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Intervista agli autori del XX Trofeo RiLL e di SFIDA 2014 pubblicati nell’antologia "La Maledizione e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni"
di Alberto Panicucci
[pubblicato su RiLL.it nel gennaio 2015]
L’antologia Mondi Incantati del 2014 raccoglie tredici racconti, nove dei quali selezionati da RiLL, attraverso il XX Trofeo RiLL e SFIDA 2014. Come tradizione, dedichiamo agli autori di questi racconti un’intervista collettiva, per approfondire e svelare qualche retroscena su queste storie, per soddisfare e stimolare la curiosità degli appassionati.
Iniziamo parlando dei racconti premiati del XX Trofeo RiLL: l’edizione del ventennale del nostro concorso, che ha visto la partecipazione record di ben 345 racconti (scritti da 286 autrici/ autori).
Su tutti, si è imposto Michele Piccolino, il cui racconto La Maledizione del premio Di Biasio Agresti Salottolo Illiano De Scisciolo dà il titolo all’antologia e sarà presto pubblicato sulla rivista irlandese Albedo One e sull’antologia spagnola Visiones.
La Maledizione del premio Di Biasio Agresti Salottolo Illiano De Scisciolo è un racconto umoristico, che punta forte sulla caratterizzazione etnico-folcloristica: la storia è ambientata nel basso Lazio (dove Michele è nato, vive e lavora), e ha per protagonista un professore universitario chiamato a presiedere la giuria di un rinomato (ma… temuto) premio dedicato alla poesia vernacolare. Un dietro le quinte, quindi, del mondo dei concorsi letterari, ma anche di una precisa parte dell’Italia, tanto che viene da chiedersi dove finisca la realtà e dove inizi la fantasia, Michele…
“Mi stai chiedendo se dalle mie parti siamo davvero così? Siamo mooolto peggio.
Vedi, ho scritto un’antologia di racconti mainstream ambientati a Cavafratte, immaginario paese della Ciociaria ricalcato sulle fattezze del mio, Ausonia. In quelle storie mi sono divertito a scimmiottare vezzi, tradizioni e superstizioni della mia terra. Il libro uscirà l’anno prossimo per la casa editrice Tabula Fati, e ho chiesto a Francesco Grasso (scrittore italiano, due volte vincitore del premio Urania Mondadori per il miglior romanzo di fantascienza, NdP), di scrivere la prefazione. Nel suo intervento il buon Frank, tra le altre cose, mi esortava a scrivere altre storie di Cavafratte e, a mo' di esempio, suggeriva di scriverne una che parlasse di un premio letterario, visto che lui ed io ci siamo conosciuti - e più volte incrociati - in occasione di premiazioni letterarie. A quel punto, avevo l’ambientazione, avevo i personaggi, avevo l’idea di base, quindi è stato facile imbastire il racconto.
Per il resto, credo che il racconto sia la cronaca quasi fedele dello svolgimento di molti premi letterari che si tengono nella penisola; a parte il Trofeo RiLL, naturalmente, si tratta di esperienze, in genere, abbastanza grottesche. E io le adoro.”
Con il racconto secondo classificato si cambia completamente atmosfera, nella migliore tradizione delle antologie Mondi Incantati. Variante Chiusa è il resoconto di una partita a scacchi particolarissima: una partita fra un uomo e una donna che, in un altro momento delle loro vite, sono stati marito e moglie e che, nel momento del racconto, mettono come posta la vita dell’uomo protagonista. Una situazione classicissima, che Alain Voudì sviluppa mescolando gioco, mistero, seduzione….
“C’è stato un periodo della mia vita in cui avrei tanto desiderato che i rapporti di coppia fossero come gli scacchi: ricchi, ma delimitati; stimolanti, ma ordinati; difficili, ma razionali… A ciascuno le proprie illusioni. D’altro canto, l’iconografia della partita a scacchi con la morte è ormai un topos narrativo riconosciuto, in una forma o nell’altra.
Così, in Variante chiusa (che prende il nome da un particolare tipo di partite in cui il gioco di posizione prevale sull’aggressività), ho voluto unire questi due aspetti per evidenziare le analogie tra i dualismi marito/ moglie e vita/ morte.
Ovviamente, nella vita reale non mi sognerei mai di dichiarare che il matrimonio equivale alla morte: per cui, me la cavo brillantemente facendolo affermare a un altro... e per di più in punto di morte.
