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Intervista agli autori e alle autrici del 30esimo Trofeo RiLL e di SFIDA 2024 pubblicati nell’antologia SI RIPARANO MACCHINE DEL TEMPO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni
di Alberto Panicucci
[pubblicato su RiLL.it nel febbraio 2025]
Il 2024, anno del trentesimo compleanno per il Trofeo RiLL, si è chiuso con l'uscita della ventiduesima antologia Mondi Incantati, intitolata SI RIPARANO MACCHINE DEL TEMPO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni.
Il volume, edito da Acheron Books e curato da RiLL, contiene 14 racconti: 10 sono stati selezionati nell’ambito del 30esimo Trofeo RiLL e SFIDA (cioè i concorsi banditi nel 2024 dalla nostra associazione); i restanti 4 hanno invece vinto i premi esteri con cui il Trofeo RiLL è gemellato.
Come ormai da molti anni, dedichiamo agli autori e alle autrici dei racconti premiati del 30esimo Trofeo RiLL e di SFIDA 2024 un’intervista collettiva: un modo per soffermarci nel dettaglio sulle caratteristiche di ogni storia, e (speriamo!) incuriosire i lettori/ lettrici...Prima di entrare in medias res, ricordiamo che SI RIPARANO MACCHINE DEL TEMPO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni è disponibile presso RiLL, al prezzo speciale di 10 euro (spese postali incluse), ed inoltre anche su Amazon, Mare Magnum, Toscana Libri, Delos Store e altre librerie on line (al prezzo di 10 euro, più spese postali).
Per cominciare, partiamo dai racconti classificatisi ai primi cinque posti al termine del 30esimo Trofeo RiLL, e che aprono l’antologia Mondi Incantati del 2024.
Tali cinque testi sono stati scelti dopo una lunga selezione, che ha coinvolto (da aprile a settembre 2024) i 412 racconti ricevuti. L’edizione del trentennale, infatti, ha riscosso ampio interesse ed è stata la terza di sempre per numero di racconti partecipanti...
Quindi, nuovamente, vogliamo ringraziare gli oltre 330 autori e autrici, residenti in Italia e all'estero, che ci hanno inviato racconti: siamo onorati di tanta fiducia, che ci sprona a lavorare per un Trofeo RiLL sempre migliore.
I cinque racconti premiati del 30esimo Trofeo RiLL sono opera di altrettanti autori. Per quattro di loro è la prima pubblicazione su un’antologia Mondi Incantati.
Un altro elemento da evidenziare della classifica finale è che il primo classificato è del Sud Italia: Mauro Longo, di Messina.
Ogni anno riceviamo racconti da tutta Italia, ma quelli che arrivano dal Mezzogiorno sono sempre un po’ meno di quanto ci si potrebbe “aspettare”, data la popolazione di quelle regioni. Per questo, siamo felici che il 2024 (come anche il 2023, a dirla tutta!) “riequilibri” un po’ un trend storico.
Ancora, va sottolineato come Mauro Longo risieda a Fiume, in Croazia, e quindi sia anche un partecipante estero. Ed è un dettaglio non da poco, visto che il gruppo di chi ci invia racconti da oltre confine è piccolo, ma da un decennio in (lenta) crescita... e questo primo posto si può un po' considerare come il “coronamento” di tale processo.
(per inciso, il Trofeo RiLL è stato già vinto da un italiano residente all'estero: nel 1999, quando nella quinta edizione si impose su tutti Flavio Pagani, che viveva in Svizzera)
Ma veniamo ai racconti e all'intervista vera e propria...
Il libro prende il titolo dal racconto di Mauro Longo primo classificato: Officina Meccanica Anderson & Cavallaro - Si riparano macchine del tempo.
È una storia di fantascienza, che racconta con tono ironico di viaggi fra piani temporali e dimensioni parallele. Inoltre, è evidente un certo gusto citazionista, che va da La Settimana Enigmistica (e alcune delle sue più celebri rubriche!) fino alla saga della “Pattuglia del Tempo” di Poul Anderson (omaggiato nel titolo).
Forse l'elemento più particolare del racconto, però, è il modo in cui viene affrontato i paradossi temporali, sempre in agguato quando si scrive una storia con macchine del tempo. Mauro Longo ha risolto il problema “giocando” con le dimensioni parallele...
Per questo vorrei chiederti, Mauro, come hai pensato a questa soluzione, in un certo senso ardita, e non banale da gestire nello spazio breve di un racconto...
