La fantascienza riflessiva di Ursula K. Le Guin

La casa editrice Delos Digital lancia la collana University, che pubblica tesi di laurea dedicate alla fantascienza
di Fabrizio Scatena
[pubblicato su RiLL.it nel febbraio 2021]

La collana University, recentemente creata da Delos Digital, propone tesi di laurea di studenti ed ex studenti italiani dedicate ad autori e temi del genere fantascientifico. La prima tesi ad essere stata pubblicata si intitola “L'eroe nell'immaginario di Philip José Farmer”, di Michele Comani, mentre la seconda è stata scritta da me nel 2002 e si intitola La fantascienza riflessiva di Ursula K. Le Guin (qui il link alla pagina sul saggio nel sito di Delos Digital).

Si tratta di una ricerca esplorativa che si colloca nell’ambito della sociologia della letteratura. La ricerca indaga i legami esistenti tra l’immaginario fantascientifico e le scienze sociali, circoscrivendo l’osservazione alle opere di fantascienza dell’autrice americana (scomparsa nel 2018) in quanto, dal mio punto di vista, particolarmente adatte ad un’interpretazione in chiave sociologica.

Sono partito dal presupposto che nella narrativa leguiniana siano presenti questioni sociologiche e antropologiche significative del nostro tempo contemporaneo. E ho articolato la mia analisi sui due piani, fortemente interconnessi tra loro, della società e del testo.
L’approccio metodologico che ho seguito si sviluppa sul duplice binario sociologia - storia, e intende approfondire la conoscenza di Le Guin (considerata tra le più grandi autrici di fantascienza e fantasy di ogni tempo) con il supporto delle scienze sociali, per tracciare, attraverso la biografia e la narrativa dell’autrice, una mappa storico-sociale degli anni in cui ha vissuto e lavorato, rintracciando le corrispondenze tra i temi, le idee e i valori presenti nella sua opera e quelli caratteristici della società in cui ha vissuto. Non esiste, infatti, nel caso specifico di Ursula K. Le Guin, un testo o una ricerca tradotti in italiano che approfondisca il contesto sociale, culturale e politico in cui l’autrice californiana si è formata, contesto che appare invece decisamente rilevante per comprendere i contenuti della sua narrativa.

Come dicevo, la mia analisi si articola sui due piani, fortemente interconnessi tra loro, della società e del testo, la cui intersezione permette una lettura in chiave sociologica della produzione fantascientifica della Le Guin.
Il piano del contesto storico-sociale è invece importante per rintracciarvi temi e motivi che hanno influito sulle scelte letterarie e sulla biografia dell’autrice (l’ambiente familiare, le letture fatte durante l’infanzia e l’adolescenza, gli studi universitari e quelli del Tao The Ching, l’attivismo politico e l’insegnamento in ambito accademico della fantascienza).
In particolare ho ritenuto utile, ai fini della ricerca, approfondire le esperienze politiche vissute dall’autrice durante gli anni sessanta a Berkeley e i suoi studi sul Taoismo.

Di solito l’autrice viene considerata come una taoista-libertaria-femminista. La visione del mondo di Le Guin sembra infatti essere completamente radicata nel Taoismo, il sistema filosofico orientale che, come è noto, basa la sua concezione dell’esistenza sul rapporto dei due principi opposti e complementari di yin e yang. E tuttavia contaminata da infiltrazioni di Cristianesimo di derivazione tolstojana.
Contraria a qualsiasi forma di totalitarismo e integralismo religioso, la sua visione politica è stata priva di un punto di vista ideologico rigido. Le Guin durante la sua vita ha accolto gli ideali dell’anarchismo e del femminismo, ma di entrambi ha rifiutato gli estremismi. In essi ha ricercato e trovato spunti e riferimenti per un pensiero innovativo e antidogmatico, tipico degli ambienti libertari e liberal americani.