Un’ultima nota: vista la tematica del Trofeo RiLL, anche la partita che ho scelto per il mio racconto ha a che fare col mondo del fantastico. Si tratta infatti della stessa partita che Stanley Kubrick fa giocare ad HAL 9000 e Frank Poole, in 2001: Odissea nello spazio. HAL vince la partita, ma alla fine un umano lo spegne. Evidentemente, nemmeno vincendo a scacchi si può sfuggire per sempre alla Morte.”
Sul gradino più basso del podio troviamo La distanza fra le eternità, di Massimiliano Malerba. Un racconto che immagina gli oscuri retroscena di un conclave, nel quale l’analisi statistica viene usata per la scelta del nuovo Papa. Un’idea forte, e decisamente originale, Massimiliano…
“Quando lavoravo per una multinazionale di servizi di consulenza aziendale, mi occupavo proprio di sviluppare progetti di business intelligence e data mining. Gli algoritmi che applicavamo permettevano di prevedere qualsiasi cosa: andamento del mercato, fabbisogno dell'energia elettrica, preferenze dei consumatori. E allora, mi sono detto, perché non usare questi metodi matematici per cercare il Divino sulla Terra? Mi affascina l’idea che, sotto determinate condizioni al contorno (come dicono i matematici) si possano poi derivare conclusioni affascinanti e drammatiche.
E, se applichiamo questo concetto alla religione, che di per sé sarebbe un campo lontanissimo dai crismi della ragione, otteniamo l’idea alla base del racconto, che porta all’estremo il principio dell’analisi previsionale per riuscire a trovare... il successore di Cristo!
Come spesso succede nei miei racconti, tuttavia, le cose non vanno proprio come previsto, e i personaggi si muovono su diagonali assolutamente pericolose. Il concetto non è nuovo, già diversi autori lo hanno usato (Ballard, Clarke per citare due che a me piacciono un sacco), ma io ho provato a infilarci qualcosa di nuovo. Inoltre, questa idea non è banale da condensare in un racconto breve, quindi scrivere La distanza tra le eternità è stata una bella sfida.”
Quarta classificata al XX Trofeo RiLL è la friulana Ilaria Tuti, autrice di Above ®: un racconto che parla di tecnologie futuristiche, di ingegneria genetica, e di problemi etici che forse un giorno dovranno davvero essere affrontati. Ma non solo: Above ® è un racconto di fantascienza in cui l’elemento emozionale è (sorprendentemente?) centrale, e in particolare il tema dell’essere/ sentirsi parte di una famiglia… dico bene, Ilaria?
“La famiglia è sempre al centro della vita di una persona, nel bene e nel male. È un’entità in continuo mutamento e già quella di ora non si rispecchia più nei canoni di quella che era, per esempio, cinquant’anni fa. Mi chiedo come sarà in futuro, su quali valori poggerà e che caratteristiche dovrà avere per sopravvivere a un sistema di vita che ci vede sempre più satelliti solitari.
L’ingegneria genetica che ho ipotizzato nel mio racconto complicherebbe ancora di più le cose, proponendo legami di sangue più estesi, ma meno sentiti a livello emozionale, mentre quello di cui il mondo avrebbe bisogno, a mio parere, è l’esatto contrario: una solidarietà che travalichi il concetto di famiglia odierno, molto circoscritto, e che torni a essere quella dei nostri nonni, che avevano ben chiaro il concetto di comunità.”
Il racconto di Ilaria gira proprio intorno alla (ri)scoperta di questi legami fra le persone, “nonostante” la diffusione di tecnologie sempre più avanzate sembri relegarli sullo sfondo…
Gli effetti del crescente ricorso alle tecnologie sono anche alla base del racconto quinto classificato: La Tessera, del padovano Luca Simioni. Un racconto che prende le mosse dall’attuale crisi economica e del lavoro, e che propone un panorama futuristico su… come potrebbe andare a finire. Il bravo Luca lo presenta così:
“Non mi sento a mio agio nei panni del profeta di sventura, ma l’intento era proprio quello: osservare la realtà di oggi attraverso la lente deformante del fantastico. Ho provato ad immaginare non l’apocalisse e la fine del mondo, ma semplicemente la fine della produzione, almeno secondo i canoni che tutti conosciamo, divertendomi a realizzare, in chiave ironica, il sogno di milioni di operai, impiegati o artigiani: non dover più lavorare per vivere. In La Tessera il mondo senza lavoro non è però il paradiso terrestre che molti immaginano, perché la mancanza di obblighi e di doveri quotidiani ha ricadute sociali che vanno al di là dell’inoccupazione in sé. Il periodo di improduttività forzata che ho personalmente vissuto mi ha fatto notare la difficoltà di molta gente nel gestire il proprio tempo in autonomia, e il racconto ha preso le mosse proprio da questa considerazione... Forse è proprio vero che, se Dio vuol punire un uomo, allora fa realizzare i suoi desideri.”
