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Intervista agli autori del Trofeo RiLL, SFIDA e Un Racconto in Mostra pubblicati nell'antologia Il Carnevale dell'Uomo Cervo e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni
di Alberto Panicucci
[pubblicato su RiLL.it nel gennaio 2013]
Dal giorno della cerimonia di premiazione del XVIII Trofeo RiLL, SFIDA 2012 e Un Racconto in Mostra, a Lucca Comics & Games, è passato un po’ di tempo… ma ogni occasione resta buona per parlare dell’antologia che raccoglie i migliori lavori di quei concorsi: Il Carnevale dell’Uomo Cervo e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni (ed. Wild Boar, 2012).
Eccoci così a rispettare la “tradizione”, avviata nel 2008, dell’intervista collettiva agli autori premiati e pubblicati, per dare ancora spazio ai loro testi e magari stuzzicare la curiosità degli appassionati per la nostra antologia.
È con piacere che passiamo il microfono agli undici autori selezionati nell’ambito dei concorsi banditi da RiLL nel 2012. Un particolare spazio, però, merita Luigi Musolino, autore del racconto vincitore del XVIII Trofeo RiLL e che non ha potuto presenziare alla premiazione lucchese… a lui, per questo, è dedicata un’intervista ad hoc, di cui in questa pagina trovate semplicemente un assaggio…
Ma veniamo in medias res… cominciando proprio dai quattro racconti premiati al termine del XVIII Trofeo RiLL, scelti fra i 226 partecipanti dal nostro comitato di lettura e dai membri della Giuria Nazionale.
Primo classificato, come detto, è il racconto del torinese Luigi Musolino, che dà poi anche il nome all’antologia, la decima uscita della nostra collana Mondi Incantati.
Il Carnevale dell’Uomo Cervo è una storia dal ritmo incalzante, che oscilla fra il registro horror e quello grottesco, e che prende spunto dall’omonima festa popolare di Castelnuovo al Volturno (comune in provincia di Isernia, in Molise). Un mix decisamente originale, che il bravo Luigi spiega così:
“Sono un appassionato di antichi miti popolari, delle leggende del folclore contadino che i nostri nonni si raccontavano intorno al fuoco, nelle notti d'inverno, quando non c'era ancora la televisione e uno dei pochi modi per passare il tempo era raccontarsi delle storie. Il carnevale dell'uomo cervo di Castelnuovo al Volturno mi ha sempre affascinato, le sue origini si perdono nella notte dei tempi, e le modalità della sua messinscena sono inquietanti, perfette per un racconto horror/ fantastico.
Io scrivo principalmente horror, è il genere che più mi appassiona, e ho sempre sostenuto che non c'è alcuna necessità di spostarci dallo Stivale per scrivere buone storie del terrore. Ogni regione italiana è zeppa di miti, creature mostruose, vecchie leggende, castelli stregati. Il paese del sole e del mare è solo una facciata, uno specchietto per turisti. L'Italia, per me, è il paese delle masche, delle pianure nebbiose, della follia e dell'inquietudine dietro il velo della normalità e del quotidiano.”
Senza dubbio Luigi ha molto da dire sul suo (bel) racconto, e per questo vi rimandiamo alla sua intervista completa… e quindi passiamo al racconto secondo classificato, che ha ben due autori: Paola Urbani ed Emanuele Viola, mamma e figlio, lei residente a Roma, lui a Boston, negli USA, dove insegna alla North Western University.
La ragazza che non sapeva contare è quella che si dice una storia di fantascienza distopica, che rielabora, estremizzandoli in modo surreale, i temi della crisi finanziaria e del suo impatto nella vita quotidiana.
La caratteristica più interessante è proprio questo doppio registro: surreale e quasi satirico, ma anche molto angosciante (perché il futuro descritto ha molti legami con il presente, in primis la massiccia “penetrazione” dell’economia in ogni ganglo della vita).
Come avete fatto a bilanciare questi due aspetti, Emanuele?
“Direi che non è stato difficile per niente! La società in cui viviamo è certamente distopica, abbiamo solo dovuto calcare un po' i temi. La cosa più difficile, piuttosto, è stato bilanciare l'idea matematica della truffa finanziaria, e inserire nel poco spazio del racconto i vari personaggi associati ad essa. Tra l'altro, leggevamo proprio ieri nel Satyricon di Petronio una tirata sul crollo di ogni valore in favore del mito del denaro... ma questi arricchimenti culturali sono extra. Intanto fanno 50 euro, Alberto!!”
