ANA NEL CAMPO DEI MORTI e altri racconti...: la parola agli autori

Intervista agli autori del XXIV Trofeo RiLL e di SFIDA 2018 pubblicati nell’antologia ANA NEL CAMPO DEI MORTI e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni
di Alberto Panicucci
[pubblicato su RiLL.it nel gennaio 2019]

A Lucca Comics & Games 2018 abbiamo presentato l’antologia ANA NEL CAMPO DEI MORTI e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni, sedicesima uscita della collana Mondi Incantati. Il volume raccoglie 13 racconti, 9 dei quali scelti da RiLL tramite i nostri concorsi letterari (XXIV Trofeo RiLL e SFIDA 2018); i restanti quattro testi provengono invece da alcuni premi letterari esteri con cui siamo gemellati.

Come tradizione, dedichiamo agli autori dei racconti premiati nell’ambito del XXIV Trofeo RiLL e di SFIDA 2018 un’intervista collettiva, per approfondire e andare al di là del semplice titolo di ogni storia, sperando così di soddisfare e stimolare la curiosità di tutti i lettori.

Per iniziare, partiamo dai racconti classificatisi ai primi cinque posti al XXIV Trofeo RiLL: un’edizione che ha visto la partecipazione di ben 348 testi e 281 autori, residenti in Italia e non.
Le cinque storie premiate sono state scritte da altrettanti autori, tre dei quali premiamo e pubblichiamo per la prima volta. Inoltre, uno di loro vive negli USA, a conferma del fatto che la quota di partecipanti provenienti dall’estero è piccola, ma in crescita e… agguerrita!

Il racconto vincitore è Ana nel Campo dei Morti, che dà il titolo all’intero volume e che è stato scritto dal vercellese Maurizio Ferrero: un autore che ha già vinto il Trofeo RiLL (nel 2016, con “Tutto inizia da O”), e che ora ottiene una nuova affermazione, aggiudicandosi il primo posto dopo un serrato testa a testa con il racconto secondo classificato.
Ana nel Campo dei Morti è un racconto di fantascienza post apocalittica, che ha per protagonista un’adolescente (Ana) e il suo cane (Gugòl), entrambi raffigurati con maestria dall'illustratrice Valeria De Caterini nella copertina del libro.
È significativo sottolineare come la storia sia stata interpretata in modo differenziato dai giurati: alcuni hanno sottolineato come si tratti di una sorta di parabola sulla crescita e il distacco (Ana deve scegliere fra la protezione che il suo piccolo mondo le offre e l’Ignoto, che la spaventa ma contemporaneamente la attrae); altri lo hanno visto come un racconto su una sopravvivenza difficile, o un racconto sul rapporto fra una ragazza e il suo cane in un mondo post apocalittico (e quel rapporto è la chiave della conclusione della storia, in effetti).
Maurizio, per te cosa è questo racconto? Qual è il suo senso profondo?

Ana nel Campo dei Morti è un racconto che si presta a molte chiavi di lettura. Quella più immediata è quella della sopravvivenza, tipica dei racconti post apocalittici. Ma ce ne sono anche altre, ad esempio il rapporto tra Ana e il suo cane, vissuto più come un rapporto tra due fratelli che come quello tra un padrone e il suo animale. C’è una forte impronte animista che permea ogni cosa nella storia e nel mondo in cui Ana vive. Ancora, si può vedere il racconto come una fuga da una gabbia dorata...
Nessuna di queste interpretazioni è sbagliata, sono tutte ugualmente valide. Per me, però, è essenzialmente un racconto di crescita, in cui il cambiamento della protagonista tra l’età infantile e quella adulta non viene demarcato solo da un mutamento di pensiero, ma anche da un cambiamento fisico, tangibile e molto terreno. La crescita di Ana non è legata alla dicotomia tra il restare e il partire, ma alla consapevolezza di avere una possibilità di scelta. Una decisione difficile, forse sbagliata, perché abbandonare ciò che si ha per affrontare l’ignoto non necessariamente rappresenta la scelta migliore… ma è la scelta di Ana, che smette di accettare passivamente ciò che il suo piccolo mondo le offre per fare una scelta personale, consapevole.
Consapevolezza penso sia la mia chiave di lettura preferita.”

Come già accennato, i racconti classificati ai primi due posti in classifica sono arrivati assai vicini, polarizzando le preferenze dei giurati. Oltre che essere due racconti molto validi e ben scritti sono, curiosamente, entrambi di fantascienza post apocalittica.

