Dell'assedio e del ritorno...

Intervista a Massimo Pietroselli, scrittore e, dal 2007, giurato del Trofeo RiLL
di Massimo Mongai e Alberto Panicucci
[pubblicato su RiLL.it nell'aprile 2007]


Romano, poco più che quarantenne, ingegnere elettronico, appassionato di Peter Kolosimo, Philip Dick, Ray Bradbury, John Ford, Alfred Hitchcock, Woody Allen, Orson Welles, ragtime e jazz (e non solo...).

In più fuma la pipa, e scrive romanzi di genere. Romanzi che tendono a vincere premi, come il fantascientifico Miraggi di Silicio, vincitore del premio Urania 1994, Il palazzo del Diavolo, giallo premio Tedeschi 2005 e infine L'undicesima frattonube, primo classificato al concorso Fantascienza.com del 2004.

Ecco, in breve, Massimo Pietroselli, neo-giurato del Trofeo RiLL.

Troppo in breve? Niente paura! Eccoci, con l'amico Massimo Mongai, a intervistarlo per voi...

AP: Iniziamo, se vuoi, con qualche anticipazione. Cosa stai scrivendo, ora?

Nel mese di maggio uscirà in libreria il mio secondo giallo, con i medesimi protagonisti del precedente Il palazzo del Diavolo. Si intitola La porta sulle tenebre, sempre ambientato a Roma. Sto poi buttando giù la prima versione di un altro romanzo giallo e sto riflettendo sulla terza puntata della saga dei "Misteri di Roma", per così dire, ovvero le inchieste della Pubblica Sicurezza nella Roma di fine Ottocento.

MM: Tu sei un ingegnere. Hai vinto il premio Urania di Mondadori nel 1994 con Miraggi di Silicio. E di nuovo, dieci anni dopo, il non meno prestigioso e forse più noto Premio Tedeschi, sempre Mondadori, con il giallo storico Il palazzo del Diavolo, ambientato a Roma nel 1875.
Come arriva un ingegnere a scrivere romanzi gialli e di fantascienza?

Per passione. Ho sempre letto gialli e fantascienza, anzi ho sempre letto di tutto, solo che non so scrivere di tutto: solo gialli e fantascienza. Non saprei proprio immaginare una trama senza ravvivarla con una certa suspense, una minaccia, un omicidio... forse per questo sono uno scrittore di genere.
E poi, la letteratura pullula di scrittori provenienti da studi scientifici, e tuttavia la gente si stupisce quando scopre che sei un ingegnere, o un fisico, o un matematico. Ma perchè? Caso mai il contrario dovrebbe stupire, uno scrittore di gialli e fantascienza che si mette a studiare ingegneria.

MM: Oltre all’editore, i due romanzi hanno in comune il fatto di essere entrambi romanzi di genere. O no? O non esiste il genere? O, se esiste, cos’hanno i comune questi due romanzi?

Non solo il "genere" esiste, ma rivendico con energia la definizione di scrittore di genere. Non capisco perchè ci debba essere tutta questa storia sul concetto di genere: forse che non esistono differenze tra la musica classica e la musica pop, o tra il jazz e il melodico?
Per quanto riguarda i due romanzi, sono piuttosto diversi: d'altronde, li separano 10 anni. In entrambi credo esista una certa attenzione alla caratterizzazione psicologica e all'atmosfera, ma per il resto sono piuttosto diversi.

MM: Io lo so, per me, per te ed almeno per altri vari vincitori del Premio Urania o del Tedeschi. Si vince perché si è nel giro? Perché si fa gavetta nel fandom? O perché si conosce qualcuno nella giuria? O perché si è bravi? O perché si ha fortuna?

Io non ho mai fatto parte del fandom (contrazione da "fan kingdom", che indica il mondo e la comunità degli appassionati di qualcosa, e che tende a coltivare come gruppo questa passione, NdP). Non sono di nessun giro. Non conosco nessun giurato. Un po' di fortuna ci vuole. Forse un po' sono anche bravo, non so.

