare alla Cina, e al caso dell’attrice Fan Bingbing. Da quando l’attrice è diventata "persona non gradita" per il governo cinese, il suo viso è stato cancellato da diversi film e video, e rimpiazzato con quello di una collega meno scomoda. Quanto tempo dovrà passare prima che sia possibile farlo per chiunque, in tutta la rete, in tutto il mondo? Sistemi di riconoscimento facciale avanzato sono installati in sempre più città della Cina. “Sarà possibile arrestarmi domani perché indosso una maglietta con la faccia di un cantante che è sulla lista nera del governo?”

Gli scenari relativi all’interazione fra AI e tecnologie pervasive dell’ambiente urbano non sono per nulla gradevoli.
Sterling prosegue sottolineando quanto, per esempio, sia facile ed economico installare dei piccoli ricevitori che registrano solo quando vengono pronunciate alcune parole. Sono minuscoli e quasi invisibili, e si attivano soltanto con il suono designato: possiamo programmarli, per esempio, per attivarsi solo se qualcuno pronuncia le parole Dante o Beatrice.
Per cui si apre la possibilità di intercettazioni ambientali continue, senza costosi agenti della Stasi e inaffidabili network di spie. Non devi decidere chi, dove e quando ascoltare, perché potenzialmente puoi ascoltare sempre tutto quello che ti interessa.

Tornando all’arte, ci si presenta un interessante paradosso. Per esempio, i ben noti 77 milioni di quadri di Brian Eno. Qualcuno potrà mai vederli tutti, prima di morire di vecchiaia?
È lo stesso discorso dell’infinito numero di potenziali opere letterarie: finché non avremo anche una rete neurale in grado di fare della critica d’arte o della critica letteraria, l’enorme numero di oggetti artistici creato (o creabile) da intelligenze artificiali costituisce di per sé una barriera: senza una scelta preliminare, non è fruibile da nessuno.
Certo, nel caso di Brian Eno è significativo il fatto che per la prima volta un artista abbia venduto sul mercato di massa non tanto il prodotto artistico, ma il software per produrre arte, quindi in un certo senso il processo artistico stesso.
Sterling continua il suo discorso, facendo poi notare che la persona media, quando deve scegliere se comprare un software per avere a disposizione musica sempre nuova, oppure un CD musicale con un limitato numero di brani, sceglie il CD musicale. Perché? Perché c’è già un consenso sul CD: ci sono recensioni, ci sono critiche, e c’è una valutazione positiva della società. È un’evidenza interessante, ma… ha senso? Oppure non ne ha?

Sono questi, per ora, i problemi posti dall’ingresso delle reti neurali nel mondo dell’arte, e dell’interazione con i ruoli umani, dal punto di vista della produzione, fruizione e potenzialmente della critica…

A questo punto, l’inesorabile scoccare dell’ora di chiusura della sala Ingellis pone fine al discorso di Sterling. Che sarebbe sicuramente potuto continuare ancora ed ancora: la mitragliatrice della mente di Sterling è sempre carica di idee, giudizi acuti e cortocircuiti geniali, che nutrono la mente e scatenano dubbi più interessanti delle certezze.
Fuori piove ancora. I fari balenano sull’asfalto e scolarette giapponesi saltellano fra le pozzanghere, accanto a loschi figuri in impermeabile o ragazzini in giacche al neon e catana sulle spalle. Lucca, 2019. Il perfetto scenario cyberpunk.



 

argomento: 
Share