“Prima di tutto, un inciso sulle citazioni: è vero, ce ne sono molte. Inserire richiami, cammei e strizzate d'occhio nelle storie è sicuramente una delle mie caratteristiche stilistiche. Lo faccio sempre!
"Per il resto: l’idea di utilizzare le dimensioni parallele per affrontare i paradossi temporali nasce dalla mia passione per le storie che sfidano le regole del tempo, ma anche dal desiderio di evitare soluzioni troppo tradizionali. Scrivendo moltissimo per i giochi di ruolo, non mi basta pensare in termini di una buona storia, come potrebbe dire un qualsiasi (banale) autore americano. Io penso molto anche al worldbuilding e alla struttura generale dei miei mondi fantastici, che non sono mai semplici quinte teatrali, ma veri e propri universi immaginari, verosimili e coerenti.
“I viaggi nel tempo sono un tema affascinante ma insidioso: spesso si rischia di rimanere impigliati in spiegazioni tecniche che tolgono spazio all’aspetto emozionante delle storie. Altre volte si va nella direzione opposta: perchè accade quel che deve accadere? Perchè sì.
“Il mio approccio è stato quello di immaginare come alcuni paradossi temporali di grande magnitudine possano avere generato nuove versioni della realtà, come fossero sovrascritture di programmi operativi. Queste riscritture, queste versioni Alfa, Beta, Gamma eccetera, si chiamano nel racconto con un termine classico: Eoni.“Chi viaggia avanti e indietro nel tempo, quindi, deve tornare indietro al corretto punto di ripristino cronologico della realtà, e riavviare la versione che gli serve. È una sorta - appunto - di dimensione parallela, ma il modello concettuale ha diverse peculiarità che ho in mente solo io e che nel racconto non sono state inserite, perchè inutili.
“Questa scelta non solo mi ha permesso di regolare i paradossi, ma anche di concentrarmi sull'intreccio e i colpi di scena. Certo, comprimere tutto questo nello spazio di un racconto breve non è stato semplice: la vera sfida è stata accennare a questo cosmo di situazioni paradossali, ma rimanendo quasi sempre chiusi nelle tre o quattro sale dell'Officina Meccanica Anderson & Cavallaro!”
A proposito di Evemero Cavallaro, uno dei due proprietari dell'Officina: è lui il protagonista assoluto della storia, sia perchè è sempre al centro dell'azione sia perchè porta nel racconto un flavour di autenticissima sicilianità...
“Assolutamente sì. Il mio racconto parla di questo meccanico catanese, con l'officina sperduta nella zona industriale della città, che adora fare le parole crociate, tiene i calendari Pirelli nell'ufficio e ha l'officina piena di ciarpame, macchinari, ponti e lavoranti impegnati in riparazioni alla buona. Come tutti i meccanici con cui ho avuto a che fare, l'ingegner Cavallaro è un praticone, un vecchietto che ha imparato il mestiere da solo, capace di risolvere qualunque problema, anche se ama lasciare una qualche magagna, che andrà poi risolta la prossima volta.
“Questa figura archetipica mi è stata ispirata da due persone concrete e squisite che ho conosciuto anni fa e che oggi non ci sono più: una era il mio meccanico, con l'officina piena di morchia e calendari zozzi, nella zona industriale di Messina. Quante volte gli avrò lasciato le mie auto? Quante volte mi ha salvato, riparando guasti irreparabili? Il titolo del racconto, cambiando i nomi, e tralasciando il dettaglio delle macchine del tempo, è esattamente l'insegna della sua officina.
“L'altra persona che ho tenuto ben presente è mio suocero, da cui Cavallaro ha preso la bonomia, la passione per La Settimana Enigmistica e l'aspetto fisico.
”L'assunto fondamentale è che, anche in un cronoverso fantascientifico come quello descritto nel racconto, i meccanici siciliani sarebbero rimasti sempre uguali: smanettoni, popolani e filosofi, scaltri e bonari, in grado di aggiustare qualsiasi cosa e magari fregarti un pochino (il giusto!), ma sempre con il sorriso sulle labbra.”