Oltre al XX Trofeo RiLL, nel 2014 RiLL ha bandito anche SFIDA: un concorso gratuito che, dal 2006, riserviamo agli autori giunti almeno una volta in finale al Trofeo RiLL, e che mette in palio la pubblicazione nel Mondi Incantati annuale.
Con SFIDA, RiLL chiede ai partecipanti di scrivere un racconto fantastico che rispetti uno o più vincoli, stabiliti di edizione in edizione. Per il 2014 la SFIDA consisteva nell’inserire un sonetto (una struttura poetica conosciutissima, largamente utilizzata nella letteratura italiana ed europea) nel proprio racconto, mischiando così prosa e poesia. Un vincolo decisamente SFIDAnte e che ha sicuramente influenzato le storie che abbiamo ricevuto…
Fra i 16 testi partecipanti, che sono stati letti e valutati in forma rigorosamente anonima (come succede al Trofeo RiLL, del resto), RiLL ha scelto quattro racconti, opera rispettivamente di Giulia Abbate, Davide Carnevale, Alberto Cecon e Roberto Fogliardi: i vincitori (ex aequo) di SFIDA 2014.
Il racconto di Davide Carnevale, però, ha ricevuto il premio speciale Lucca Comics & Games: un award che la direzione del festival assegna ogni anno a quello che ritiene il migliore dei testi vincitori di SFIDA.
La Crepuscolo degli Dei è un racconto di fantascienza che ruota intorno a tre elementi: un’astronave, il suo comandante e, più lontano, il vecchio maestro del comandante. Un soggetto (diciamo così) molto space-opera, molto militare, molto racconto di mare… ma, diversamente da questi modelli, è tutto al femminile: l’intelligenza artificiale dell’astronave, la comandante, la vecchia maestra.
Perché questo capovolgimento, Davide?
“In parte proprio perché tutti i generi di cui parli sono tradizionalmente molto maschili, e volevo provare a creare qualcosa di diverso. È stata una sfida nella SFIDA per me, che non avevo mai provato a calarmi così tanto in un personaggio femminile: il racconto è in prima persona, quindi tutto è visto con gli occhi della protagonista e il perno del racconto sono i suoi ricordi, cioè il suo modo (femminile) di ricordare e rivivere psicologicamente il suo rapporto con l’astronave e gli altri personaggi. Il tema antico del ricordo e dell’abbandono, del resto, credo abbiano da sempre una profonda voce femminile…
Ma, detto questo, l’idea della storia mi è venuta osservando il rapporto della mia fidanzata con il suo cane, il loro bisogno reciproco e l’affetto genuino che si può provare per qualcosa che non è umano ma a cui diamo tutte le caratteristiche dell’umanità. Questo è esattamente quello che ho voluto riproporre raccontando la storia di una giovane donna e della sua astronave.”
Anche il testo di Giulia Abbate, Frammento n. 83, è di fantascienza: è, per la precisione, un estratto da un saggio sulla letteratura aliena contemporanea. Un modo davvero molto originale per raccontare la storia della (futura) relazione fra il popolo degli Esseni e noi umani… e per riflettere (guardando all’oggi) sulle relazioni fra le cosiddette "civiltà avanzate" e le cosiddette "civiltà primitive".
Spiega meglio l’autrice:
“Il mio racconto è un estratto da un saggio sulla letteratura aliena contemporanea. Il capitolo riportato con il nome di Frammento n. 83 tratta una civiltà aliena dal destino particolare, che ci ha lasciato un unico, singolo sonetto. Il resto del trattato lo manderò al XXI Trofeo RiLL!
Scherzi a parte, dietro questa scelta c’è sia una decisione contingente, sia una poetica. Ho scelto di usare il vincolo di SFIDA come centro pulsante del mio testo: sono partita proprio dal sonetto, che doveva essere una storia a sé e racchiudere un mistero. A questo ho aggiunto la mia visione della fantascienza. Evito olorobottoni quantici e mi concentro sempre su questioni calde: sociali, ecologiche, umane nel senso più alto e più sofferto del termine. Ogni mio racconto è una storia vera portata all’estremo.
Ogni mio racconto è una domanda pressante. La risposta sta al singolo lettore. E a volte, come in questo caso, non è facile né gradevole.”