AP: Parliamo un momento di fantascienza. Il tuo sito è ricco di giudizi su questo genere. In particolare, mi pare che tu non apprezzi molto il cyberpunk, lo steampunk e la space-opera; viceversa, sottolinei il ruolo della fantascienza come letteratura di denuncia, quindi se vogliamo “impegnata”. La migliore fantascienza, dunque, è quella che affronta con le sue storie i problemi sociali e dell’uomo?

Premetterei una considerazione di carattere generale: la letteratura, per me, è un meraviglioso gioco intellettuale. Non ha alcuno scopo se non il godimento estetico: e tuttavia, come accade per i giochi dei bambini, permette di imparare molte cose sul mondo. Mi fa entrare in realtà sconosciute, mi palesa caratteri umani universali (tanto che noi diciamo "un Don Chisciotte", "un Don Abbondio"), mi suggerisce possibili interpretazioni di certi avvenimenti (i romanzi di Sciascia, ad esempio). Tuttavia, lo scopo della letteratura non è denunciare: io diffido dei romanzi di cui si dice "è un atto di accusa contro questo o quello", "è il ritratto di una generazione". Un bel romanzo la generazione non la ritrae, se la inventa. La "generazione perduta" è davvero esistita o è una splendida invenzione letteraria di Hemingway e Fitzgerald? Nel primo caso, i loro romanzi sarebbero semplici documenti; il fatto che siano sempre attuali indica invece che sia vera la seconda opzione.

Ora, la fantascienza ha la caratteristica di narrare di possibili futuri, e poiché non ha senso parlare di futuri tranquilli (perché non c'è sugo), è chiaro che in sé porta il germe dell'accusa, della denuncia.
Quanto al cyberpunk, io dico che è uno stile, un modo di raccontare... ma le idee sono vecchie almeno quanto i romanzi di Dick. D'altra parte, in letteratura non si fa che scrivere dell'assedio o del ritorno...

AP: Massimo ricordava prima che sei un ingegnere. Che ruolo giocano scienza e tecnologia, per te, nel genere fantascientifico?

Sono uno spunto, ma niente più di questo: servono a rendere plausibile il contesto del romanzo, poiché oggi siamo immersi nella tecnologia. Se devo raccontare di un viaggio sulla Luna, oggi devo parlare di astronavi, ma una volta avrei parlato di ippogrifi e non avrei suscitato alcuna incredulità, perché quello era il contesto.

AP: Nel 2005 RiLL ha collaborato a una manifestazione ludica chiamata FNORDcon. Una convention di appassionati di giochi che aveva un tema, un fil rouge che collegava tante iniziative: la serie televisiva Il prigioniero (proprio l’anno prima ri-trasmessa da Italia1, anche se in terza serata). So che tu ne sei un grande estimatore…

Dirò di più: non mi viene in mente un'altra serie di fantascienza altrettanto plausibile e affascinante. Forse Zaffiro e Acciaio.

AP: ….e Orson Welles, invece?

Orson Welles mi fa venire in mente Leonardo: la sua grandezza sta nel non finito.

AP: Che rapporto hai, come lettore e come scrittore, col racconto breve? Cosa pensi di questa struttura narrativa?

Beh, alcuni tra i miei scrittori preferiti sono scrittori di racconti: Borges, Landolfi, Poe.

E' una struttura molto particolare, completamente diversa dal romanzo: i suoi meccanismi sono del tutto diversi. Consente di mettere al centro della narrazione un personaggio o un'atmosfera, mentre in un romanzo devi preoccuparti di una trama complessa: ho i miei dubbi che Cechov avrebbe scritto dei capolavori, se non avesse scelto la forma del racconto. Per restare alla fantascienza, ad esempio penso che Asimov sia eccezionale nei racconti, meno nei romanzi.

MM: Adesso sei anche tu un giurato del Trofeo RiLL. Sei stato giurato di altri premi?

Mi è stato chiesto di far parte della giuria del Trofeo RiLL, e ho accettato con piacere. Non ho nessuna esperienza di giurie letterarie, però ho una certa abitudine alla lettura e sono persino un critico severo, anche se di solito con me stesso.

....decisamente le migliori parole per chiudere questa intervista, e dare un caloroso benvenuto fra noi a Massimo Pietroselli!

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