(nella foto: Mauro Longo alla premiazione del 30esimo Trofeo RiLL a Lucca Comics & Games 2024, insieme a Natalia Pola Miscioscia, traduttrice professionista e giurata del concorso, oltre che redattrice della rivista Nowa Fantastyka, che a fine 2024 ha pubblicato in Polonia “Officina Meccanica Anderson & Cavallaro - Si riparano macchine del tempo”)
Sicuramente Officina Meccanica Anderson & Cavallaro - Si riparano macchine del tempo è un racconto molto godibile, specie se si ama la fantascienza. Sin dalle prime righe il suo protagonista si guadagna la simpatia di chi legge, e non a caso la nostra Valeria De Caterini lo ha immortalato nella copertina dell’antologia 2024.
Con il racconto secondo classificato, cambiamo totalmente atmosfera, pur restando in ambito fantascientifico.
In Gallina vecchia fa buon brodo, del novarese Francesco Ceffa, riecheggiano le recenti discussioni sul patriarcato e la condizione delle donne nella nostra società. Ma non solo: il racconto inserisce in un contesto futuribile molti altri temi oggetto di discussione nella nostra contemporaneità, come anche elementi più pop, in particolare il mondo dei ristoranti stellati frequentati dalla buona società. Proprio in tale ambito si muove la giovane protagonista, una cuoca del tutto disinteressata all’evoluzione sociale e politica, ma animata dal desiderio di affermarsi come chef.Francesco, vorrei chiederti come hai lavorato sulla reinterpretazione e riproposizione - in chiave futuristica - degli elementi legati alla contemporaneità, dovendo contestualmente anche raccontare una storia...
“Il rischio di scrivere un racconto in cui la denuncia sociale avesse il sopravvento sulla trama in effetti c’era. Mi ha aiutato il fatto di essermi concentrato, all’inizio, esclusivamente sull’incipit e sulla storia, sull’idea di una figlia che vende e poi cucina la propria madre in un contesto nel quale, si intuisce fin da subito, una pratica così orribile è invece normale e legalizzata.
“Da qui ho riflettuto su come renderla plausibile, come arrivare, cioè, da dove siamo adesso a un futuro prossimo in cui sia lecito il consumo di carne umana. Ed è qui che sono entrati nella storia (con una facilità un po’ inquietante!) gli elementi di critica sociale, dalla sovrappopolazione al cambiamento climatico fino agli allevamenti intensivi. Sono tematiche, queste, che mi stanno molto a cuore, soprattutto l’evoluzione del ruolo delle donne nella nostra società. Avendo due figlie piccole, nate più o meno negli stessi anni in cui è nata l’immaginaria protagonista del mio racconto, seguo con una certa preoccupazione i frequenti dibattiti sul patriarcato e il riaffiorare, in alcuni ambienti, di ideologie retrograde e antiprogressiste.”
Gallina vecchia fa buon brodo è certamente un racconto confezionato (anzi: cucinato... è il caso di dirlo!) con efficacia, che si è piazzato al secondo posto con un distacco minimo dal primo. E non ce ne stupiamo, visto che avevamo già avuto il piacere di scoprire la penna di Francesco Ceffa nel 2022, quando fu finalista al Trofeo RiLL col racconto fantasy umoristico Mezza dozzina di dita mozzate (pubblicato da RiLL nell'e-book Aspettando Mondi Incantati 2022).
Al terzo posto della classifica troviamo un autore pluri premiato nei concorsi RiLLici: Alessandro Izzi, cui RiLL ha dedicato a fine 2024 l'antologia personale Gli occhi della notte.
Il pianto d’argento degli ulivi è una storia che si sviluppa su due “linee narrative”. Da una parte il racconto realista: una famiglia povera di Gaeta (i Cacciamano: padre e cinque figli) decide di partire per gli USA a inizio '900, lasciando dietro di sé la madre, morta poco prima della partenza. Quindi una storia venata di malinconia, nostalgia delle proprie origini, degli affetti perduti... Parallelamente, nella seconda linea narrativa, entrano in gioco fantasmi, riti magici e una janara, cioè la strega della tradizione campana.
Alessandro, è stato difficile sviluppare il racconto lungo queste due direttrici, fino al finale in cui le “rette parallele” - sorprendentemente - si incontrano?
