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Intervista a Mariangela Cerrino, scrittrice e, dal 2006, giurata del Trofeo RiLL
di Francesca Garello
[pubblicato su RiLL.it nell'aprile 2006]
E' la prima volta che intervisto una scrittrice. Comincerò dunque chiedendo se anche per lei questa è una prima volta: prima del Trofeo RiLL, è mai stata in giuria ad un concorso di narrativa?
Nel 1986 ho fondato, con altri cinque amici, lo Star Trek Italian Club. In quell'ambito e per dieci anni (ho lasciato la mia carica nel 1995) ho curato, oltre all'amministrazione e alla direzione letteraria, anche la parte concorsi.
Quindi ben dieci anni in una giuria, e non solo! Contemporaneamente, facevo più o meno le stesse cose per lo Space Opera Club di Torino.
Il fantastico come genere narrativo è ampio e vario, ma lei sembra averlo saputo esplorare in diverse aree, anche distanti tra loro: la storia americana, la fantascienza, un favoloso Medio Evo, infine il magico mondo etrusco. Come scrittrice sente delle differenze in queste ambientazioni? Le affronta in maniera diversa?
Mi trovo sempre a mio agio nel tempo scelto, perché è quello giusto per quanto voglio scrivere in quel momento; un romanzo nasce prima di tutto da un'ispirazione, una sensazione, un sogno, e si colloca da solo nel proprio tempo. Non c'è diversità per me nel preparare un romanzo storico o uno di fantascienza: il primo richiede ricerche di un certo tipo, il secondo di un tipo diverso.
Il metodo delle mie ricerche è comunque sempre lo stesso, e il punto veramente importante, qualunque sia l'ambientazione scelta, è che deve risultare assolutamente credibile. Questo comporta ovviamente un notevole lavoro di preparazione, tanto più attento se il periodo storico è molto documentato, o se il futuro, o il mondo da immaginare o la società da costruire sono complessi.
Circa la narrativa di genere ci sono varie scuole di pensiero: chi la considera di livello inferiore alla narrativa "mainstream", chi sostiene che non esiste distinzione di generi ma solo buona o cattiva narrativa, chi sembra pensare che si cominci dalla prima per passare in seguito all'altra. Lei che ne pensa?
Io sono d'accordo con chi sostiene che non esiste distinzione di generi, ma soltanto buona o cattiva narrativa.
Si dice che le donne non siano molto versate nella fantascienza, anche se mi pare che la diceria venga sempre più smentita. Lei che è stata tra le prime ad "atterrare" sul pianeta fantascienza, ha mai sentito di essere una “pioniera”? E come mai ha scelto proprio questo genere?
Non mi sono mai sentita una pioniera; in effetti, non ho mai preso in considerazione di dover essere limitata -né sono mai stata limitata- in qualcosa soltanto perché sono donna.
La fantascienza mi ha offerto, negli anni ottanta, la possibilità di valicare i confini del romanzo assolutamente storico, ed era quanto mi serviva in quel momento, per sperimentare nuove tematiche. E' stata una bella finestra aperta su nuovi orizzonti.
Dico "è stata" perché sono ormai diversi anni che non scrivo fantascienza; in compenso, per riposarmi dalle fatiche di un impegnativo romanzo storico terminato da poco, ora sto scrivendo un vero fantasy, e con molto divertimento.
Come lettrice, a me la fantascienza sembra un campo che lascia allo scrittore molta libertà, poiché nessuno è effettivamente mai uscito dal sistema solare e quindi ogni invenzione è possibile senza timore di essere smentiti. La storia, invece, mi pare un terreno molto più infido, dal momento che tutti gli eventi sono già accaduti e noti a tutti.
Qual è il suo punto di vista di scrittrice che ha affrontato entrambe le tematiche?
E' vero: la storia richiede studio e passione. Ma, almeno per me, è davvero qualcosa di "magico" risvegliare le antiche pietre e richiamare nel presente volti e nomi. L'interpretazione della storia, poi, a volte può permettere di scoprire nelle pieghe del tempo eventi del tutto dimenticati.
Io sento molto gratificante il fatto di dare sentimenti e destini, sia pure filtrati dalla mia volontà e dalle esigenze di narrazione, a chi è ormai soltanto un nome fra tanti. Per contro, la fantascienza permette di proporre tematiche di oggi, sviluppate per dare voce a sogni o a timori. Ma i miei romanzi di fantascienza, e i miei racconti, non sono mai stati troppo ottimisti, se non nel ribadire la libertà come prerogativa fondamentale di ogni individuo.
