Bogey

di Emiliano Angelini
Vincitore del VII Trofeo RiLL
[racconto presente nell'antologia Viaggio a Mondi Incantati, Nexus Editrice, 2005]


Sono stanco, sapete. Ho solo quarant'anni e sono già sfinito. Credo sia vero che sto invecchiando precocemente. Sto invecchiando dentro.
Sono di ritorno da una normale giornata di lavoro. Le solite cose, le solite persone. Stessi luoghi. Questa vita mi uccide.
Lo so, lo so. Non sono l'unico impiegato insoddisfatto ed annoiato di questo mondo. Ma per me è diverso: io ero destinato a ben altre cose! Già, e non fate quelle facce, potete non crederci ma è così. Dovevo fare l'attore, io. Era il mio destino. Anzi, si può dire che sono nato per quello. Anche se non ci sono riuscito. Per ora.


Guardate. Guardate qui in che topaia sono ridotto a vivere. Tutto in disordine, tutto sporco. Bah! Mia moglie come al solito sarà sdraiata a letto. Oggi doveva presentarsi per un provino. Sicuramente l'avranno scartata, come le altre volte. Anche lei, sapete, sta tentando la carriera di attrice.
Ah, ho bisogno di una sigaretta, dannazione.
Vi ho già detto che lavoro per gli studi cinematografici qui di fronte? E lì non si può fumare. È terribile, è dal 2030 che è stato vietato in tutti gli angoli di questo maledetto paese. Ancora un po' e metteranno la pena di morte per chi viene beccato a fumare.
Come? No, non lavoro come attore, ve l'ho già detto. Cos'avete? La memoria corta? Lavoro in amministrazione, come contabile. Sì, lo so anch'io che non è un granché. Per uno come me, poi. Però la paga è buona. Beh, dopo quello che mi hanno fatto, quei bastardi, dovevano pure farmi campare in qualche modo. Il brutto, lavorando in quest'ambiente, è che nessuno ti lascia in pace.
“Ehi, Bogey” mi dicono. “Ma ieri sera non eri a Casablanca? Ti ho visto in televisione, sai?”
Molto spiritoso.
Oppure: “Lo sai che il bianco e nero ti dona? Sembri più alto.” E ancora: “Bogey, chi ti fai stasera, la Bacall o la Bergman? Lo sai che la necrofilia è un reato?”
Già, fantastico.
Un vero tormento, vi assicuro. E senza soste.
Dove diavolo sono i fiammiferi? Quella donna non mette mai niente a posto. Tiene le sue dannate boccette di farmaci sparse per tutta la casa.
Cosa vi stavo dicendo? Ah, sì. Un vero disastro, la mia vita. Sono talmente amareggiato.
Come dite? Avete ragione, scusate. Non mi sono ancora presentato.
Sono Humphrey Bogart.


Certo, avete capito bene: ho detto Humphrey Bogart.
Vi dà fastidio il fumo? Beh, mi dispiace, pazientate un poco.
Ebbene sì, dopo tutti gli anni trascorsi, qualche genialoide degli Studios a corto di idee, ha deciso di far rivivere il mito sullo schermo. Pensate un po’: avevano in mente titoli come Casablanca 2 o Il tesoro della Sierra Marziana. Che fantasia! Puah! Disgustoso.
Ed è stato un fiasco completo.
I tempi cambiano. Immaginatevi, nella prima scena di Star Trek 68: L'ammutinamento dell'Enterprise, mi hanno infilato in una tuta violacea super- aderente mentre tenevo una pistola laser in una mano e cercavo di pilotare un aero- scooter con l'altra. E hanno insistito perché, durante tutto questo, tenessi una sigaretta in bocca, nonostante ciò comportasse per il film il divieto ai minori. Doveva essere il film del mio lancio. Volete saperlo? Il pubblico della preview che ha visto quella scena ha smesso di ridere tre giorni dopo. Perché li hanno anestetizzati, altrimenti…La mia carriera è terminata in quei tre giorni.
Il personaggio non è più credibile. La gente non vuole che Bogey venga modernizzato. Gli piace quello classico, ruvido e romantico, magari vestito con quegli strani impermeabili e cappelli che si usavano allora.