(con una chiusa positiva del tutto inaspettata, per di più) “Il pianto d'argento degli ulivi applica (o, perlomeno, ci provo) il principio di eclissi del narratore caro a Verga e ai veristi. Da questo punto di vista, l'individuazione di due linee narrative è in qualche modo più nell'intenzione del lettore che in quella del testo o dell'autore. Mi spiego meglio: il racconto è ambientato quasi interamente a Gaeta, ultima roccaforte borbonica a cadere prima dell'Unità d'Italia. Siamo nei primi anni del '900 e la realtà locale è stata poco o punto toccata dai principi dell'Illuminismo. Le credenze popolari costituiscono, per questo, l'ossatura di tutti i personaggi che, in coro, si prendono l'onere di narrare le varie vicissitudini della famiglia Cacciamano e tutti, nessuno escluso, credono nel soprannaturale. Per loro il soprannaturale è vero ed è un fatto della Storia, come la tempesta che affonda i pescherecci. Insomma, il viaggio verso gli Stati Uniti ha per loro la stessa solidità di un fantasma che sbatacchia le catene: sono tutti e due parte di questo mondo, fanno parte della stessa linea narrativa. Siamo noi lettori contemporanei a cercare una distinzione tra questi due piani.
“Nello scrivere, fedele al principio di regressione, ho raccontato quello che i personaggi vivono, dal loro punto di vista e in questo la narrazione è lineare, piana e di una semplicità disarmante, perché semplice è il modo di raccontarla di Aristide o di Luca o di Sora Aldina, che si avvicendano nel presentare i loro pezzetti di vissuto, senza mai essere alla ricerca del colpo di scena ad effetto.
“Nello scrivere non ho sentito la frattura tra i due momenti, ma non mi stupisce che i lettori la sperimentino. Mi fa piacere, anzi, che questa particolarità del racconto possa aprire la porta a possibili riflessioni su quanto ho scritto.”
Il pianto d'argento degli ulivi, terzo classificato al 30esimo Trofeo RiLL, è incluso, oltre che in SI RIPARANO MACCHINE DEL TEMPO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni, anche nell'antologia Gli occhi della notte, che raccoglie dieci racconti dark/ horror di Alessandro Izzi. Siamo stati felici di ricevere il racconto per l'edizione del trentennale del nostro concorso, e non abbiamo perso l'occasione per inserirlo anche nel volume dedicato alle storie dell'amico Alessandro!!
(ricordiamo che Gli occhi della notte è disponibile come libro presso RiLL, su Amazon, Mare Magnum, Toscana Libri, Delos Store; a breve uscirà anche l'e-book, sia in formato kindle, su Amazon, sia in formato epub, su KOBO, La Feltrinelli e Mondadori Store).
In quarta posizione troviamo Tir Blu Klein, firmato da Matt Briar, autore con già molte pubblicazioni all'attivo e in passato vincitore del premio Hypnos.
Si tratta di un racconto di suspense, che intreccia la banalità dei gesti e delle necessità quotidiane con l’eccezionalità di un mistero inesplicabile: un autista viene incaricato di effettuare ogni notte un determinato percorso (fra Bologna e Reggio Emilia) con un camion, rispettando una serie di incomprensibili vincoli (sulla velocità massima, sulla velocità minima, sulla durata di eventuali pause...).Sulla trama non si può dire molto di più (soprattutto: cosa succede quando il camionista fa quel che tutti aspettano, cioè commette un errore?); possiamo però rivolgere a Matt alcune domande che il camionista si sente fare al colloquio per essere assunto, lasciando a lui il piacere di rispondere e introdurci un po’ nel mondo di Tir Blu Klein:
“…il colore del container è blu Klein. Sa chi era Klein? Ha qualche conoscenza su Klein, le sue opere artistiche o la formula di blu di sua creazione? [...] Lei si definirebbe religioso? Le dice niente questa frase: Che l’Impossibile arrivi presto e fondi il suo regno, unifichi il cielo e la terra, dissolva il piano dell’orizzonte?”
...a te la parola, Matt!
“Allora… cominciamo: Yves Klein era un artista francese che, tra le altre cose, ha creato un colore, un particolare tono di blu battezzato International Klein Blue.
“L’idea stessa che si possa brevettare un colore mi ha colpito, e così, scavando più a fondo, ho letto che Klein aveva delle teorie tutte particolari su cui basava le sue sperimentazioni artistiche. Il passo successivo è stato immaginare che le formule di sua creazione avessero una sorta di potere alchemico.
“Quanto alla frase, deriva sempre da Klein, secondo cui la sua tinta di blu doveva appunto unificare cielo e terra, dissolvendo il piano dell'orizzonte. Ho cercato di farla suonare nel modo più biblico possibile. Per quanto mi riguarda, infine, mi definirei un pagano.”
Tir Blu Klein può essere visto come un racconto-esperimento, che porta all’estremo il MacGuffin, espediente narrativo di hitchcockiana memoria: non importa intorno a cosa ruoti la storia, ma che la storia proceda e venga narrata!