Con Il morbo delle grotte, di Roberto Fogliardi, cambiamo genere: si tratta di una storia horror, ambientata ai giorni nostri, fra il Sud Africa e le Marche. Ed è anche il racconto che ha utilizzato il vincolo del sonetto in modo forse più sorprendente, ricorrendo ai versi del poeta dialettale sardo Montanaru per parlare dell’epopea dei minatori italiani nel Sud Africa degli anni ’50 (per la precisione: Antioco Giuseppe Casula, detto Montanaru, è stato uno dei più importanti poeti del XX secolo in lingua sarda, in particolare di quella logudorese, cioè dell’area centro-settentrionale dell’isola).
Roberto ci svela l’origine della sua ispirazione:
“Abito ad Ancona, nelle Marche, ma viaggio molto per lavoro e in passato ho trascorso diverse settimane a Johannesburg.
In entrambi i continenti ho avuto modo di raccogliere storie, scenari e suggestioni che cercavano solo di incastrarsi, come tessere di un puzzle, per diventare l’ambientazione di un’opera compiuta. Ad esempio, la Wonder Cave del Lion Park, che ancora oggi nasconde i cadaveri dei minatori italiani morti per il grisù, abitata da pipistelli diarroici che si aggirano attorno a stalattiti e stalagmiti, versioni in miniatura dei colossi di Genga (stallattiti e stalagmiti site nelle Grotte di Frasassi, in provincia di Ancona, NdP).
Tuttavia, mancava ancora un ingrediente per completare la ricetta, e così il racconto è rimasto una bozza amorfa per quasi dieci anni, finché non ho letto il bando di SFIDA e il vincolo del sonetto. Allora è scattata la molla.
Quando ho dovuto focalizzare un minatore ho pensato subito al Sulcis, in questo periodo tristemente noto per crisi, licenziamenti e proteste. E, riflettendo sui minatori sardi, la scelta di Montanaru è stata immediata e conseguente. Ho scoperto Antonio Casula, detto Montanaru, alcuni anni fa, facendo ricerche sul dialetto sardo per il romanzo Il sangue non è acqua (firmato dal collettivo Paolo Agaraff, di cui Roberto è membro, e edito nel 2006 da Pequod, NdP). I suoi versi, forti e malinconici, mi sono sembrati perfetti per dare corpo e voce all’evanescente e sdentato deuteragonista del mio racconto.
Insomma: questa storia aspettava solo SFIDA per poter uscire dalla grotta e venire alla luce!”
Siamo molto felici che SFIDA 2014 abbia aiutato Roberto a riprendere e concludere il suo racconto, e poi di averlo pubblicato. E lo stesso possiamo dire per Alberto Cecon e il suo Il vento di Vanoor: la storia (struggente) di un popolo che ha perso il proprio pianeta, e vaga per la galassia ricordandolo... e questo ricordo è espresso in forma musicale (oltre che poetica), facendo quindi del sonetto la “forma” del canto di un popolo. Una bellissima idea, Alberto…
“Mi sono sempre piaciute le melodie e i testi che, indipendentemente dal genere musicale (pop, rock, metal o altro), trasmettono un senso di malinconia e struggimento. Mi piaceva quindi l’idea di un popolo nomade che, scappando da una patria del resto mai conosciuta, trova nei canti trasmessi di padre in figlio il fulcro di un’identità, peraltro abbastanza labile. Un modo per dire che siamo noi stessi a crearci i nostri miti.
Il motivo principale del racconto in realtà era slegato da SFIDA (e antecedente al concorso), ma la richiesta di inserire un sonetto (trovata molto intrigante, in un’epoca in cui la poesia sembra essere appannaggio dei soli appassionati o intenditori) è stata il propellente che mi ha spinto a concludere questa storia. E, a dire il vero, il sonetto rappresenta la voce dei Dracontiani (gli abitanti del pianeta dove infine il popolo nomade si stabilisce, NdP), mentre i protagonisti recitano ripetitive, ossessive strofe di ottave, che vorrebbero esprimere la vacuità del loro ricordo.”
Concludiamo con la risposta di Alberto Cecon l’intervista collettiva agli autori selezionati da RiLL per l’antologia La Maledizione e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni (ed. Wld Boar, 2014).
Speriamo che le loro parole vi abbiano incuriosito, e fatto venir voglia di leggere il libro.
Dopodiché, comunque e come sempre… la parola ai lettori!
È possibile acquistare l'antologia direttamente da RiLL, al prezzo speciale di 8 euro (spese postali incluse).
Note:
Le foto della premiazione del XX Trofeo RiLL pubblicate in questa pagina sono di Massimiliano Malerba.
La foto di Massimiliano Malerba è di Eva Vergara.
Le foto di Giulia Abbate, Alberto Cecon, Roberto Fogliardi e Ilaria Tuti sono state gentilmente fornite dagli interessati.