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Un’immersione nella fantascienza sociologica britannica
di Fabrizio Scatena
[pubblicato su RiLL.it nel novembre 2015]
L’avvento della meritocrazia fu pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1958, con il titolo “The rise of Meritocracy 1870 – 2033: An Essays on Education and Equality”. Dal titolo originale, il lettore può intuire che si tratta di una narrazione proiettata nel futuro, in un mondo ipotetico e non ancora realizzato.
Il libro è stato pubblicato per la prima volta in Italia nel 1961 dalle Edizioni di Comunità, e riproposto lo scorso anno sempre dalla stessa casa editrice, fondata nel 1946 da Adriano Olivetti.
All’epoca, l’intento di Michael Young (sociologo inglese di fama mondiale e membro del Partito Laburista, deceduto nel 2002), era di creare un’opera di fanta-sociologia, per descrivere gli effetti provocati dalla “meritocrazia” sulla società britannica del futuro.
Un vero e proprio esperimento letterario, o esperimento del pensiero, che ha lasciato nell’immaginario collettivo occidentale un segno indelebile, e il fortunato termine meritocrazia: la paternità di questa parola discende infatti proprio da Michael Young, e oggi il termine è usato spesso nei linguaggi delle scienze sociali, della politica e del giornalismo.
L’avvento della meritocrazia è un testo difficile da collocare rispetto alla teoria dei genere letterari. Young per scriverlo si è servito della flessibilità di un genere popolare come la fantascienza, nella sua variante distopica (utopia negativa), insieme al valore critico e riflessivo che il genere letterario del saggio offre ai lettori.
Questo saggio romanzato racconta l’ascesa di un élite di dirigenti pubblici, scienziati e industriali in un’Inghilterra immaginaria (molto simile a quella in cui l’autore viveva). Una nazione dominata da un’altra élite, formata dai figli dei vecchi ceti aristocratici, che in virtù della loro appartenenza di classe hanno ereditato i posti chiave nella struttura sociale.
La scalata della nuova classe dirigenziale avviene grazie all’applicazione del principio di uguaglianza delle opportunità (un tema sempre molto sentito dai laburisti britannici), e a quello dell’intelligenza misurata scientificamente, due principi avversi alle élite conservatrici.
“Il successo di queste riforme fu reso possibile dalla sempre maggiore efficienza dei metodi di selezione […] Ma quanto più largamente si riconobbe che le scuole migliori dovevano essere riservate ai più intelligenti, tanto maggiore si fece la pressione sugli psicologici scolastici perché migliorassero le loro tecniche. Essi furono all’altezza.”
Nella società descritta da Young sono il Partito Socialista e i sindacati a spingere e sostenere l’affermazione della nuova élite. Ma con effetti imprevisti sul lungo periodo, e che si riveleranno davvero paradossali.
“I capi intelligenti e ambiziosi, cui il sistema ereditario impediva l’ascesa individuale, dedicarono i loro sforzi a migliorare la sorte della loro classe nel suo complesso: della loro classe e non semplicemente di se stessi all’interno della classe! […] La vittoria ridusse questo esercito a brigate, plotoni, e poi, alla fine, a franchi tiratori isolati […] Sazi di conquiste, la classe cominciò a sbriciolarsi all’interno.”
L’affermazione del governo dei tecnici sarà infatti una vera e propria negazione dello spirito democratico ed egualitario che aveva alimentato in origine la loro ascesa al potere. La nuova società delineata da Young è una vera e propria tecnocrazia, in cui una casta di tecnici nega le libertà democratiche e i diritti ad una maggioranza oppressa, rappresentata dalle “classi inferiori”.
“I migliori di oggi partoriscono i migliori di domani in una misura che non ha precedenti nel passato. L’élite si avvia a diventare ereditaria; i principi dell’ereditarietà e del merito tendono a fondersi.”
Alla fine della storia, sarà la nuova maggioranza oppressa a rivoltarsi contro la minoranza dei tecnici, perché essa esercita spietatamente su di loro la dura ideologia meritocratica. Si è così tornati esattamente al punto di partenza, ma con esiti non troppo illuminanti per il progresso civico e sociale.
Fra i lettori ideali che potrebbero leggere con piacere L’avvento della meritocrazia, penserei agli insegnanti, e alle persone impegnate nell’ambito della formazione professionale.
Infatti nella sua opera, specialmente nella parte iniziale, Young dedica molte pagine alla descrizione del modello d’istruzione applicato nella società meritocratica, che sarà proprio l’elemento catalizzatore per avviare il cambiamento.
Un tema molto attuale, visto il grande dibattito di questo periodo intorno al piano “La buona scuola” che, in maniera più o meno radicale, provocherà dei mutamenti nei sistemi scolastici italiani.
E la fantascienza, ancora una volta, si rivela un genere letterario prezioso per l’analisi e l’interpretazione dei fenomeni sociali. Avevo già trattato in precedenza i temi della meritocrazia e tecnocrazia ri-leggendo “Una utopia moderna” di H. G. Wells, molto più ottimista rispetto a Michael Young. Ma, come aveva già fatto uno dei padri fondatori della science fiction, anche Young, con il suo saggio-romanzo, stimola le nostre menti a immaginare gli effetti provocati dalla “meritocrazia”sulla nostra società.
Se questi effetti saranno più positivi o negativi per le nostre vite, è una questione complessa, ma non è questo il luogo adatto per affrontarla con la dovuta attenzione che “meriterebbe”.
(le parti in corsivo in questo articolo sono tutte tratte dal romanzo, tradotto da C. Mannucci)
L’avvento della meritocrazia
di Michael Young
Edizioni di Comunità, 2014
231 pagine, euro 15 (in formato Kindle: 8.99 euro)