…e questa probabilmente è la chiave della sua efficacia.
Con l'ultimo dei racconti premiati, Per le vie di Bonzo-Khan, scritto dal pisano Giuliano Cannoletta (nel 2024 anche vincitore del premio Kipple col romanzo “Marionette”, pubblicato dall’omonima casa editrice), il topos dei viaggi nel tempo torna a fare capolino, anzi, ad essere al centro della narrazione.
La trama è presto detta: un tipo discutibile si muove nei bassifondi di una città (Bonzo-Khan, appunto), in una sfrenata lotta contro il tempo, “sostenuta” dal ricorso a sostanze illegali. La macchina del tempo, in questo caso, è infatti di tipo chimico: è una droga che a ogni sniffata permette di tornare indietro di qualche ora.
Proprio questa trovata è quel che colpisce più nella storia; quindi, Giuliano, la domanda è inevitabile: come nasce questa idea e come sei riuscito a “maneggiarla” nello scrivere il racconto?“L’idea nasce, come mille altre, da un tarlo che mi si è insinuato nella mente. Avevo voglia di scrivere una storia sui viaggi nel tempo, ben consapevole che è un tema su cui si è scritto tutto e di più, per cui cercavo un modo per dare un pizzico di originalità. Ho pensato alla droga che permetteva di tornare indietro nel tempo perché mi sembrava una pista poco battuta e che dava spazio a tantissimi scenari differenti.
“Sul maneggiarla nel modo opportuno devo ammettere che ho avuto qualche problemino, proprio perché i viaggi nel tempo, per quanto appassionanti, rischiano spesso di risolversi in un gran pasticcio. La verità è che stavo sbagliando approccio, perché continuavo a immaginarmi una storia scritta in maniera lineare. Quando sono riuscito a mettere a fuoco la struttura che mi convinceva, partendo dalla fine e risalendo a ritroso nella folle serata del protagonista, il racconto si è praticamente scritto da solo!”
In effetti Per le vie di Bonzo-Khan è un racconto molto scorrevole, che coinvolge il lettore nei suoi avantindrè temporali, alternando il monologo (volutamente sboccato) del protagonista a dialoghi ben calibrati. Particolarmente azzeccato è il personaggio di Scimmia, che mischia il Grillo Parlante e l’armadillo di Zero Calcare e rappresenta, ironicamente, la personificazione dell’espressione gergale “avere la scimmia” (i.e. essere drogato e cercare di procurarsi una dose).
Oltre al 30esimo Trofeo RiLL, nel 2024 RiLL ha organizzato anche SFIDA: l’annuale concorso gratuito che riserviamo agli autori e alle autrici giunti/e una o più volte in finale al Trofeo RiLL.
Il nome del premio deriva dalla SFIDA che RiLL propone ogni anno: scrivere un racconto fantastico partendo da uno (o più) vincoli esterni, decisi da RiLL di edizione in edizione.
Nel 2024 SFIDA “omaggiava” il trentennale del Trofeo RiLL, chiedendo a ogni autore/ autrice di inserire il numero 30 all’interno del proprio racconto. Inoltre, più importante, le storie dovevano svolgersi “nella notte”, intesa come il periodo fra il tramonto e l’alba, ma anche come qualunque luogo caratterizzato da una stabile condizione di fioca illuminazione e assenza di luce solare (es. un pianeta che mostra solo una faccia al suo sole, e la cui altra metà è sempre nell’oscurità).
Come sempre, i/le partecipanti potevano interpretare liberamente i due vincoli, sia rispetto al genere (fantasy, fantascienza, horror…) sia rispetto alla trama.
I racconti ricevuti sono stati letti e valutati da Alessandro Corradi, Rosario (detto Valerio) Di Marco, Daniele Pagliuca, Alberto Panicucci, che hanno scelto i cinque testi vincitori, tutti pubblicati nell’antologia SI RIPARANO MACCHINE DEL TEMPO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni.
I racconti selezionati nell'ambito di SFIDA sono da sempre vincitori ex aequo, visto che il concorso mette in palio la pubblicazione sul Mondi Incantati dell'annata.
Pelerìn, della brianzola Michela Lazzaroni, però, ha ricevuto il premio speciale Lucca Comics & Games: un riconoscimento che dal 2008 il festival attribuisce a quello che individua come il migliore fra i testi vincitori di SFIDA.