Beh, cosa dire? Emanuele è perfettamente entrato nello spirito del racconto che ha scritto, come del resto tutti gli abitanti di Change, la città in cui si svolge la storia. Proprio su uno di questi vuole aggiungere qualcosa Paola:
“Onestamente, per avere un amico come Buck, che ti tira su di morale e ti dà sempre ragione, sono disposta a pagare anch’io, come in effetti fa il protagonista!”
Con il racconto terzo classificato, La recluta muta, di Antonella Mecenero, cambiamo totalmente genere (dalla fantascienza al fantasy) e anche “visione” sui rapporti umani fra i personaggi.
Quel che colpisce di più è come questa storia “contenga” tante cose fra loro diverse: sullo sfondo, c’è un mondo fantasy, e una guerra, che vengono spiegati a grandi linee - ma con cura - al lettore; in primo piano, invece, ci sono un lui e una lei, sia nel senso che c’è una storia d’amore sia nel senso che i due protagonisti alla fine del racconto si scoprono (e sono!) differenti da quelli che erano all'inizio.
Tenere insieme tanti elementi in sole 21600 battute non è impresa da poco, Antonella…
“Basta fare un giro in libreria per rendersi conto che spesso i fantasy sono i libri più voluminosi. È un genere che ha un respiro lungo, proprio perché bisogna introdurre il lettore in un mondo che non è il suo e che segue leggi peculiari, coerenti, ma diverse da quelle a cui siamo abituati. Per questo trovo sempre difficile scrivere dei racconti fantasy ambientati in mondi di mia totale invenzione. Non è un caso, credo, che questo sia solo il mio secondo racconto di questo tipo a venire pubblicato (Quello che gli uomini sognano, il primo, è on line, per inciso, NdP).
Penso che gli elementi fondamentali per riuscire nell’impresa siano due: conoscere bene il mondo di cui si va a scrivere, senza avere la pretesa di raccontarlo tutto ai lettori, e avere chiaro qual è il cuore del racconto. Nel caso specifico, quella che volevo raccontare era la storia di due diversità che si incontrano e che si completano a vicenda. Partendo da questo, mi è stato possibile prima scrivere la storia senza guardare le battute e poi accorciare il racconto per stare nei limiti di lunghezza richiesti, ma salvando quel che davvero mi premeva dire.”
Al termine dell’edizione 2011 del Trofeo RiLL premiammo per la prima volta due autori, il cui talento ha riportato quest’anno nel gruppo dei premiati: oltre ad Antonella Mecenero, su cui ci siamo appena soffermati, ci riferiamo a Matteo Doglio, quarto classificato al XVIII Trofeo RiLL con Unda.
Chi ha apprezzato La scintilla della vita, il racconto con cui Matteo giunse secondo nel 2011, resterà stupito davanti a Unda: con questa storia si cambia genere (dalla fantascienza al fantasy), struttura narrativa (dall’interrogatorio al monologo), e anche “visione” delle cose (La scintilla della vita ha una morale quasi “cristiana”, nel senso di scoperta del valore dell’anima; in Unda invece la protagonista è una fata perseguitata da un gruppo di popolani aizzati contro di lei da un prete).
Al di là del gradimento dei RiLLini e della Giuria Nazionale del Trofeo RiLL, Matteo, tu sei rimasto soddisfatto del racconto? Cambiare così tanto è una bella sfida, per un autore…
“Soddisfatto? Direi di sì. Conosco bene il divario che separa la fantascienza e il fantasy. Non ho mai apprezzato, tuttavia, l’idea per cui un autore di uno di questi generi non riuscirebbe a lavorare anche nell'altro. Sono due linguaggi molto diversi, anche se ripropongono spesso tematiche simili.
