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L'intervista propostaci nell'aprile 2005 da Valentina Vellucci di All Casting, mensile di informazione dedicato al mondo dello spettacolo, è stata in un certo senso un'occasione unica (e inattesa) di ripercorrere tutta la storia di RiLL (oltre che un ottimo punto di contatto con un vasto pubblico: la rivista va nelle edicole e tira più di 10.000 copie).
Per questo ringraziamo la gentilissima Valentina e vi lasciamo alle sue domande e alle risposte del RiLLino Alberto Panicucci.
“…e che i Riflessi divengano Raggi!”. E’ questo il motto di RiLL, un gruppo di ragazzi romani che partecipava, nei primi anni ’90, ai Campionati Nazionali di Dungeons & Dragons. Oggi questo gruppo è giunto alla XI edizione del concorso letterario Trofeo RiLL, trampolino di lancio per molti giovani talenti.
Nel settembre del ‘92 ha visto la luce la loro rivista amatoriale (fanzine), attiva a 360 gradi fra cultura e giochi di ruolo, premi letterari e manifestazioni formative, spaziando da Expocartoon alla Fiera Internazionale del Fumetto e del Gioco di Lucca (Lucca Comics & Games). RiLL ha vinto nel 1994 e 1995 il KAOS Awards come miglior rivista amatoriale di giochi di ruolo italiana: da qui la conquista di un nuovo pubblico.
Di anno in anno i “RiLLini” hanno lavorato per ampliare le collaborazioni in ambito letterario, attivando una fitta di rete di associazioni culturali e riviste, al fine di dare la possibilità a giovani e aspiranti scrittori di farsi conoscere.
Alberto, parlaci un po’ di RiLL, della sua storia, del suo significato, per presentarvi a chi ancora non vi conosce.
RiLL è un gruppo di amici, un’associazione, se vogliamo, che da oltre dieci anni opera nei campi della Letteratura Fantastica e del Gioco. Riflessi di Luce Lunare era il nome della nostra squadra quando, all’inizio degli anni ’90, partecipavamo ai Campionati Nazionali di Dungeons & Dragons, il primo gioco di ruolo, di ambientazione fantasy.
Dal contatto col mondo dell’associazionismo ludico nacque la voglia di metterci in gioco, in modo nuovo e diverso da quanto fatto sino a quel momento.
All’inizio e per lungo tempo il perno della nostra attività fu la pubblicazione di una rivista amatoriale dedicata ai giochi di ruolo e alla “cultura ludica”. Il nome della fanzine era RiLL, acronimo di Riflessi di Luce Lunare, e la nostra avventura editoriale è durata otto anni e 17 numeri, sino al novembre 2000, quando a Lucca Games (la più importante manifestazione italiana del settore) presentammo il numero 15, uno speciale di quasi 60 pagine, fatto in tipografia e col prezzo speciale di 1000 lire, un vero e proprio omaggio di addio ai nostri lettori, che nel tempo ci avevano letto, sostenuto e anche più volte votato come migliore rivista amatoriale italiana.
Da allora la nostra attività principale è il Trofeo RiLL per il miglior racconto fantastico, un concorso con cui cerchiamo di dare spazio ai tanti scrittori esordienti che ci sono nel nostro paese. Il Trofeo prende il nome dalla rivista, che lo bandì per la prima volta nel 1994, ed oggi ne è in qualche modo la continuazione… va sottolineato comunque come il premio non è mai stato solo rivolto ai giocatori di ruolo, ma ha sempre guardato a tutto il mondo degli appassionati del Fantastico.
RiLL è l'acronimo di Riflessi di Luce Lunare: un nome magico. A cosa è legato?
La scelta del nome, per un qualunque gruppo, è sempre un passaggio molto delicato… e maledettamente complicato, diciamolo!
Nel nostro caso, ricordo che discutemmo molto a lungo e senza risultato… poi sul dizionario di Latino (eravamo tutti liceali, allora) trovammo un’espressione di Seneca, “ad lunam”, tradotta come “alla luce della luna”, e da lì...
Una bella storia quella del RiLL, quasi un racconto fantastico. Cos’è cambiato dai tornei di Dungeons & Dragons alla XI edizione del Trofeo RiLL?
Prima di tutto, purtroppo e per fortuna, sono passati molti anni… quasi 15, ormai. E naturalmente anche le nostre vite e le nostre passioni sono cambiate, anche se ancor oggi esiste una cosa che ci unisce che si chiama RiLL.
