"Il paese del sole e del mare" è solo una facciata

Intervista a Luigi Musolino, l'autore vincitore del XVIII Trofeo RiLL
di Alberto Panicucci
[pubblicato su RiLL.it nel gennaio 2013]

Luigi Musolino, trent’anni, piemontese, è l’autore vincitore del XVIII Trofeo RiLL.
Il Carnevale dell’Uomo Cervo, il suo racconto, si è imposto sugli altri 225 partecipanti, meritandosi prima l’apprezzamento del gruppo dei lettori-selezionatori del concorso e poi quello dei membri della Giuria Nazionale.

La cerimonia di premiazione, a Lucca Comics & Games 2012, però, non lo ha visto protagonista, a causa di inderogabili impegni personali che lo hanno trattenuto nella sua Torino. Giusto quindi ricorrere a un’intervista per presentare ai nostri lettori il bravo Luigi e il suo racconto, che dà anche il titolo all’antologia 2012 della collana Mondi Incantati.

Luigi, nella storia del Trofeo RiLL abbiamo ricevuto tantissimi racconti, ma il tuo è uno dei primi, se non addirittura il primo, ambientato in Molise. Il racconto, infatti, prende spunto da un’antica festa popolare, il carnevale dell'Uomo Cervo di Castelnuovo al Volturno, cittadina in provincia di Isernia. Come ti è venuta l’idea di dare alla tua storia un’ambientazione così particolare?

Sono un appassionato di antichi miti popolari, delle leggende del folclore contadino che i nostri nonni si raccontavano intorno al fuoco, nelle notti d'inverno, quando non c'era ancora la televisione e uno dei pochi modi per passare il tempo era raccontarsi delle storie.
Il carnevale dell'uomo cervo mi ha sempre affascinato, le sue origini si perdono nella notte dei tempi, e le modalità della sua messinscena sono inquietanti, perfette per un racconto horror/ fantastico. Anche se poi la mia storia prende spunto dal mito dietro la mascherata, rielaborandolo e stravolgendolo...
Quando ho letto la prima volta alcuni articoli su questa manifestazione mi sono ripromesso di scriverci un racconto, prima o poi, ed eccolo qui!

In effetti una certa attenzione per le tradizioni popolari italiane è evidente nei tuoi racconti… e penso anche a ’O Mammone, il racconto con cui vincesti il Trofeo RiLL nel 2010, che ruotava intorno alle carte napoletane...

Il folklore italiano è lo spunto principale per gran parte dei miei racconti.
Scrivo soprattutto horror, è il genere che più mi appassiona e con cui posso dare libero sfogo alle mie angosce e alle mie paure, e ho sempre sostenuto che non c'è alcuna necessità di spostarci dallo Stivale per scrivere buone storie del terrore. Ogni regione italiana è zeppa di miti, creature mostruose, vecchie leggende, castelli stregati.
Il paese del sole e del mare è solo una facciata, uno specchietto per turisti. L'Italia, per me, è il paese delle masche, delle pianure nebbiose, della follia e dell'inquietudine dietro il velo della normalità e del quotidiano.

Il tuo racconto ha un ritmo incalzante. È una sorta di “tutto in una notte” in uno spazio chiuso e spaventoso (un bosco nella Valle del Volturno). Però, nonostante il gran ritmo, alterni momenti di horror puro a momenti grotteschi.... perché hai scelto di giocare fra questi due registri?

Non so darti una risposta esauriente a questa domanda. Credo faccia parte del mio stile di scrittura, del mio approccio alla realtà. Penso che l'arma migliore per affrontare le difficoltà di tutti i giorni sia l'ironia, il non prendersi troppo sul serio, e forse questo si manifesta nei miei scritti. Con i miei personaggi che reagiscono in modo particolare di fronte all'orrore, creando appunto un effetto straniante, grottesco.

Un altro elemento centrale è la diversità dei due protagonisti. Sono quella che si dice una strana coppia: il giovane e il vecchio, l’inconsapevole e il consapevole del pericolo, quello per caso sul posto e quello lì con uno scopo ben preciso…

È stata una scelta voluta.
Uno dei miei autori preferiti, Carl Jacobi, sosteneva che per creare un buon racconto fantastico ci sono due strade: scrivere di personaggi banali in un contesto particolare, o scrivere di personaggi particolari in un contesto banale. Queste due affermazioni sono sicuramente vere ed efficaci quando si scrive un racconto horror, ma credo che scrivere di personaggi particolari in un contesto particolare possa essere la terza via, ed è quello che ho cercato di fare ne Il carnevale dell'uomo cervo. Giocando appunto sulla dualità dei due protagonisti, due persone molto strane e diverse tra loro che si trovano di fronte all'imponderabile, e devono affrontarlo insieme...

Il finale del racconto è di grande effetto. Lo definirei “intelligentemente ecologico” (nel senso di non banalmente buonista né politicamente corretto). Mi ha anche ricordato l'idea di ubris (cioè tracotanza, l’andare oltre i limiti consentiti all'uomo) della letteratura greca... come sei arrivato a chiudere la storia così?

Sono un lovecraftiano convinto, adoro lo scrittore di Providence, ed inevitabilmente qualcosa del suo immaginario filtra nei miei racconti. I miei personaggi si trovano spesso a fare i conti con divinità incomprensibili al raziocinio umano, come accade nelle storie di Lovecraft.
Ne Il carnevale dell'uomo cervo accade proprio questo, ma non sempre ciò che non riusciamo a comprendere può essere assimilato a qualcosa di malvagio o disprezzabile. Sfidare gli dèi, l'ignoto, ciò che non riusciamo ad afferrare nella sua interezza, può rivelarsi un grave errore. A volte soltanto con la comprensione, lo studio, la conoscenza, o la semplice accettazione, possiamo andare avanti e affrontare una nuova sfida. Ed è proprio quello che fa il protagonista del racconto nel finale, ed è un po' il messaggio che permea l'intera storia.


Leggi l'intervista a tutti gli autori pubblicati nell'antologia "Il Carnevale dell'Uomo Cervo e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni".


Nella foto: Luigi Musolino a Lucca Comics & Games 2010, nel corso della premiazione del XVI Trofeo RiLL.

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