(nella foto: Michela Lazzaroni insieme a Emanuele Coltelli, responsabile della Sala "Giovanni Ingellis" di Lucca Games, che l'ha premiata a nome del festival)
Pelerìn è una storia di grande atmosfera e pathos, che ruota intorno ai “ritratti d’ombra”, capaci di immortalare in una fotografia l’anima e i desideri profondi delle persone. Non si può dire troppo sulla trama, basti dire che tutto inizia quando, una notte, una madre porta la figlia, una bimba decisamente difficile, all'accampamento dei Pelerìn (di passaggio in città e definiti “venditori d'incanto”).
Michela, prima di tutto: chi sono i misteriosi Pelerin che danno il titolo al racconto?
“L’ispirazione per i Pelerìn arriva dai racconti di mia nonna, ragazzina nel dopoguerra in una brianza bombardata. In paese si conoscevano tutti, mentre ogni tanto, da fuori, arrivavano degli ambulanti che vendevano specialità molto settoriali: c’era il signore delle rane, quello della granita, quello delle fotografie. Ai suoi occhi di ragazzina erano esotici e misteriosi.
“Con i Pelerìn ho voluto portare all’estremo questo concetto del mistero e dell’estraneità, facendoli diventare creature nomadi notturne dagli occhi gialli, ma che a ben guardare tanto estranei non sono.”
Come dicevo, il racconto gira intorno a un ritratto d'ombra, espressione che a pensarci è un po' una contraddizione in termini. Vuoi parlarci di questa tua invenzione?
“Il vincolo di SFIDA chiedeva di costruire un racconto che si svolgesse interamente di notte. Ho riflettuto quindi per opposti, sulle cose che hanno bisogno di luce per esistere. Il concetto di fotografia si prestava bene a essere sovvertito: da disegno di luce, secondo l’etimologia, a ritratto d’ombra, una sorta di dagherrotipo che ha bisogno del buio per essere scattato.
“Per la fotografia bisogna stare fermi, per il ritratto fatto dai Pelerìn ci si può muovere. Per la fotografia si può scegliere una posa, il ritratto d’ombra sceglie una posa al posto tuo. La fotografia mette in luce le apparenze, quel che si vede, mentre il ritratto d’ombra opera su un piano più profondo, misterioso, e mostra come le persone sono veramente, i loro desideri e i loro segreti.
"Penso che al buio sia più facile essere sinceri.”
Pelerìn ci conduce in un mondo notturno vicino a quello che conosciamo, e quindi familiare, ma allo stesso contaminato da inattesi elementi fantastici.
In un certo senso, lo stesso si può dire per Eucantia, di Davide Emanuele, un racconto distopico che parla di fate e della loro (molto particolare) interazione con gli umani. È una storia in cui è assai importante l’ambientazione: la zona del Lago Maggiore e dintorni (addirittura, il racconto contiene dei passaggi in dialetto, e in qualche caso per renderli comprensibili abbiamo messo delle note a piè di pagina).
Quindi, a Davide Emanuele non possiamo che chiedere di spiegarci il perché di questa location...
“Molto semplicemente: perché amo quelle zone. La punta più settentrionale del Piemonte, quella stretta tra la sponda del Lago Maggiore e il massiccio del Monte Rosa, è un pezzettino di mondo incredibile. Un fazzoletto di terra pieno di Storia, storie e paesaggi diversi. Può non sembrare, ma è anche una terra di confine. Le sponde dei laghi sono piene di torri di segnalazione, rocche abbandonate, castellacci e case forti.
“Le terre paludose dove inizia la storia, i Lagoni di Mercurago o le marcite del Varesotto che costeggiano il lato sud-est del Lago Maggiore, non potrebbero essere più grimdark. Le Isole Borromee sono perfette per un romantasy, la Rocca di Angera e i panorami alpini hanno scritto nel granito high fantasy.
“Per mia sfortuna, però, sono proprio scarso nello scrivere fantasy, quindi ho semplicemente pensato a una storia cyberpunk, a cui ho tolto la corrente elettrica (se escludiamo il computer ad anguille).
“La mano dell’uomo durante lo scorso secolo non è stata gentile con queste zone, penso all’abbondanza di acqua che ha fatto fiorire il mercato delle rubinetterie, che per decenni ha sversato cromo nel Lago d’Orta, o alla recente tragedia della Funivia del Mottarone (a cui accenno quando Eucantia, la protagonista, riparte da Stresa). Insomma, una terra unica, con ferite profonde, che forse la rendono ancora più bella e forte.
