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Il resoconto dell'omonimo seminario dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani a Lucca Comics & Games 2017
di Roberto Arduini
[pubblicato su RiLL.it nel febbraio 2018]
Nell’ambito di Lucca Educational 2017, l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST) ha curato, come ormai da alcuni anni, molti seminari. In particolare, Roberto Arduini (giornalista e presidente dell’AIST) e Sara Gianotto (responsabile eventi dell’AIST e editor) hanno tenuto un seminario intitolato “Le lingue degli Elfi tra storia e scrittura”. Un seminario che ha segnato due volte il tutto esaurito… e per questo ora Roberto Arduini ce ne parla su RiLL.it!
Durante Lucca Comics & Games quel che succede a Villa Gioiosa è qualcosa di magico: una palazzina in stile liberty che nel resto dell’anno ospita una scuola elementare si trasforma nel luogo in cui Cultura e Gioco vanno a braccetto.
I moltissimi seminari che si svolgono all’interno di Lucca Educational hanno l’obiettivo di approfondire alcuni aspetti del mondo ludico e dell’immaginario fantastico: creazione di giochi, letteratura e illustrazione a tema fantastico, giornalismo e informazione di settore. I seminari sono a numero chiuso (venti partecipanti al massimo), rivolti primariamente a professionisti del settore ma anche ad autori dilettanti, insegnanti, impresari ed appassionati “avanzati”, rappresentanti del mondo delle associazioni ed esponenti della cultura ludica e fantastica italiana.
Ogni seminario ha un carattere il più possibile teorico/ pratico: l’obiettivo è sempre quello di avviare un confronto costruttivo tra l’esperienza personale sul tema del relatore e quelle dei partecipanti. I seminari sono ad accesso gratuito: è sufficiente avere il biglietto d’ingresso per il giorno dell’incontro e richiedere l’iscrizione alla segreteria degli Educational.
È in questo contesto che l’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST) ormai da molti anni tiene i suoi seminari per approfondire la conoscenza delle opere di J.R.R. Tolkien, anche su tematiche meno conosciute.
Tra quelli del 2017 ho tenuto, insieme a Sara Gianotto, il seminario dal titolo “Le lingue degli Elfi tra Storia e scrittura”. Considerato il grande interesse che suscitano le eleganti lingue elfiche e le lettere feanoriane, l’incontro è stato proposto ben due volte.
Abbiamo dedicato il nostro intervento alle lingue dell’universo tolkieniano, argomento che, nella sua unicità, non manca mai di affascinare. Tolkien stesso affermava nella lettera n. 205 di aver creato il mondo della Terra di Mezzo per poter avere un luogo in cui le lingue che aveva inventato potessero essere parlate e sembrare reali; da esse nascevano le storie che raccontava: un meccanismo opposto a quello di molti film e telefilm fantasy, in cui le lingue vengono create dopo che la storia è già stata scritta.
Le conoscenze filologiche di Tolkien lo portarono a generare lingue dai meccanismi reali, che nascevano da radici comuni, crescevano e si trasformavano, come accade per le lingue parlate nel nostro mondo. Il seminario ha così illustrato la passione dello scrittore per le lingue e come maturò il suo gusto estetico, con un focus dedicato alla scrittura Tengwar.
Durante il seminario si è infatti affrontato anche il tema del sistema di scrittura che utilizzavano gli Elfi, soprattutto come scrivere e fare i numeri in Tengwar.
Abbiamo spiegato come è nato questo alfabeto, del suo utilizzo nelle opere di Tolkien e di come potere adattare anche alla nostra lingua quelle scritture. I partecipanti hanno scoperto come gli Elfi contavano e come chiamavano i numeri, e conosciuto particolari inediti dell’opera tolkieniana.
Lo spunto per il seminario è stato la pubblicazione dei primi due volumi della collana “Le lingue della Terra di Mezzo”, edita dall’AIST e da Polini Editore. Questa collana è nata per chi vuole avvicinarsi alla conoscenza delle lingue e delle scritture elfiche senza avere già conoscenze approfondite di Linguistica. Il primo volume (“Scrivere in Tengwar”) è un manuale di agile consultazione sull’arte di scrivere in Tengwar (il secondo volume è invece “I numeri in Tengwar”, anch’esso uscito nell’autunno 2017, NdR).
Il Tengwar fu inventato da Tolkien verso il 1931: il suo obiettivo era quello di creare un sistema di scrittura armonico e raffinato.
All’interno del legendarium, l’inventore delle Tengwar fu Fëanor, un elfo della stirpe dei Noldor, il creatore dei Silmarilli. Si tratta di una serie di segni grafici che gli Elfi adattavano ai loro modi di scrittura per rappresentare i segni delle varie lingue. Scrivere in Tengwar infatti non significa automaticamente scrivere in elfico: tradurre un nome o semplicemente traslitterarlo sono due cose ben diverse. Così come accade per l’alfabeto latino, il segno grafico “A” ha un certo suono quando è usato per la lingua inglese, e un altro per la lingua italiana. Per questo motivo il libro prende in esame il modo Generico di traslitterare, che gli Elfi usavano quando si trattava di opere di linguistica o per rappresentare lingue straniere; il modo Classico, usato dai Noldor (quindi perlopiù per il Quenya), quello del Beleriand usato dai Sindar (quindi perlopiù per il Sindarin) e una proposta di modo Italiano. Infatti, siccome Tolkien usava spesso le tengwar per scrivere in inglese, mettendo a confronto questa modalità di utilizzo e quella da lui usata per rappresentare il latino è possibile ipotizzare un modo per abbinare tengwar e fonemi della lingua italiana.
Il libro comprende quindi, oltre a queste informazioni, le pagine dedicate a ognuna delle 24 tengwar principali più 13 aggiuntive, che mostrano la tengwa nel rigo di scrittura, ne riportano il nome in elfico e in italiano e il suono che rappresenta nei modi sopraelencati.
Le domande finali sono state tante e hanno portato entrambi i seminari a durare moltissimo!
Alcune domande hanno sviluppato il tema dell’origine delle lingue elfiche.
“Nessuno mi crede quando dico che il mio lungo libro – scrive Tolkien – è un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale. Ma è vero.”
Creare lingue era quello che Tolkien considerava il suo “vizio segreto”. Le regole per le variazioni sonore furono disegnate in modo che le lingue elfiche avessero il genere di musicalità che Tolkien cercava: l’uno prossimo alla fonologia “finnica” (Quenya), l’altro molto simile al gallese (Sindarin).
“Avrei preferito scrivere in elfico Il Signore degli Anelli!”, ammette Tolkien nella lettera n. 165, spiegando poi che “tranne che per alcuni frammenti nella Lingua Nera di Mordor (per la precisione: l’iscrizione sull’Anello, una frase pronunciata dagli orchi di Barad-dûr e la parola Nazgûl, NdR), un po’ di nomi e un grido di battaglia nella lingua dei Nani, tutti gli altri nomi sono quasi interamente elfici (Sindarin e Quenya)”.
Le copertine dei libri “Scrivere in Tengwar” e “I numeri in Tengwar” sono di Simona Calavetta.