Io ho cercato, fin da quando ho cominciato a scrivere, di piegare il mio stile alla storia, e non al genere cui essa appartiene. Ogni racconto deve possedere una sua propria vitalità, un proprio linguaggio, che non devono essere condizionati dai topos e dai canoni dello sci-fi, o del fantasy o persino del giallo. Ogni storia deve esistere a sé. Se poi il risultato rientra in un genere o in un altro, è relativamente importante. Per me un autore dev'essere al di sopra del genere, della classificazione letteraria. Un attore in grado di recitare ruoli molto diversi tra loro è considerato un grande attore; per uno scrittore dev'essere altrettanto.”
…questo è quel che si dice avere le idee chiare!
Complimenti davvero, per i racconti e per questa netta presa di posizione, anche considerando che Matteo è uno dei più giovani autori pubblicati nelle nostre antologie: è nato infatti nel 1989.
Passiamo a questo punto alla sezione del volume dedicata ai testi vincitori di SFIDA: il premio che dal 2006 RiLL riserva esclusivamente agli autori già giunti in finale al Trofeo RiLL.
La sfida che dà il nome al concorso consisteva nello scrivere una (o più) storie, che avessero al loro interno almeno tre fra i seguenti elementi narrativi, proposti da RiLL: un personaggio (l’eroe greco Ulisse), un luogo (“la neve tutto intorno”), un oggetto (un kukri, cioè un coltello nepalese), una parola (“tartaruga”) e una frase (“Anche leggere il futuro sarebbe contro le regole”, tratta da “Un indovino mi disse”, di Tiziano Terzani).
Il set di elementi è risultato particolarmente congeniale alle donne, visto che i cinque testi selezionati da RiLL, come sempre in forma rigorosamente anonima, sono opera di quattro autrici: Angela Di Bartolo, Antonella Mecenero, Luigina Sgarro e Maria Francesca Zini.
Cinque racconti per quattro autrici… infatti la romana (di adozione) Luigina Sgarro ha visto selezionati ben due suoi testi: Il ritorno di Ulisse e Anni Luce. Entrambi questi racconti mettono al centro i rapporti familiari e i personaggi femminili, esattamente come ne Il segreto, il racconto di fantascienza con cui Luigina fu fra le vincitrici di SFIDA nel 2011.
Luigina, ne Il ritorno di Ulisse hai usato l’eroe greco per introdurre sua moglie Penelope, che è la vera protagonista. O sbaglio?
“L’idea del mio racconto è partita dal personaggio di Ulisse, nonostante nella narrazione appaia quasi periferico, non da quello di Penelope. Ho immaginato che un uomo che è stato protagonista di tante avventure faticasse a rientrare in una vita tranquilla e che, dopo l’iniziale gioia del ricongiungimento, la pace familiare gli venisse a noia. La donna che lo ha atteso per vent’anni si trova quindi di fronte alla disperazione di vedersi negata la felicità tanto attesa, del rendersi conto che questa è forse impossibile.
La difficoltà maggiore è stata restare tra il detto e il non detto, non esplicitando troppo e, allo stesso tempo, rendendo possibile comprendere il dono Ermetico (nel senso di Ermes, NdP) che chiude, in più di un senso, la storia.”
Anni luce, invece, ripropone il mito di Ulisse il viaggiatore, facendone un astronauta del futuro, impegnato in una missione lunga tutta la sua esistenza. In realtà, però, questo è solo il pretesto per raccontare la vita della sua famiglia, e di sua figlia, sulla Terra.
È per questo, Luigina, che alla fine al lettore non viene svelato se la missione ha avuto successo? Per la serie: io, autore, non ve lo dico, perche non è quello il focus della mia storia...
“In un certo senso sì. Anche qui l’idea di partenza è stata diversa. Volevo parlare di un conflitto generazionale in termini paradossali. Mentre scrivevo, però, il focus si è spostato ulteriormente ed è diventato la narrazione dell’attesa, dell’assenza, del desiderio di conoscenza e di un amore che trova nella propria pratica impossibilità le ragioni stesse della propria esistenza.
Arianna, la figlia di Ulisse, aspetta per tutta la vita un estraneo che, proprio nell’estraneità, le è più intimo di chiunque altro lei abbia mai potuto avere accanto.”
Come detto, SFIDA è un concorso riservato agli autori giunti almeno una volta in finale al Trofeo RiLL. In palio mettiamo la pubblicazione nell’antologia, e per questo consideriamo tutti i testi selezionati come vincitori ex aequo. Dal 2008, però, la direzione del festival Lucca Comics & Games assegna un premio speciale al racconto che ritiene più valido fra quelli da noi scelti.
