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Intervista a Davide Camparsi, l'autore vincitore del XXI Trofeo RiLL
degli studenti del corso di Advanced Italian del Bowdoin College (Maine, USA)
[pubblicato su RiLL.it nel dicembre 2015]
Ogni anno, tradizionalmente, pubblichiamo su RiLL.it un’intervista all’autore vincitore del Trofeo RiLL, che per il 2015 è Davide Camparsi, autore di “Non di solo pane”: un racconto che immagina che Dio scenda sulla Terra e, fra le altre cose, che una sera vada a cena da una famiglia di Verona (il racconto, inoltre, dà il titolo all'antologia 2015 della nostra collana Mondi Incantati).
Grazie all’intervento di una dei giurati del Trofeo RiLL, Arielle Saiber, il bravo Davide è stato intervistato in modo davvero unico: Arielle infatti è professore associato di Italiano al Dipartimento di Lingue Romanze del Bowdoin College (università privata del Maine, Stati Uniti), dove da oltre dieci anni tiene corsi sulla Letteratura Italiana. Arielle ha fatto leggere “Non di solo pane” agli studenti della sua classe di Advanced Italian, che lo hanno molto apprezzato e si sono mostrati desiderosi di conoscere l’autore: un autore “verace, vivo, e pure italiano!”
E così, grazie anche a Skype, gli studenti di Arielle hanno incontrato Davide Camparsi e lo hanno sottoposto al fuoco di fila delle loro domande, poste dall’altro lato dell’Oceano.
Non avremmo mai potuto immaginare un’intervista migliore!
Ed ecco qui quell’intervista-chiacchierata, ricostruita per RiLL.it…
Lei è religioso, cattolico? Crede in Dio? Oppure con Non di solo pane sta criticando le cose cattoliche? (es.: nel racconto Dio non può fare tutto…).
Pensa che, se Dio esistesse, sarebbe un alieno? (in altri termini: pensa che il nostro mondo/ l’universo come lo conosciamo sia il prodotto di un’entità extraterrestre)?
Nei giorni buoni credo in qualcosa che però non per forza coincide con il Dio cattolico, anzi, anche se questa è la religione tradizionale della mia famiglia. Nei giorni meno buoni... spero che non tutto vada perduto con la morte.
A prescindere da qualsiasi fede, la materia esiste, quando invece potrebbe non esistere nulla, e questa è una verità che, se ci si sofferma a considerarla nella sua vertiginosa semplicità, impone domande che sconcertano e che meritano la ricerca di risposte.
Si identifica con l’io narrante di Non di solo pane?
Non per quanto riguarda la storia di questo racconto. Direi che mi identifico di più nella visione che il Dio di Non di solo pane ha delle cose.
Associa la fede religiosa con l’immaginazione fantascientifica?
No, ma in diversi racconti che ho scritto, soprattutto di fantascienza, ci sono riferimenti alla divinità. Forse anche perché da ragazzino, a volte, prima di addormentarmi, mio padre mi leggeva le storie del Vecchio Testamento seduto sul bordo del letto. Al di là dalla fede personale di ognuno, la Bibbia è un incredibile ricettacolo di storie. Magari qualcosa di quei racconti affascinanti mi è rimasto. E, in ogni caso, sia la Fede che la Scienza costringono a cercare la risposta alle proprie domande e alle domande del mondo.
Nel racconto Dio dice al protagonista che non esiste il destino. Anche lei crede così?
Sì, lo credo anch’io. Se immagino un Dio creatore, un Dio vivente, non posso associarlo al destino, ma al caso. Caso non come sinonimo di disordine, ma di esistenza imprevedibile. Di Vita. La Creazione non è Costruzione. Nella Costruzione ogni cosa prima o poi trova il posto per cui è stata progettata, ma in quel momento tutto si ferma, l’idea iniziale è stata realizzata. La Creazione, per come la vedo io, presuppone un’idea che supera perfino il suo creatore. Qualcosa che gode di vita propria, supera qualsiasi idea di destino e trova il proprio senso nella libertà del caso.
Aveva in mente qualcuno (persona vera o personaggio della letteratura/ cinema) in particolare quando ha creato il personaggio di Dio nel racconto?
Ha creato un vecchio con i capelli bianchi e lunghi, buono e allegro, per problematizzare quest’idea di Dio, o perché, scendendo a Roma, Dio avrebbe scelto la forma che avrebbe aspettato la gente?
No, nessuno in particolare, solo un’immagine di Dio che fosse funzionale alla storia. Un’immagine in cui Dio è soprattutto buonsenso, ironia, amore privo di preconcetti “umani” per la Creazione e le sue contraddittorie Creature; un amore anche venato da un po’ di stanchezza verso creature che si abbandonano troppo istintivamente alla paura, piuttosto che a sentimenti più costruttivi.