Mil, di Diego Gnesi Bartolani, è un racconto che, a dispetto della brevità imposta dal regolamento del concorso, ha un'ambientazione molto ben delineata, e che viene ulteriormente arricchita dalle invenzioni fantastico-tecnologiche che caratterizzano il mondo in cui si svolge l'azione. Quel che resta impresso, però, è che si tratta di una storia scritta sul filo della memoria, se non addirittura della nostalgia: il ragazzo protagonista, l'io narrante, ricorda un momento cruciale della propria vita, quando incontrò una strana ragazza dalla pelle azzurra (Mil, appunto). Mettere la nostalgia, il ricordo, al centro di un racconto ambientato nel futuro è una scelta che come lettore mi colpisce sempre. Diego, posso chiederti il perché di questa scelta?

“A distanza di tempo, mi rendo conto che il vero soggetto di Mil è il mare. È il mare a donare al ragazzo protagonista ciò di cui vivere; è il mare a portare la ragazza azzurra sulla spiaggia e il mare a riprendersela. Il mare che ho raccontato è un mare lento, potente ma tendenzialmente quieto, colmo di testimonianze che provengono dal passato e di promesse per il futuro. In alcuni punti, il ritmo della prosa tenta perfino di sintonizzarsi su quello delle onde. Questo mare, meraviglioso ed eterno custode del passato, è portatore di una bellezza nostalgica, del rimpianto per momenti che sono stati e che forse non torneranno. La scelta di raccontare la storia di Mil come un episodio prezioso ma ormai lontano nella memoria del protagonista è volta a valorizzare e amplificare questo preciso stato d'animo.”
(nella foto, Diego Gnesi Bartolani seduto alla scrivania di casa sua, mentre fa sfoggio delle antologie Mondi Incantati dell'annata e del set da scrittura che ha ricevuto in premio, in quanto secondo classificato al XXIV Trofeo RiLL, da InstaOffice - forniture per ufficio)

Se Diego Gnesi Bartolani è un autore che quest’anno abbiamo premiato e pubblicato (con piacere!) per la prima volta, con il racconto terzo classificato ritroviamo un pluri-partecipante del Trofeo RiLL: Nicola Catellani.
Dopo la ghost-story umoristica “Questione di previdenza” (pubblicata nel 2017 in DAVANTI ALLO SPECCHIO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni), l’autore modenese ci ha inviato quest’anno F.lli marziani, dal 1947: una storia che racconta come gli alieni siano (anzi: siano stati) fra noi, in uno sperduto paesino delle Alpi.
È un racconto che si sviluppa su due personaggi contrapposti: il barista, che vuole assolutamente raccontare la storia di quando tre marziani vivevano nel paesello, e un turista occasionale, che ascolta disincantato e perplesso, facendo da contrappunto. La storia si può leggere anche come un apologo sull’integrazione, talmente normale (nonostante le differenze) da risultare disarmante.
Insomma, Nicola, il tuo è un racconto molto giocato sui doppi registri…

“Sì, di doppi registri ce ne sono vari. Il primo riguarda l'azione: in parte si svolge negli anni '90 e in parte dal secondo dopoguerra in avanti. Il secondo riguarda il comportamento del barista e del cliente: il primo racconta con enfasi e partecipazione la storia che rende unico il suo paesello, mentre il secondo lo ascolta perplesso e ben poco convinto. Il terzo doppio registro riguarda certamente il tema dell'accoglienza e dell'integrazione: da un lato abbiamo gli abitanti del paesello, desiderosi (e bisognosi) di accogliere, dall'altro ci sono i tre sconosciuti, anche loro bisognosi di essere accolti, ma non si sa se o quanto ne siano davvero desiderosi, soprattutto per quanto riguarda l'integrazione. Poi c'è un ultimo doppio registro, che riguarda la natura di questi tre sconosciuti: sono davvero marziani, come insiste a dire, cocciuto, il barista, o sono normali esseri umani, finiti lì chissà come? O forse sono qualcos'altro ancora? Questo lo lascio scoprire ai lettori…”