“Il dialetto è stata una scelta obbligata per trovare una lingua magica, ma contestualizzabile in una storia breve; soprattutto, volevo portare il più possibile di questi posti in un mondo, per quanto cupo, fantastico. Eucantia, quella vera, la figlia di una donna con cui lavoravo molti anni fa, sta leggendo proprio in questi giorni l’antologia e spero tanto che il racconto che porta il suo nome le piaccia!”
Sicuramente l’ambientazione di Eucantia riesce ad essere, insieme, familiare (per la sua assoluta italianità) e straniante (visti gli stravolgimenti immaginati). Al di là dei vincoli imposti dal concorso, la sfida del racconto, che riteniamo sia stata vinta dall'autore, era quella di “tenere insieme” i tantissimi elementi di world building, necessari per definire il contesto in cui si muove Eucantia, ma impossibili da sviscerare nel contesto di una storia breve.
Proseguendo con i racconti di SFIDA 2024, troviamo Il treno per le stelle, del molisano Alessio Di Lallo (per la precisione: il primo molisano che abbiamo il piacere di premiare e pubblicare in uno dei nostri concorsi!).
Il treno per le stelle è una storia di fantascienza, che si regge su due elementi: da una parte, una Terra devastata, uno scenario quasi post apocalittico, causato da guerre a non finire; dall’altra, le intelligenze artificiali, potenti e pericolose. Nel mondo che il racconto tratteggia, l’Umanità è totalmente soggetta a un’intelligenza artificiale, la Mente, dalle inimmaginabili capacità…In questo contesto futuristico, colpisce che buona parte del racconto si svolga in un treno (un mezzo di trasporto che tutti conosciamo!), che attraversa l’Italia da nord a sud. Questo permette ai personaggi di vedere dal finestrino quel poco che resta del nostro paese (e fa un certo effetto); inoltre, favorisce l’interazione fra i due protagonisti (un uomo e una donna all’inizio sconosciuti, e poi via via più “intimi”).
Ecco, Alessio, vorrei chiederti di parlarci di questa scelta…
“Era una vecchia idea, quella di ambientare una storia su un treno.
“È qualcosa che mi ha sempre affascinato: un microcosmo temporaneo in cui convivono corpi e anime, talvolta chiusi ciascuno nella propria dimensione, talvolta innescando dinamiche relazionali inaspettate, scambi, attriti e - perché no? - intimità.
“Ho pensato che questo racconto fosse l’occasione giusta per farlo, anche perché - parlando di una deportazione di massa - mi permetteva di evocare un altro tipo di treni, quelli dei nazisti, raccontati in modo straordinario da Vasilij Grossman in Vita e destino, romanzo che stavo leggendo mentre scrivevo Il treno per le stelle.”
Il quarto racconto vincitore di SFIDA 2024 è XXX, di Valentino Poppi, che prende il titolo dal nome di un locale a luci rosse. È una storia scandita dai viaggi dell’auto del protagonista, un tassista coinvolto in un’avventura ben più grande di lui, e che si ritrova ad avere a che fare con la creatura della notte per eccellenza: una vampira.
Valentino, vorrei chiederti come hai “costruito” il racconto, che è un meccanismo che funziona alla perfezione, sia a livello di trama e di ritmo che di “tocchi d’autore” sparsi qua e là (ad esempio, il tormentone sul perché il locale si chiami XXX). Si percepisce chiara, leggendo, un’abilità da piccolo orologiaio (o da ingegnere, se preferisci, visto che in effetti lo sei)…“In questa storia ho voluto stravolgere la concezione classica dei vampiri per inserirli in un contesto attuale: hanno bisogno di spostarsi in aereo o in taxi, hanno la tessera sanitaria, frequentano i locali come tutti. Sono una minoranza, e sono discriminati perché diversi.
“La loro vita notturna si combina bene con la frequentazione dei quartieri a luci rosse; quindi, il doppio significato di XXX come riservato agli adulti e 30 in numeri romani è venuto spontaneo come nome per il locale citato nel racconto. Un po’ più complesso è stato descrivere le interazioni in un bordello senza scadere nel volgare, adattando il linguaggio e l’atteggiamento dei personaggi al contesto, ma senza eccedere.
“Quanto al vero significato del perché il nome del locale sia proprio XXX, lo spiega più volte con il suo charme la creatura della notte protagonista, ma ogni volta resta il dubbio sulle sue parole, perché, come dice il tassista che l'accompagna, i vampiri ti incantano proprio per farti credere ciò che vogliono.”