Credo che, guardando alla storia di RiLL, sia possibile trovare un filo rosso che lega tutto quel che abbiamo fatto… certo, curare una rivista amatoriale di giochi di ruolo è diverso dall’organizzare un premio letterario, ma se non ci fosse stata la fanzine non sarebbe nato il concorso, e prim’ancora non sarebbe venuta l’idea della rivista se non fossimo stati degli appassionati di giochi di ruolo. Tutto si tiene, diciamo così… e la conferma più evidente viene dal Trofeo RiLL: nella nostra giuria ci sono autori di giochi e scrittori, il che sembra riportare a passioni ed esperienze diverse, ma in molti casi è saltato fuori che queste persone si conoscevano e avevano già collaborato in passato (e si ritrovano ora insieme grazie a RiLL).
E’ la dimostrazione che esistono molti meno steccati e molti più punti di contatto fra cose apparentemente lontane di quanto normalmente si possa immaginare… e questa è una bella “morale” che possiamo trarre dal Trofeo RiLL!
Quanti di voi all’inizio credevano veramente in questo progetto?
Io credo che all’inizio si vede soprattutto la parte avventurosa del tutto, la passione comune e il fare qualcosa in prima persona, autonomamente. Col tempo si riesce a guardare le cose con più distacco, a valutare meglio la qualità del lavoro che si sta facendo e quindi si finisce per ottimizzare il progetto e per “imparare”.
Devo anche aggiungere che abbiamo avuto la fortuna di incontrare persone che hanno creduto nei nostri progetti: oltre ai lettori e ai partecipanti, ovviamente, non posso non citare la copisteria romana Star Copy, di Michele De Vanna, che a lungo sostenne la nostra fanzine, mettendoci per la prima volta in contatto col mondo dell’editoria ed insegnandoci una mentalità giustamente “imprenditoriale”.
E poi sicuramente la manifestazione internazionale Lucca Comics & Games, dove da sempre si svolge la premiazione del nostro concorso, che insieme al Comune di Lucca ha voluto, nel 2003 e 2004, patrocinare due antologie di racconti collegati al Trofeo RiLL, permettendoci così di trovare degli editori professionisti che hanno realizzato e distribuito nelle librerie italiane i volumi, Mondi Incantati (Novecento GeC, 2003) e Ritorno a Mondi Incantati (Nexus Editrice, 2004).
Come è nato il Trofeo RiLL?
Dalla semplice constatazione che molti giochi di ruolo erano (e sono) di ispirazione letteraria (Tolkien, Dick, Gibson…), e che molti giocatori erano interessati più all’aspetto narrativo che a quello “simulativo” insito in questi giochi.
Da qui nasce il Trofeo RiLL… e devo dire, guardando al mondo ludico, che in qualche modo RiLL ha anticipato una tendenza che si è poi sempre più estrinsecata negli anni successivi, in cui spazio crescente hanno ottenuto i giochi di narrazione, quelli in cui la parte interpretativa e “letteraria” è prevalente (un autore di giochi, nonché sociologo dell’Università “La Sapienza”, Luca Giuliano, che è anche un nostro giurato, parla specificamente di “letteratura interattiva”, nel senso che nel corso delle partite i giocatori interagiscono fra loro creando insieme una storia vera e propria).
Naturalmente un buon giocatore non è necessariamente un buono scrittore, così come un concorso letterario non è un gioco di narrazione… ma questa posizione di RiLL, “al confine” fra due mondi, a noi piace molto, ci pare stimolante e positiva.
Fermo restando, comunque, che per partecipare e vincere il Trofeo RiLL non occorre assolutamente sapere cosa sono o praticare i giochi di ruolo!
[...] Quali sono i requisiti per diventare uno scrittore di successo?
Domanda complicata, anche perché noi organizziamo un concorso letterario, ma non garantiamo il grande successo di pubblico nemmeno a chi vince… perché, semplicemente, non c’è una ricetta per diventare famosi.
Io credo dipenda dal talento, e dalla capacità di avere l’idea (il personaggio, il soggetto) giusta al momento giusto; di sicuro, poi, conta la fortuna, come sempre nella vita.
Rispetto al mondo dei concorsi, infine, mi piace ricordare una cosa che dice sempre un nostro giurato, Massimo Mongai, che dopo aver vinto il premio Urania di Mondadori ha intrapreso la carriera di scrittore: “vincere un concorso è solo questione di tigna!” (testardaggine, per i non romani). Penso sia una buona massima, vera e giustamente smitizzante (gli scrittori sono persone normali, non dei Superman! E lo stesso vale per i concorsi letterari, che vanno presi con un certo gusto ludico, o con un fair play anglosassone, se preferite).
Qual è la prerogativa che vi rappresenta di più?
La testardaggine, di sicuro. Son più di dieci anni che stiamo dietro al Trofeo RiLL, credo sia evidente che abbiamo questa virtù.