Una parte rilevante della mia ricerca si focalizza poi sull’analisi dei testi. Ho così potuto approfondire tali temi e motivi, e in particolare ho individuato tre macro-tematiche leguiniane, attorno alle quali ruota gran parte della fantascienza dell’autrice nord americana:
1) Le società alternative: sistemi sociali descritti così dettagliatamente da suscitare nel lettore il dubbio che questi siano esistiti, o che esistano, in qualche luogo sperduto, ma di cui la scrittrice non ha voluto rivelarci la collocazione.
2) Il viaggio: l’espediente narrativo maggiormente usato dall’autrice per trasportarci nelle società immaginarie. Attraverso un gioco di specchi, siamo messi nella condizione di osservare con gli occhi dei protagonisti dei romanzi altre realtà, o meglio, realtà aliene.
3) L’alieno: gli alieni dei mondi leguiniani sono esseri fisicamente e culturalmente simili all’uomo, lontani quindi dalle immagini stereotipate degli alieni, tipiche della fantascienza del dopoguerra (negli anni Cinquanta, la guerra fredda inietta una buona dose di paura e diffidenza nei confronti del diverso nella società americana).

L’ipotesi del mio lavoro è, in relazione a quanto premesso sopra, che la fantascienza di Ursula Le Guin sia una fantascienza “riflessiva”.
Con la stessa abilità di un artigiano, l’autrice ha usato le scienze sociali e soprattutto l’antropologia, come ha più volte sottolineato, alla maniera di strumenti per la creazione delle sue opere letterarie.
Nei suoi lavori Le Guin descrive, tramite il linguaggio della fantascienza, mondi immaginari abitati da popoli alieni, che lasciano intravedere il gusto per un’invenzione letteraria mai completamente arbitraria, ma inscritta nelle vicende familiari, negli studi paterni (Le Guin era figlia del noto antropologo Alfred Kroeber) e nell’interesse sempre vivo per le scienze sociali e antropologiche.

I mondi di Le Guin divengono così mondi del possibile, utili a comprendere meglio, attraverso lo straniamento – cioè la presa di distanza dalla realtà per poterla vedere meglio –, il mondo in cui viviamo. In questo senso ho scelto il termine riflessiva per definire la natura della fantascienza leguiniana.
(per inciso, Fabrizio Scatena ha dedicato altri due articoli su RiLL.it proprio ai temi del viaggio interminabile e della descrizione di lontane società alternative nell'opera della Le Guin)

Con la fantascienza riflessiva, l’autrice si inserisce e porta avanti il dibattito iniziato negli anni Cinquanta, tra la così detta fantascienza “neopositivista” (es. Asimov, Clarke) e la così detta fantascienza “sociologica” (es. Ballard, Pohl), sfociata poi nel filone “umanista” (es. Bradbury).
Allontanandosi dall’eccessivo ottimismo nei confronti della scienza e della tecnologia dell’indirizzo neopositivista, ma anche dall’accentuato scetticismo del filone sociologico, Le Guin recupera l’attenzione per la dimensione esistenziale tipica degli “umanisti”, raggiungendo una sintesi fra le tre correnti (neopositivismo, sociologismo e umanismo) in quella che ho definito la fantascienza riflessiva di Ursula K. Le Guin.

Oltre a questo articolo, Fabrizio Scatena ha scritto sulla Le Guin anche altri pezzi usciti su RiLL.it: ha approfondito il tema del viaggio interminabile e della descrizione di società alternative nell'opera dell'autrice americana, e ha recensito il film d’animazione "I racconti di Terramare". Inoltre, segnaliamo anche il bell'articolo di Francesco Troccoli sulla vita e le opere di Ursula K. Le Guin.

La Fantascienza riflessiva di Ursula K. Le Guin
di Fabrizio Scatena
ed Delos Digital, 2020
173 pagine, euro 3,99
Disponibile in ebook su Delos Store, Amazon, La Feltrinelli, Google Play, Kobo


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