Per il 2012 si tratta di Nostos, della bolognese Angela Di Bartolo, che non a caso apre la sezione del libro dedicata a SFIDA 2012.
Se tutti i testi vincitori di quest’annata vedono protagonista, o fanno comunque riferimento, a Ulisse, il racconto della brava Angela è certamente quello dove sono più forti gli echi dell'Odissea e dei classici greci, ma forte è anche la rielaborazione rispetto all’originale: il ritorno (questo, in greco antico, il significato della parola nostos) al centro della storia è infatti molto diverso da quello raccontato da Omero.
Come sei arrivata a creare questo mix, Angela?
“Non credo di avere inventato molto, in realtà. Il segreto del mio racconto sta piuttosto nell’assimilazione dei classici, non solo dell’Odissea ma anche dell’Ulisse di Dante, cui ho aggiunto la mia fantasia combinando insieme gli elementi proposti da SFIDA.
Come spunto iniziale sono partita da un’immagine, l’ultima del film Odissea di Franco Rossi, dove Ulisse, in un momento di intimità, rivela a Penelope che presto dovrà riprendere il mare.
È questo il nucleo di partenza: un ritorno che non è veramente tale, un ritorno breve, che in Nostos si fa ancora più intenso e struggente, inquanto segnato dall’ombra che incombe, da una partenza imminente e definitiva.
Mi sono divertita, poi, a riproporre nel mio racconto i ritmi della poesia classica e le suggestioni del mito, inventando una trama ma restando fedele al personaggio di Ulisse, razionale e passionale insieme, arcaico per certi aspetti e per altri moderno, e mettendo in risalto il tema del rimpianto e della nostalgia, il dolore del ritorno secondo l’etimologia greca del termine.”
L’ultimo racconto che vede l’eroe greco protagonista è Ulisse e la tartaruga, di Antonella Mecenero, che “piazza” quindi ben due testi nell’antologia, essendosi anche classificata terza al XVIII Trofeo RiLL.
Quel che più colpisce in questo racconto è la mole di citazioni (più o meno dotte, più o meno classiche) che sono sparse nella storia, che vede Ulisse e una tartaruga costretti dagli Dei dell’Olimpo a sfidarsi in una gara di indovinelli creati dalla mostruosa Sfinge.
L’ambientazione è quella della Grecia antica, il tono è assolutamente umoristico e godibile, ma poi si arriva alla domanda finale (“Cosa vuole, davvero, il cuore di Ulisse?”) e, di colpo, il discorso si fa serio…
“Sono stata davvero felice di poter partecipare oltre che al Trofeo RiLL anche a SFIDA” ci spiega per prima cosa Antonella.
“Quando ho visto gli elementi proposti, ho deciso di affrontare una mia sfida personale: dimostrare che il fantasy non è un genere privo di dignità letteraria (stereotipo, purtroppo, ancora diffuso). Ho quindi cercato di giocare con leggerezza inserendo nel racconto quante più citazioni possibili, anche a costo di non rendere facile la vita al lettore, che può comprendere a pieno alcuni passaggi della trama solo cogliendo questi riferimenti. Il mio modello è stato il Terry Pratchett di Maledette Piramidi e credo che nel racconto si respiri un po' l'aria del Mondo Disco.
Proprio come nei migliori libri di Pratchett non volevo, però, che tutto si risolvesse in una sorta di allegro trivial letterario: la risata e la comicità per me sono sempre mezzi per arrivare con naturalezza a temi più profondi. Con Ulisse e la Tartaruga ho voluto parlare di una cosa estremamente seria, la paura della morte, ma arrivandoci con leggerezza, dopo aver giocato con la letteratura e la filosofia. Non so se ci sia riuscita, ma sono felice che sia stata data ai lettori la possibilità di leggere e giudicare.”
Ultima in ordine alfabetico fra le autrici vincitrici di SFIDA 2012 è Maria Francesca Zini.
Il suo Trasformazione è il racconto in cui Ulisse è maggiormente posto al margine della storia, pur restando assolutamente (e inaspettatamente) centrale: perché la nostra riesce a tracciare un legame fra il mito classico e la fantascienza di discendenza dickiana, quella in cui la realtà apparente non è la realtà vera.