Con il racconto quarto classificato restiamo in Emilia, ma contemporaneamente facciamo un balzo al di là dell’Atlantico: Riccardo Angelini, infatti, seppure bolognese di nascita, dalla primavera 2017 vive a Los Angeles, dove lavora nell’industria del cinema e della televisione.
Il suo Uno è un racconto fantasy volutamente pieno zeppo di cliché, che sono chiarissimi a chi legge fantasy e ancor più ai giocatori di Dungeons & Dragons e affini. Quel che rende la storia godibile e non banale è proprio il modo in cui i cliché sono trattati. Quindi ecco al centro del racconto due avventurieri serissimi, che però sono un nano e un elfo che passano il tempo a “rimbrottarsi”; poi c’è il Bosco delle Leggende (che sarebbe il dungeon - seppure all’aperto - in cui dimostrare di essere un grande avventuriero), ma che somiglia un po’ a un luna park con ingresso a pagamento; anzi, per entrare e compiere lì le proprie gesta serve una licenza ad hoc, ottenibile solo passando per una burocrazia molto realistica (italiana, direbbe qualcuno); infine c’è il protagonista, che non è un guerriero alla Conan o alla Aragorn ma un Coboldo, chiamato appunto alla riscossa della sua gente e di se stesso.
Insomma, Uno è un racconto tutto giocato sull’uso e la contestuale presa in giro (e di distanza) dei cliché tipici di un certo fantasy… Sbaglio, Riccardo?

“Il cliché per me è un po’ come la fetta di pane a merenda. Da sola è un po’ fine a se stessa. Però te la puoi farcire col salame, col formaggio, puoi farla a bruschetta, ci puoi spalmare burro e marmellata, la nutella o, se vuoi fare il fighetto, pure l’avocado. Col cliché è la stessa cosa. Puoi spezzarlo, abbrustolirlo, condirlo. Puoi giocarci come ti pare (e qua il paragone finisce, perché se da bambino giocavo col cibo arrivavano le legnate). È un gioco che ho cominciato a fare tanti anni fa con i romanzi del collettivo Nerdheim (di cui faccio parte), quando siamo partiti da stereotipi fantasy e li abbiamo conditi con cose come la commedia all’italiana e i B-movie d’azione.
Lo stereotipo alla base di Uno è che, nei giochi di ruolo fantasy, i coboldi sono carne da macello. Quando un coboldo sopravvive a una battaglia, immagino sia lui il primo a rimanere sorpreso. Un coboldo che non solo sopravvive, ma vince degli scontri, ha buone chance di diventare un eroe leggendario. Il problema del coboldo protagonista è che nel mondo fuori dal suo villaggio l’eroismo ha perso ogni connotazione romantica, per ridursi a business. È il mondo dei veri cliché, e lui è il condimento. Solo che alla fine lui preferirebbe non essere mangiato…”

Come Riccardo Angelini, anche Cristiano Montanari, autore quinto classificato con Madonnina, è alla prima pubblicazione su un’antologia Mondi Incantati.
Per presentare questo racconto horror, mi piace riportare il commento della giuria: Una storia fredda e spietata come la coscienza di un killer, senza alcuna indulgenza verso i personaggi o il lettore. Impianto stilistico asciutto e senza fronzoli, per un racconto livido e originale, che accomuna con lucida coerenza vittime e carnefici.
Quando ho letto questo commento, sono rimasto molto colpito, perché ritengo che fotografi molto bene il racconto, e forse anche le intenzioni del suo autore. Quindi vorrei chiederti, Cristiano, se ti ci ritrovi o meno…

“Ne sono molto contento. Ritengo che la scrittura non sia il momento di fare sconti, mai. Sono anche particolarmente soddisfatto di avere comunicato al lettore quella che ritengo essere una verità spesso ignorata: tutti abbiamo colpe, siano esse attivamente perseguite o invece acquisite. Che si sia vittima o carnefice, è quando queste colpe giungono a comandare la nostra esistenza che la tragedia diventa inevitabile.
“Sarei comunque più che soddisfatto di venire a sapere che un lettore, da qualche parte, ha letto nelle mie righe una visione del mondo completamente diversa - senz'altro questo è uno degli aspetti più stimolanti della scrittura...”
(nella foto il bravo Cristiano, a sinistra, mentre viene premiato da Renato Genovese, giurato del Trofeo RiLL e a lungo direttore di Lucca Comics & Games)

Oltre al XXIV Trofeo RiLL, nel 2018 RiLL ha organizzato anche SFIDA: il concorso gratuito rivolto agli autori giunti almeno una volta in finale al Trofeo RiLL, e che mette in palio la pubblicazione su Mondi Incantati.
SFIDA è un premio che RiLL bandisce dal 2006; il concorso prende il nome dalla SFIDA che lanciamo ogni anno agli autori: scrivere un racconto fantastico partendo da un input (vincolo) esterno, stabilito da RiLL di edizione in edizione.