Ma no, cosa credete? Quello è morto da più di settant'anni. Cos'è, oggi? C'è il raduno degli idioti in città? Non mi avevano avvisato.
Non sono lui. Non proprio.
La verità è che gli ultimi suoi eredi in vita hanno concesso (dietro lauto compenso, credetemi) la violazione della sua tomba agli studi per cui lavoro e… grazie a quel poco che hanno ritrovato, non so, molecole, atomi, nonostante tutto non me ne intendo… diavolo! Beh, insomma, lo hanno clonato. Sì, io sono un clone di Bogey.


E forse il vero problema è proprio questo. Sono davvero identico a lui. Mi hanno addirittura ricreato la famosa cicatrice che aveva sul labbro. Ho ripreso spontaneamente alcuni suoi atteggiamenti, lo sguardo, i piccoli tic, persino il sottile difetto di pronuncia. E, appena posso, ho bisogno di avere una sigaretta in bocca. È venuto tutto naturale. Mi bastava guardare i filmati dove appariva, per capire come dovevo comportarmi, chi dovevo essere; come se si risvegliassero degli istinti sopiti da diversi decenni. Ma tutto ciò non basta. È solo apparenza.
In realtà mi manca il talento. Il suo talento. Mi mancano i suoi ricordi, le sue esperienze. Mi manca la sua vita: l'insieme di tutto ciò che lo ha reso un mito del cinema del secolo scorso. Probabilmente egli sarebbe stato credibile anche in quel ridicolo costume. Io invece… sono semplicemente un essere simile a lui. Non lui.
Perciò sono ridotto a condurre questa squallida esistenza. Sono un'ombra del passato. Nient'altro. Condannato a sembrare Bogart senza riuscire ad esserlo. Sono un vero fallimento. E non sono il solo: agli altri come me non è andata certo meglio. Quando i produttori se ne sono resi conto non hanno fatto altro che scrollare le spalle. Canaglie! Pazienza, non ci avevamo pensato, ci hanno detto.
Già, e io cosa ci faccio ora in questo mondo? Senza famiglia, senza conoscenze di alcun tipo, eh? Ma a loro cosa interessa, in fondo?
Meno male che la legge gli ha imposto di darmi almeno un lavoro. Lurido branco di pescecani! E, anche se non è un matrimonio idilliaco, sono riuscito a trovare una donna.
A proposito, venite, venite. Volevo presentarvi mia moglie.
Ehi pupa, sei in camera?
Ah, ma gli è andata male anche con lei! Ben gli sta a quelle carogne!
Amore, cosa fai ancora stesa a letto? Su, che abbiamo ospiti. Alzati e mettiti qualcosa addosso.
Scusatela, è abituata a dormire nuda.
Dai piccola, sveglia. Rispondimi. Marilyn, perdinci! La devi smettere con tutti quei tranquillanti! Finirai per ucciderti.



Emiliano Angelini vive a Pescara, dove è nato nel 1971.
Bancario, è appassionato di cinema, filatelia, musica, e ovviamente ama molto leggere.
Con i suoi racconti ha partecipato a svariati concorsi letterari, giungendo spesso in finale.
Ha vinto due volte il Trofeo RiLL: nel 2001 con “Bogey” (anno in cui giunse anche terzo, con
L'immagine riflessa”) e nel 2002 con “L’ultimo giorno buono dell’anno”. Il suo “Morte prematura”, finalista al IX Trofeo RiLL, è stato il racconto preferito dai naviganti del sito di RiLL dell’estate 2003.
È stato inoltre fra gli autori vincitori di SFIDA, altro concorso bandito da RiLL, nel 2006 (con “Liberaci dal Male”), nel 2008 (con “Memorie dalla sabbia”) e nel 2011 (con “Le cose che perdemmo nel fuoco”), tutti usciti nelle rispettive antologie “Mondi Incantati”.
Nel 2011 RiLL ha curato la sua prima antologia personale, Memorie dal Futuro (ed. Wild Boar), che contiene sia racconti premiati al Trofeo RiLL e SFIDA sia testi inediti.


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