La domanda sorge spontanea: hai adattato un racconto di fantascienza al vincolo di usare Ulisse?
“L’indovino Tiresia, nell’Ade, profetizza a Ulisse che anche quando sarà tornato a casa non potrà rimanervi tranquillo: dovrà viaggiare ancora, portando un remo sulla spalla, fino a quando qualcuno gli chiederà perché regge sulla spalla un ventilabro (strumento agricolo consistente in una pala di legno, NdP): cioè fino a quando sarà così lontano dal mare da incontrare persone che non sanno nemmeno cosa sia un remo.
Questa profezia mi ha sempre affascinato, e non sono mai riuscita a pensare a Ulisse senza pensare anche a quel suo ultimo viaggio così distante dallo scenario consueto in cui abitualmente lo si colloca: lontano dalle onde, dalle navi, dall’acqua salata.
Quando ho letto Ulisse come personaggio proposto per SFIDA 2012 la profezia di Tiresia mi si è subito riaffacciata in mente, ed è andata ad abbracciare un'altra immagine che avevo in testa da parecchio tempo: una torre futuristica, isolata, in cui un esperimento terribile viene portato avanti all’insaputa di tutti. Questi due elementi si sono abbracciati con potenza, sbloccandosi a vicenda: avevo già provato a scrivere della Torre, e già avevo provato a scrivere della profezia di Tiresia, ma senza riuscirci. Il non riconoscimento del remo, per me, è divenuto il simbolo del non riconoscimento della realtà effettiva in cui si vive, che è poi un elemento dickiano per eccellenza.
Quindi sono molto grata ai RiLLini per avermi proposto Ulisse: da sola non mi sarebbe mai venuto in mente di associare queste due immagini, e invece una volta avuta questa intuizione la storia, come accade qualche volta felice, è partita da sola.”
Le ultime domande di questa intervista sono per gli autori finalisti di Un Racconto in Mostra, il concorso per (micro)racconti fantastici che RiLL ha bandito nell’estate 2012, per festeggiare il ventennale di attività associativa.
Fra i 406 lavori partecipanti (sì, avete letto bene: quattrocentosei!!!!) abbiamo scelto come finalisti i racconti di Cristina Donati, Francesca Garello ed Enrico Di Addario. Tali testi sono stati poi sottoposti al giudizio dei visitatori di RiLL.it e (soprattutto) di Lucca Comics & Games, che col loro voto (via web o presso il nostro stand) hanno definito le posizioni sul podio.
Tutti e tre i racconti finalisti sono pubblicati nell’antologia… E quindi iniziamo a parlarne con gli autori!!
Giusto dare subito la parola a Enrico Di Addario, il cui racconto L’unica chiave che apre, vincitore sia nel voto on line sia nel voto in fiera, si è classificato al primo posto.
Enrico, che effetto ti ha fatto vedere il tuo racconto (e il tuo nome) stampati in appositi pannelli king size (metri 2x2), sparsi per Lucca Games?
“Frequento la fiera da quasi vent’anni con il gruppo di Elish, e dopo tanto tempo non solo conosco molta gente, ma mi ci sento a casa. L'effetto quindi è stato un po' come vedere un proprio quadro appeso alle pareti di una casa comune: troppo grandi per sentirti a posto, padrone del territorio, ma familiari quel tanto che basta per non farti sopraffare dal pudore o dalla paura del pubblico giudizio.
Direi che l'effetto è stato straniante: da una parte c'era la felicità e l'orgoglio, dall'altra la timidezza e il timore del giudizio. Il che, in pratica, mi ha messo una curiosità vorace di scoprire, di nascosto, per caso, fingendo nonchalance, cosa pensasse veramente del racconto la gente, che mi conoscesse o meno (anche perché, in ambito lucchese, buona parte di chi mi conosce avrebbe avuto bisogno del nickname più che del nome anagrafico, per riconoscermi!)”
Parlare di un racconto di 1800 battute senza svelare troppo della storia è ovviamente difficile. Possiamo dire però che L’unica chiave che apre è un racconto di fantascienza, che ruota intorno a una particolarissima (e incontrollabile) macchina, sita in uno sperduto pianeta dell’universo.