In effetti XXX è un riuscito racconto metropolitano notturno, cesellato nello sviluppo e ricco di dettagli che si apprezzano a ogni rilettura. Onestamente, non potevamo aspettarci niente da meno da un autore come Valentino Poppi, che ha vinto il Trofeo RiLL nel 2017 e nel 2020, e alle cui storie RiLL ha dedicato l’antologia personale Via d'uscita (di cui sono ancora disponibili pochissime copie cartacee, oltre che l'e-book).
A chiudere la sezione SFIDA del Mondi Incantati del 2024 è Interno notte: controcampo, di Alessandro Izzi (che quindi piazza due racconti nell’antologia, una doppietta non da poco!).
È una storia piena di “ingredienti”: in primis, è un racconto che parla con ironia del mondo dei concorsi letterari (Trofeo RiLL incluso); inoltre, parla del processo di creazione delle storie e della (non) democraticità dell’ispirazione. In un certo senso, nelle sue pagine si sente l’eco dell’uno vale uno, applicato però all’ambito della scrittura.
Ma tu, Alessandro, cosa avevi in mente di scrivere, quando hai scritto questa storia?“Cominciamo con lo sfatare un mito: non è detto che l’interpretazione dell'autore sia per forza quella giusta, o quella autentica. Spesso e volentieri gli occhi di chi scrive sono ottenebrati da intenzioni, pensieri, idee che esulano dall’orizzonte di un testo che, da un certo punto in poi, prende vita e se ne va sulle sue gambe, nella direzione che ritiene più opportuna. Spesso è proprio il lettore ad avere la visione più piena di un testo.
“Nel caso di questo racconto, io ero partito da un’idea molto cinematografica, scrivere un vero e proprio controcampo a Il pedone di Bradbury, un racconto che faccio spesso e volentieri leggere ai miei studenti di seconda superiore. Sicché ho giocato a immaginare una storia che si incrocia, per un breve secondo, con quella immaginata dall'autore di Fahrenheit 451. Il tema è, quindi, quello di una società che ormai fa a meno dei libri, ma, mentre il racconto originale metteva al centro le vicende di uno sfortunato scrittore che ha l’ardire di passeggiare la notte, il mio narra di un consumatore di storie per immagini chiamato, suo malgrado, a immaginare le vicende di una nuova serie TV, di genere fantascientifico. Per Bradbury l’incubo era la televisione, io sono figlio di un mondo che ha conosciuto Netflix, lo streaming, il video on demand.
“La cosa che più mi ha colpito è che, quanto più scrivevo e aggiornavo lo spunto dello scrittore americano, tanto più rilevavo l’attualità delle sue preoccupazioni (anche se, a leggerlo oggi, Il pedone non può non apparire un po' datato). E poi c'era il vincolo sul trentennale del Trofeo RiLL, che ha fatto il resto e ha riempito le pagine di ironia e qualche sorriso. Elementi necessari per non angosciarci troppo al pensiero di quanto le intelligenze artificiali stiano soppiantando l’uomo, soprattutto su certi versanti di scrittura. Pensa solo a quanti temi devo annullare a scuola ogni anno, perché gli studenti credono sinceramente che un programma possa far meglio di loro...”
Concludiamo con questa risposta di Alessandro Izzi l’intervista collettiva agli autori e alle autrici selezionati da RiLL per l’antologia SI RIPARANO MACCHINE DEL TEMPO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni (collana Mondi Incantati, ed. Acheron Books, 2024).
Speriamo che le loro risposte vi abbiano colpito, e fatto venir voglia di leggere il libro.
Dopodiché, comunque e come sempre… la parola ai lettori/ lettrici!
È possibile acquistare SI RIPARANO MACCHINE DEL TEMPO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni direttamente da RiLL, al prezzo speciale di 10 euro (spese postali incluse), oltre che su Amazon, Mare Magnum, Toscana Libri, Delos Store (al prezzo di 10 euro, più spese postali).
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Le foto di Alessio Di Lallo, Davide Emanuele e Valentino Poppi sono state gentilmente fornite dagli interessati.
Tutte le altre foto (scattatate alla premiazione del 30esimo Trofeo RiLL, a LCG 2024) sono di Nicola Catellani, salvo quella di Michela Lazzaroni (scattata sempre alla premiazione del 30esimo Trofeo RiLL, a LCG 2024, da Marco Primarosa).