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Un ricordo di Ray Bradbury
di Emiliano Angelini
[pubblicato su su RiLL.it nel giugno 2012]
Il 5 giugno 2012 si è spento Ray Bradbury, uno dei grandi della fantascienza e del fantastico mondiale. Abbiamo chiesto di "ricordarlo" ad Emiliano Angelini, pluripremiato autore del Trofeo RiLL (e a cui RiLL ha dedicato l'antologia personale Memorie dal Futuro), che da sempre indica le opere di Bradbury come quelle che l'hanno spinto a iniziare a scrivere...
E così, anche Ray ci ha lasciato.
In questi giorni è stato raccontato spesso l’episodio che lo vide protagonista da bambino quando, mentre assisteva a uno spettacolo circense, Mr. Electrico, uno degli artisti, lo puntò con una specie di spada elettrica gridandogli: vivi per sempre!
Ebbene, si è scoperto finalmente che Mr. Electrico stava bluffando.
Eppure…
Ricordo ancora il momento in cui aprii la prima pagina di un suo libro, i 34 racconti (o Il grande mondo laggiù). Non sapevo esattamente cosa aspettarmi. Bradbury è considerato uno dei massimi autori della Fantascienza, avevo letto nell’introduzione di un’opera di Asimov, ma quel piccolo volume che avevo tra le mani mi dava la sensazione di trovarmi di fronte a qualcosa di diverso.
Sbirciai oltre la copertina e fu "La Sera": il primo racconto.
Mi diede del tu. Mi colse impreparato. Bradbury mi disse: “Sei un bambino in una piccola città. Per essere esatti, hai otto anni, e si sta facendo tardi...” Il protagonista, quel bambino confuso e spaventato da quella cosa strana che i grandi chiamano Morte, ero io. Nessun dubbio.
Qualche pagina dopo, giunsi sulle rive de "Il lago". E lì, di fronte a quell’enorme spiaggia deserta, battuta dai primi freschi venti di settembre, fui definitivamente perso. Quando fu rinvenuto il corpo di Tally, infine, m’inginocchiai e piansi di vero dolore.
Che ci crediate o no, la mia vita in quel momento ha imboccato una strada diversa. E io non comprendevo ancora quanto grandi sarebbero stati i cambiamenti per quel bimbo di otto anni ch'ero divenuto.
Una strana voglia mi assalì: scrivere qualcosa. Qualcosa che, anche lontanamente, riuscisse a richiamare le emozioni così forti che mi trasmettevano quelle pagine.
Inevitabilmente, il protagonista del mio primo, goffo racconto, si chiamava Ray e il suo sogno era di diventare il più grande mago del mondo.
Da allora non mi ha più abbandonato: l’uomo illustrato, gli eleganti marziani dagli occhi d’oro, le streghe, le ragazze che viaggiano, i crudeli bambini, i razzi, le bottiglie azzurre, Guy Montag… le sue creature sono sempre con me.
Da allora non l’ho più abbandonato: è sempre il mio principale punto di riferimento e quando mi serve una mano è a lui che chiedo: ehi, Ray, come lo scriveresti questo passaggio?
E' proprio questa la straordinaria magia che Bradbury ci ha lasciato in dono: la voglia d’immaginare, il desiderio d’inventare e di commuoverci.
In Fahrenheit 451 o nel grottesco racconto "Gli esiliati”, dove Poe, Bierce, Dickens e altri scrittori sono fantasmi esiliati su Marte perché i terrestri hanno distrutto le opere di genere fantastico, lo scrittore ha cercato di esorcizzare la perdita della fantasia, la sconfitta dell’immaginazione. Ma ogni volta che un lettore resterà a bocca aperta davanti a quei maestosi palazzi marziani che crollano sbriciolati al primo soffio di vento, o sentirà le lacrime affacciarsi, inspiegabilmente, a causa di un semplice automa che tutte le sere, su Marte, si affaccia sulle rive di un mare morto per guardare in alto, verso il lontano e sconosciuto globo azzurro, bene, ogni volta che ciò accadrà, il miracolo sarà di nuovo compiuto, la magia, viva. E Ray, e Poe, e Lovecraft e gli altri non saranno più ombre dimenticate su Marte ma presenze attive qui sulla nostra vecchia, cara Terra.
Eppure…
Ripensandoci, no, Ray non ci ha lasciati. È qui, ora più che mai e la speranza è che le future generazioni continuino a tenerlo in vita. Per farlo vivere per sempre.
Dunque, pace a te, uomo.
Lunga vita a te, narratore.
Mr. Electrico, forse, non stava bluffando.