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Intervista agli autori del XXIII Trofeo RiLL e di SFIDA 2017 pubblicati nell’antologia DAVANTI ALLO SPECCHIO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni
di Alberto Panicucci
[pubblicato su RiLL.it nel gennaio 2018]
L’antologia Mondi Incantati presentata a Lucca Comics & Games 2017 è DAVANTI ALLO SPECCHIO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni: un libro di quindici storie, dieci delle quali scelte da RiLL nei concorsi dell’annata, il XXIII Trofeo RiLL e SFIDA 2017. Come tradizione, dedichiamo agli autori di questi racconti un’intervista collettiva, per approfondire e andare al di là del semplice titolo di ogni storia, sperando così di soddisfare e stimolare la curiosità di tutti i lettori.
Iniziamo con i racconti classificatisi ai primi cinque posti al termine del XXIII Trofeo RiLL, che ha visto la partecipazione di ben 350 testi.
Inoltre, a conferma del fatto che il XXIII Trofeo RiLL è stata un’edizione da ricordare, c’è sicuramente il fatto che i racconti classificati nelle prime cinque posizioni... sono sei, per effetto di un ex aequo al terzo posto.
Sei storie scritte da sei autori (e autrici) diversi, quattro dei quali premiamo e pubblichiamo per la prima volta su un'antologia Mondi Incantati.
Ma andiamo con ordine...
Il racconto vincitore è Davanti allo specchio, che dà il titolo all’intero volume e che è stato scritto dal bolognese Valentino Poppi, alla prima pubblicazione in un’antologia Mondi Incantati.
(nella foto poco sotto potete vedere il bravo Valentino, a destra, mentre viene premiato da Renato Genovese, giurato del Trofeo RiLL e a lungo direttore di Lucca Comics & Games)
Protagonisti di Davanti allo specchio sono un’assistente sociale e un pensionato assegnatario di casa popolare... e già questo suggerisce l’ambientazione fortemente realistica del racconto. Anzi, allargando un po’ il discorso, si può dire (rubo le parole a qualche giurato) che il 2017 è stato per il Trofeo RiLL l’anno del realismo magico, nel senso che buona parte dei premi sono andati a storie realistiche in cui si inseriscono elementi fantastici.
Anche il tuo racconto, Valentino, appartiene a questa tipologia, quindi per prima cosa vorrei chiederti perché hai deciso di narrare proprio questa storia.
“Credo che in un racconto che parte dalla realtà il coinvolgimento del lettore possa proseguire anche al termine della storia stessa. Volevo lasciare a chi legge un minimo dubbio che vicende strane come quelle narrate possano accadere anche ad ognuno di noi nella vita quotidiana. Una sorta di retrogusto che scompare solo pensandoci razionalmente, la sensazione che il confine per passare al di là del reale non si trovi chissà dove, ma che sia molto più vicino di quanto ci si possa aspettare.
Personalmente sono attratto dai fatti particolari che non hanno un’immediata spiegazione logica e ho cercato di trasmettere tutto questo nel mio racconto.”
Un elemento che è sicuramente particolare di Davanti allo specchio è il modo in cui il fantastico “fa capolino” nella storia. In breve (e senza svelare troppo): la (apparente) follia di un personaggio (il pensionato) è qui strettamente legata all’elemento fantastico. L’uomo ha un comportamento strano, quindi il racconto a tratti sembra parlare di un disagio psichico, ma in realtà quel comportamento è solo la conseguenza dell’elemento fantastico piombato nella sua vita. Onestamente, si tratta di un modo abbastanza peculiare di fare del racconto che si manda al Trofeo RiLL un racconto “fantastico”, Valentino...
“Ognuno di noi vede la realtà diversamente e si comporta di conseguenza in un modo che ritiene logico, anche se a volte può apparire strano agli altri. La stessa cosa accade ai personaggi del racconto (il pensionato e l’assistente sociale), ma l’elemento fantastico esaspera questa situazione, fino a provocare un vero e proprio conflitto tra i due diversi punti di vista. Non possono essere entrambi veri, e quando vengono a contatto uno dei due è destinato a soccombere all’altro.