Aggiungerei poi anche la fortuna (che ci ha aiutato parecchie volte, magari dopo che noi avevamo avuto una buona idea) e l’umiltà: si può organizzare il miglior concorso del mondo, con i giurati più bravi, e le prospettive di pubblicazione migliori, ma la cosa più importante, la benzina per fare andar avanti tutto sono i partecipanti… senza di loro non si va da nessuna parte. E non conta che siano bravi autori o no, quel che conta è che hanno creduto nel tuo concorso, e solo per questo è dovuto loro il massimo rispetto.
Almeno, noi la pensiamo così.
Che senso può avere oggi ambire a diventare scrittore, in una realtà di guerra e intolleranza?
Prima di tutto, potrei dire che chi scrive, racconta e, proprio in contesti estremi come quelli di cui parli, il ruolo di testimone è uno dei più alti e importanti che si possano ricoprire.
Più in generale, è nell’animo dell’uomo il voler raccontare storie, o magari anche viverle da protagonista … come se la sola vita che ognuno di noi vive non ci bastasse.
Per questo penso che ci saranno sempre scrittori, e ci sarà sempre qualcuno pronto ad ascoltare le loro storie, davanti a un fuoco, una birra, in un teatro, in un libro o al cinema… e per fortuna, direi!
Personalmente, poi, trovo sia molto bello che, con i ritmi di vita forsennati che ognuno di noi conosce, ci siano tante persone che, ostinatamente quasi, riservano uno spazio di espressione a sé stessi, alla propria creatività e fantasia, e lo usano per raccontare storie, anche solo per diletto, per il piacere di farlo, senza essere grandi scrittori (anzi, magari essendo consapevoli di non poterlo diventare) . Anche per questo guardo con grande rispetto ai nostri partecipanti.
I giovani d’oggi sono spesso accusati di essere pigri e ignoranti. Eppure so che la vostra redazione è stata letteralmente inondata di racconti. Allora qualcosa sta cambiando?
Io ho 29 anni, quindi onestamente mi sento giovane anche io.
Non credo che ci sia tutta questa ignoranza e pigrizia, anche se ovviamente non tutti passano il tempo a leggere e scrivere racconti.
Ritengo sia più importante leggere che scrivere, perché come insegnavano le vecchie maestre per scriver bene bisogna leggere, che significa sia imparare (magari inconsapevolmente) trucchi del mestiere, sia “nutrire” la propria fantasia, sia infine creare dentro sé stessi uno spazio di ricordi e personaggi vivi, vivissimi, anche se in realtà “solo” letti in un libro… e proprio da qui può nascere magari lo spunto per una storia.
Questo in qualche misura avviene anche con i giochi di ruolo, che permettono di giocare con la “materia narrativa”, i suoi generi, i suoi cliché, creando avventure fantastiche ed alter ego che le vivono… ma questa è un’altra storia, ovviamente.
Quale messaggio sperate di inviare con il trofeo RiLL?
Come detto, noi speriamo di fare percepire ai nostri partecipanti la passione e la cura con cui svolgiamo la nostra attività. Grazie ad Internet riceviamo molte mail sul Trofeo RiLL o le nostre antologie, e devo dire con soddisfazione che il riscontro è ampiamente positivo.
Molte persone ci hanno detto che ogni anno scrivono un racconto perché sanno che noi lo leggeremo e lo valuteremo con attenzione… credo sia il complimento migliore per chi organizza un concorso, e spero che continueremo a lungo a riceverne.
Oggi siamo invasi da venditori di sogni, in realtà commercianti di illusioni, che talvolta approfittano dei giovani talenti per ottenere dai ragazzi solo soldi o buone idee da sfruttare.
Cosa si può dire a tutti i nostri lettori, a chi magari è incappato in qualche brutta avventura, a chi vorrebbe lasciar perdere perché preferisce fare il calciatore perché “becca” più ragazze o magari è stanco di non sentirsi ascoltato?
Io credo che è bene che ognuno di noi segua e persegua le proprie passioni. Questo ovviamente senza dimenticare la vita reale, in cui non tutto è rosa e fiori e alla fin fine un sistema per mettere insieme pranzo e cena va trovato (e non è detto che sarà l’attività di scrittore).
Però nel tempo libero ognuno è “signore della propria vita”, ed è bene che faccia quel che gli piace. Se poi così decide di partecipare a qualche concorso e magari gli capita di vincerlo e divenire un grande scrittore meglio ancora, no? Ma tanto per cominciare dedichiamoci alle nostre passioni per il piacere di farle, e se poi vien fuori qualcosa di buono (oltre al divertimento)… prendiamocelo tutto!