Per il 2018 abbiamo indicato ai partecipanti un'ambientazione (Made in Italy) e un tema (Leonardo da Vinci), seppure da intendersi in senso lato. In sostanza, si trattava di scrivere una storia che fosse ambientata in Italia e che ruotasse intorno a un inventore (o alle sue invenzioni).
Fra i 17 testi partecipanti, letti e valutati in forma anonima (da Anna Benedetto, Alessandro Corradi, Valerio Di Marco, Daniele Pagliuca e il sottoscritto), sono stati scelti per la pubblicazione i racconti di Francesca Cappelli, Valentino Poppi, Laura Silvestri e Lorenzo Trenti, tutti vincitori ex aequo di SFIDA 2018.

Oltre la Valle, il racconto di Laura Silvestri, però, ha ricevuto il premio speciale Lucca Comics & Games: un award che il festival assegna ogni anno a quello che ritiene il migliore dei testi vincitori di SFIDA.

Oltre la Valle è un racconto di fantascienza post apocalittica, che narra il viaggio di due adulti (un guerriero senza nome e suo cugino Valdo) verso una Città ormai in rovina, un tempo abitata dal popolo degli Antichi. I due sperano di trovare lì il rimedio per salvare una bambina, Femia, la figlia del guerriero, gravemente malata.
È un racconto molto coinvolgente e con una forma linguistica assolutamente particolare.
Inoltre, è un racconto con cui noi RiLLini possiamo dire di... avere fatto centro!
Il senso profondo di SFIDA, infatti, è quello di dare un'imbeccata agli autori, per stimolare la loro creatività. Perchè proprio l'ostacolo, il vincolo all'immaginazione, è spesso quel che dà l'ispirazione. Nel caso di Oltre la Valle la brava Laura ci ha svelato che proprio lo spunto di SFIDA le ha permesso di dare forma a questa storia, che aveva già scritto, ma di cui non era ancora soddisfatta. Raccontaci un po', Laura!

“L’idea per Oltre la Valle, in effetti, è nata durante uno di quei giochi del tipo cosa accadrebbe se…, che immagino siano un po’ il pane quotidiano per gli scrittori fantasy e di fantascienza. Tuttavia, nella prima versione, la storia era ambientata in un mondo fantastico, privo di connotazioni riconoscibili: mi ero concentrata sulla trama, ma non ne ero soddisfatta. Mancava ancora un quid che la rendesse abbastanza intrigante da tentare la prima stesura. Effettivamente SFIDA, col tema del Made in Italy, mi ha regalato il tassello mancante: il suggerimento di avvicinare al lettore la storia, ambientandola in luoghi privi di qualsiasi eco mitica o leggendaria, ha scatenato una reazione a catena. Mi ha permesso di rimaneggiare l’intreccio aggiungendo una punta di mistero, e si è tirato dietro l’idea di adottare un registro linguistico particolare, una sorta di neo-lingua che desse un tocco ulteriore di realismo. Quindi posso proprio dire che SFIDA, col suo vincolo, ha in realtà sbloccato un racconto che non aveva più molte chance di vedere la luce.”

Passando agli altri autori selezionati con SFIDA 2018, ritroviamo il vincitore del Trofeo RiLL nel 2017: Valentino Poppi, che con Tecnologia inversa ci ha inviato un racconto molto efficace e godibile. Tecnologia inversa è una storia umoristica perfettamente in linea con il tema del concorso: c’è un inventore pazzo (con un’invenzione ancora più incredibile), c’è un industriale scettico (che però poi si convince), e poi… c’è la sorpresa finale.
Si potrebbero fare molte domande sul racconto, ma l’invenzione intorno a cui tutto gira è davvero troppo forte… Avete mai iniziato a fare una torta per poi scoprire di aver messo troppa farina o troppo zucchero nell’impasto? Beh… Ora potete non buttare tutto, semplicemente usando… lo sfrullatore!
Valentino, scusami, ma tu sei un cuoco oltre che uno scrittore? (e un ingegnere, nella vita)

“Diciamo che cerco di combinare le due cose. Nel senso che sto progettando una variante dello sfrullatore che corregga impietosamente le bozze dei racconti. Se la trama diventa troppo pesante, complicata o noiosa l'aggeggio cassa brutalmente le parti in più, riportandoli allo stato precedente e costringendoti a riscrivere una versione decente. Purtroppo è ancora instabile, l'ho provato su qualche volume acquistato in libreria ed è quasi esploso. Devo montargli un limitatore.”