Questo porta a parlare di come nasce l’idea del racconto…
“La molla che ha ancorato il racconto a una precisa atmosfera è un breve fumetto di Milo Manara che - qualche eone fa - devo aver letto su Métal Hurlant (immagino un numero rimediato in un qualche scaffale polveroso di un negozio di fumetti usati, di quelli che adoravo frequentare). Ho scoperto poi che quella storia (intitolata Fone) è stata caricata da qualcuno, vignetta per vignetta, su Youtube ed è anche nel blog Osirisica Osirosica, per cui potete leggerla, se siete curiosi.
Detto questo, come mi sia tornata così nitida in mente l'idea della macchina/ vulcano che erutta oggetti, a distanza di tanti anni da quando lessi quel fumetto, è tutta un'altra storia, che anch'io vorrei sapere!”
Passiamo ora a Cristina Donati, terza classificata con L’ultima cosa che apparve. Anche Cristina è un habitué del festival lucchese, oltre che un’appassionata della fantascienza post-apocalittica. Due elementi, non a caso, presenti nel racconto.
Quindi scrivere la tua storia è stato facile?
“Conosco bene Lucca e vado al festival da quando era quattro stand nella ghiaia...
Quando ho letto il bando di Un Racconto in Mostra non è stato difficile mettere le mie idee su carta, anche perché io adoro scrivere racconti brevi. Ho avuto il flash visivo di una Lucca con una fiera da "fine del mondo", tutti mascherati in tema, eventi che celebrano l'Armageddon… perché solo nel contesto del festival si riesce a evocare l'impossibile.
Posso testimoniarlo: vivo la fiera come standista e giornalista da vari anni e durante quelle giornate succede tutto e il contrario di tutto. Se davvero finisse il mondo ci sarebbe qualcuno che verrebbe ad annunciarlo con un panel in Sala Ingellis (la sala dove si svolgono gli incontri con autori e editori a Lucca Games, NdP).”
Chiudiamo questa lunga intervista con Francesca Garello, seconda classificata con Lorica Universalis Contra Calamitosam Apocalypsem. Un racconto che in sole 1800 battute non solo fa riferimento a RiLL e ai suoi concorsi, ma tira anche in ballo il… Principale (sì, proprio in QUEL senso!), impegnato in un fitto e serrato dialogo con un malcapitato Arcangelo.
Francesca… ti sei sbizzarrita!
“Abbiamo tutti fatto finta di non essere minimamente preoccupati dalla profezia dei Maya sulla fine del mondo, e ci abbiamo anche scherzato su, ma secondo me in un angolino della nostra mente il subconscio ci lavorava su... Sarà per questo che una mattina mi son svegliata con in testa tutto il racconto, già bello e pronto da scrivere e con la soluzione per evitare… il disastro!
In pratica, ho scaricato tutto sulle spalle di RiLL. Così se una volta o l’altra succede qualcosa è colpa vostra. Sarete obbligati a mandare avanti i vostri concorsi per sempre. Siete la nostra garanzia di sopravvivenza contro calendari a scadenza, arcangeli titubanti e divinità impazienti… contenti?
Più seriamente, un omaggio a RiLL e ai suoi premi mi è venuto spontaneo: a parte la soddisfazione personale per alcuni miei racconti premiati, è sul versante dei rapporti umani che sono veramente debitrice. I RiLLini sono persone in gamba, che spero di continuare a frequentare a lungo, alla faccia dei Maya!”
…che dite, dovremmo commuoverci?
Per intanto, ringraziamo di nuovo tutte le autrici e tutti gli autori pubblicati quest’anno: ricevere racconti è la nostra passione, riceverne di belli e poi pubblicarli è la nostra gioia.
E a tutti gli altri, appassionati e/o curiosi, un solo semplice consiglio di lettura: Il Carnevale dell’Uomo Cervo e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni!! (in offerta specialissima: 8 euro a copia, spese postali incluse, per gli ordini tramite RiLL!!)
Tutte le foto pubblicate in questa pagina sono di Valeria De Caterini, salvo l'ultima (Francesca Garello a Lucca Games 2012, accanto a uno dei pannelli di Un Racconto in Mostra), che è di Gregori Alegi.