Un’immagine di Dio che dicesse soprattutto: non prendetevi troppo sul serio su cose di poca importanza. Non è lì che si trova il senso alle proprie domande e, alla fine, nemmeno alle proprie sofferenze.
Riferendosi all’Italia, all’inizio del racconto, Dio dice: “Non è un paese per chi ama la fantascienza”. Cosa significa? Perché agli italiani non piace la fantascienza?
Forse in generale è un paese che sottovaluta la letteratura di genere più che altrove; ed è un peccato.
Nella mia breve esperienza mi sono imbattuto in diversi buoni autori italiani che in realtà rimangono confinati alla lettura di soli altri autori perché non esiste un mercato che li valorizzi o ne faccia crescere l’esperienza. Ma questo in Italia vale per molti campi.
Forse il problema più grande sta nella mancanza di progettualità a lungo termine e nella frammentazione delle proposte che, in questo modo, anche quelle più serie, non trovano forza e spazio adeguato per crescere.
Eosforo è Lucifero? Come mai nel racconto sta insieme a Dio come suo “protettore”? È Lucifero prima della caduta?
Nel racconto Eosforo è Lucifero, sì, l’angelo Portatore di Luce, ma non il Satana dei Vangeli, quanto invece l’Accusatore descritto nell’Antico Testamento. È il ribelle, colui che accusa Dio di aver sbagliato tutto con questa creazione così contraddittoria e per questo se ne allontana. Il Portatore di Luce dà la propria risposta e si allontana dal suo Creatore, di cui è stato un tempo un araldo, quando accendeva le stelle del Firmamento.
Il fatto che sieda a tavola con Dio e Gabriele mi sembra sottolinei il fatto che la scelta di allontanarsi da Dio sia solo sua, non di Dio stesso, o di ciò che Dio rappresenta. Nel racconto non si parla prettamente di fede, ma di qualcos'altro... che ha più a che fare con ciò che ci rende quello che siamo.
Quale legame ha Eosforo con il ragazzino protagonista e con il suo amico Patrick? Eosforo sembra sapere tutto di loro due, sembra quasi che sia Patrick...
Eosforo non è Patrick, quanto invece il contraltare del ragazzino protagonista, il cui dolore, la cui rabbia, lo porta a dare in un primo momento le stesse risposte dell’angelo "accusatore". E, come l'angelo ribelle, deluso, a cambiare di conseguenza. Non in meglio.
Per quale motivo ha deciso di dipingere l’arcangelo Gabriele come uno che piace alle donne (giovani) e che potrebbe anche lui innamorarsi?
In questo caso era solo un’esigenza del racconto; l’aggiunta di un elemento ironico al racconto, che ha una trama leggera, ma un nocciolo drammatico.
Se Non solo di pane, allora di che cosa si vive?
Credo che a questa domanda ognuno dovrebbe cercare e trovare la propria risposta.
Quali altri racconti e/ o romanzi ha scritto? C’è un tema ricorrente nella sua scrittura?
In questi due anni e mezzo ho scritto diversi racconti di genere, più o meno lunghi: fantascienza, horror, fantasy. Forse però un paio d’anni di scrittura sono pochi per trovare un tema ricorrente. Sono convinto però che tutte le buone storie alla fine parlano sempre della stessa cosa: la natura umana. Il mistero affascinante che rappresenta la relazione complessa tra un pugno di atomi e la coscienza che ne emerge; ciò che dovrebbe elevarla e ciò che invece, talvolta, la perde.
Nelle sue storie cerca di non dire chiaramente dove finisce il giusto e inizia lo sbagliato? E, secondo lei, come si dovrebbe vivere in un mondo dove non sappiamo distinguere tra il bene ed il male?
Non credo che il problema sia non riuscire a distinguere tra Bene e Male. Credo che il nocciolo della questione sia la ricerca onesta della verità. Un essere umano che cerchi la verità essenziale delle cose la troverà sempre, dentro di sé. Personalmente, nel mio intimo, è difficile che non sappia se quel che sto facendo è giusto o sbagliato: il problema è la paura che questa verità può generare. E che mi porta a dare certe riposte piuttosto di altre.
Paura e amore, non credo ci sia altro a governare le nostre scelte significative. La natura umana è un miscuglio inestricabile di debolezza e forza. La paura ci conduce in una direzione, la forza in un'altra. O almeno così direbbe Yoda...
RiLL ringrazia Arielle Saiber per avere pensato e realizzato la più originale intervista sia mai stata fatta ad un autore del Trofeo RiLL (e per avere poi recuperato tutte le domande). Grazie anche ai ragazzi della classe di Advanced Italian del Bowdoin College (e al loro entusiasmo!!), e a Davide Camparsi per le sue risposte (e per "Non di solo pane", naturalmente).
Nella foto, da sinistra: Beniamino Sidoti e Andrea Angiolino premiano Davide Camparsi a Lucca Comics & Games 2015, nel corso della premiazione del XXI Trofeo RiLL.
(foto di Claudia Venturelli)