Il suo "Ciclo dell'Anno Mille" è profondamente pervaso dall'elemento fantastico e magico, senza però essere una saga fantasy. Si sente sempre molto presente, ma mai pesante, la rigorosa ambientazione storica e geografica… i suoi sono romanzi storici con una componente fantastica o sono romanzi fantastici con una ispirazione storica? E qual è il rapporto che lega la dimensione fantastica e quella storica, per lei?
Il Ciclo dell'Anno Mille (quattro volumi: Il Segno del Drago, Il Segreto dell'Alchimista, Il Custode dell'Arcobaleno e Il Calice Spezzato - gli ultimi due non ancora pubblicati), sono romanzi storici con una componente fantastica, che deriva dall'inserimento del tema della Magia, ma come conoscenza sopravvissuta di antiche culture, e non come l'elemento risolutivo abituale dei romanzi fantasy classici.
E' su questa base di conoscenza, se vogliamo quella che poi porterà al sogno alchemico, che si concepisce il mio modo di intendere la Magia nel Ciclo dell'Anno Mille. Non è qualcosa di inserito artificiosamente, o di preso in prestito. Ed è anche il mio modo personale di concepire l'universo e la vita, la morte e la rinascita, la comunione con il tutto, comprese le undici dimensioni spaziali e l'una dimensione temporale dell'universo a stringhe, che la fisica quantistica ha riscoperto, e che i druidi e gli sciamani sperimentavano conoscendo il concetto di universo fatto di vibrazioni e armonia, in cui le trasformazioni obbediscono a una dinamica di scambi di energia.
Come dice uno dei miei personaggi nel Segno del Drago, Illait di Isley, druido, confrontandosi con un eremita cristiano: la magia è essere anche il filo d'erba e la nuvola, è essere qui ed essere altrove, è passare la porta per il Luogo senza Tempo dove ancora cresce l'albero del mondo: l'Yggdrasil dell'Edda, la quercia che oscura il mondo del Kalevala, l'Albero della Vita dell'Eden.
Non ci sono folletti, gnomi, elfi o creature che non potremmo incontrare nella nostra quotidianità, nel Ciclo dell'Anno Mille. Il Mago è soltanto un druido, l'ultimo sapiente in un tempo che sta mutando e volgendo al buio; l'ultimo che sa ascoltare il vento e leggere le pietre, che può sentire il cuore pulsante della Dea Madre e comprendere l'armonia delle Sfere.
Tra i suoi scritti il mio ciclo preferito è quello degli Etruschi, che però sono - tra i popoli antichi - quelli che meno hanno ispirato narrativa e cinema (forse perché se ne conosce piuttosto poco se paragonati ad altre civiltà). Cosa l'ha spinta verso questa ambientazione così inusuale?
Un editore straordinario, una persona che ci ha lasciati troppo presto e che ricorderò sempre con ammirazione: Mario Spagnol, che mi ha accolto in Longanesi. Amava molto l'archeologia, e si rammaricava appunto che si raccontasse così poco degli Etruschi. E' stato lui a suggerirmi di occuparmi di loro.
Fino alla stesura del romanzo storico che ho appena terminato, gli Etruschi sono stati il maggior impegno di tutta la mia vita di scrittrice. Ho passato un anno a studiare tutto di loro, prima di affrontare la trilogia, e il mio intero lavoro è stato approvato dal punto di vista archeologico/storico dall'etruscologo Mario Torelli (che poi ha curato la mostra degli Etruschi di Palazzo Grassi a Venezia). Questa completa immersione nel mondo degli Etruschi, compresa la lingua per quel poco che se ne conosce, ha prodotto una "simbiosi" per me bellissima, e impossibile da dimenticare. In Germania sono giunti alla quarta edizione!
Nel mondo editoriale assistiamo spesso a "fenomeni" narrativi che si spargono a macchia d'olio lasciandoci con il dubbio che siano solo manovre di marketing. Lei che ha esplorato e padroneggiato il variegato mondo della narrativa avventurosa potrebbe indicarci un paio di autori che a suo parere hanno sostanza, oltre che apparenza?
Posso non far torto a nessuno e autovotarmi?
La foto presente in questo articolo è tratta dal sito ufficiale di Mariangela Cerrino.