…WOW, questa sì che è una risposta che va dritta al punto!
(e attenti a come usate lo sfrullatore, mi raccomando)


Restando sul tema del “cucinare bene” le storie, arriviamo a Homo Novus, della fiorentina Francesca Cappelli. Si tratta di un racconto steampunk nella Firenze del XIII secolo… e già questo basterebbe a farne una storia decisamente originale. Non contenta, la brava Francesca ha scelto per il suo racconto un finale davvero inconsueto: una sorta di rito collettivo, assolutamente inaspettato per il lettore e che proprio per questo resta impresso nella memoria. Francesca, svelaci un po’ di retroscena….

“Amo molto lo steampunk, soprattutto quando gli autori sanno usare la tecnologia immaginaria per esaltare le caratteristiche specifiche del momento storico e del luogo che hanno scelto di raccontare. E poi amo molto Firenze e la sua storia, soprattutto il periodo tra il XIII e il XVI secolo. Così, ho voluto provare a giocare con lo steampunk per valorizzare la realtà della città in quell’epoca. Spero di averle reso degnamente onore!!
“Per quanto riguarda il rito finale... Io non sono una ballerina, ma sono una musicista. Ho visto la gente che si lascia andare alla musica, e credo che in questo ci sia qualcosa di potente e indomabile. Nel finale del racconto ci sono molte cose, fra cui anche un po' di follia: penso che la danza la rappresenti bene.”

Infine, giungiamo a Italexicon - Lemmi da un'Italia maggiore, il racconto che chiude in bellezza l’antologia, firmato da Lorenzo Trenti. Dico chiude in bellezza perchè questo è sicuramente il racconto più ardito fra quelli che abbiamo selezionato nel 2018.
Lorenzo Trenti (nome ben noto fra gli autori italiani di giochi di ruolo narrativi) ha adattato le regole del gioco “Lexicon”, di Neel Krishnaswami, che prevede la scrittura collettiva (cioè da parte di più giocatori) di un mondo, attraverso la redazione di voci enciclopediche. In sostanza, utilizzando come unico autore-giocatore tale meccanismo, Lorenzo ha descritto nel suo racconto un radicale what if della storia d'Italia, dal XIII secolo ai giorni nostri.
Un'ucronia assolutamente originale, quindi, e che a ben guardare ha come perno la figura di Leonardiana, immaginaria figlia illegittima di Leonardo Da Vinci.
Davanti a un racconto così diverso da quelli che normalmente riceviamo nei nostri concorsi non si può che chiedere: ma come ti è venuto in mente, Lorenzo?

Italexicon nasce da una specie di sogno lucido che ho avuto nel dormiveglia.
“Mi sono immaginato una storia alternativa d'Italia, da scoprire un po' alla volta, dapprima poco, poi via via sempre di più: una specie di flusso d'acqua che esce da una diga sempre più forte. Solo dopo ho capito che avrebbe potuto essere in linea con il tema di SFIDA 2018, facendo sì che il punto di cambiamento storico fosse l'esistenza di un'ipotetica figlia di Leonardo Da Vinci, ancora più geniale del padre.
“Da lì, la scelta del gioco di scrittura collettiva Lexicon come strumento per scrivere la storia di questa Italia alternativa è stata quasi automatica. E devo dire che, pur giocando il sistema in solitario, è riuscito a dare delle sorprese perfino a me che scrivevo!!”

Concludiamo con la risposta di Lorenzo Trenti l’intervista collettiva agli autori selezionati da RiLL per l’antologia ANA NEL CAMPO DEI MORTI e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni (collana Mondi Incantati, ed. Wild Boar, 2018).
Speriamo che le loro parole vi abbiano incuriosito, e fatto venir voglia di leggere il libro. Dopodiché, comunque e come sempre… la parola ai lettori!

È possibile acquistare l'antologia direttamente da RiLL, al prezzo speciale di 8 euro (spese postali incluse), oltre che su Amazon, Delos Store e Satellite Libri (al prezzo di 10 euro, spese postali escluse).



Note:
La foto di Maurizio Ferrero è di Jennifer Atzori.
La foto di Nicola Catellani è di Miriam Catellani.
La foto di Cristiano Montanari è di Lorenzo Trenti.
Le foto di Francesca Cappelli, Diego Gnesi Bartolani, Laura Silvestri e Lorenzo Trenti sono state gentilmente fornite dagli interessati.
La foto di gruppo al termine della premiazione del XXIV Trofeo RiLL è di Simonetta Paris (da sinistra: Serena Valentini, Anna Benedetto, Maurizio Ferrero, Laura Silvestri, Alberto Panicucci, Nicola Catellani, Cristiano Montanari e Diego Gnesi Bartolani).


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