Anche in questo caso l’intenzione è lasciare al lettore una piccolissima incertezza sul fatto che, se nella vita quotidiana incontriamo qualcuno che si comporta in modo strano, possa non essere semplicemente pazzo, ma che magari abbia avuto a che fare con qualcosa che va oltre la nostra normalità.”
Dopo Valentino Poppi, troviamo Davide Camparsi, un autore che ha vinto per ben due volte il Trofeo RiLL (nel 2013 e nel 2015) e a cui RiLL quest’anno ha anche dedicato un’antologia personale (Tra cielo e terra).
Il bravo Davide si piazza al secondo posto con Quando gli animali parlavano: una vera e propria fiaba moderna, in cui il protagonista (un uomo ormai maturo) ricorda la propria giovinezza, quando gli animali vivevano fra gli uomini e li intrattenevano raccontando storie, affascinandoci con la forza della loro affabulazione.
Uno dei giurati (Francesco Dimitri) lo ha definito “un racconto sul nostro posto al mondo”, ed è una bellissima chiave di lettura, che coglie tanti elementi del racconto: una storia con un protagonista non giovanissimo, che ripensa al suo passato, alla sua vita, mettendo in fila i cambiamenti, gli errori, i rimpianti, i rimorsi… una fiaba da leggere d’un fiato, ma anche per riflettere sulle “cose della vita”. O sbaglio, Davide?
“Tempo fa ho letto un saggio di Yuval Noah Harari, Da Animali a Dei, che mi ha appassionato parecchio perché esprimeva in modo incisivo proprio alcune riflessioni sul nostro posto nel mondo, intendo come esseri umani, e sul fatto che, in realtà, più le nostre possibilità (come specie) aumentano, meno sembriamo essere responsabili di ciò che ci circonda ma, anzi, ci ritroviamo più insoddisfatti, soli e impauriti.
Credo che questo valga spesso anche per ciascuno di noi, ogni volta che ci interroghiamo sul senso della vita oppure su ciò che siamo rispetto a ciò che potremmo essere.
Da questo punto di vista, credo che il racconto parli sicuramente del nostro posto nel mondo e di come spesso sia la paura a condizionare le nostre scelte, invece che la parte migliore di noi. O invece di quella cosa chiamata amore.
Se avete l’occasione, quindi, oltre al mio racconto, leggete il saggio di Harari!”
Sul gradino più basso del podio troviamo ben due autori, che hanno in comune anche il nome: il modenese Nicola Catellani e il livornese Nicola Filippi. Non capita spesso che, dopo il voto di oltre quindici giurati, ci siano “ancora” degli ex aequo... e questo sarà sicuramente un motivo per cui terremo nella memoria il XXIII Trofeo RiLL!
Iniziamo da Questione di previdenza, di Nicola Catellani.
Si tratta di un racconto che è quasi uno sketch, e il cui soggetto viene subito chiarito al lettore: il fantasma di un extracomunitario va all’INPS, e cerca di ottenere l’attenzione dello sportellista, che invece lo maltratta (un po’ perché è stanco morto, un po’ perché è abbastanza razzista). Insomma, una storia in cui si sorride... ma, fra le righe, ecco “spuntare” temi come lo sfruttamento del lavoro, la difficoltà di vita degli immigrati… e così si finisce anche per riflettere un po’ (sarà anche perché l’ambientazione è italianissima).
Nicola, era questo il tuo obiettivo? Volevi far sorridere e far riflettere i lettori?
“La mia idea iniziale era quella di scrivere un racconto sulla burocrazia che, applicata in modo ferreo, non si ferma davanti a nulla. Così ho messo alla prova un rigido impiegato, ligio al dovere burocratico, con un utente che rappresenta tutto ciò che lui non sopporta: un extracomunitario, che parla in un Italiano stentato, che arriva all’ultimo momento… e che per giunta sostiene d’essere appena morto!
Nello scrivere il raconto ho provato a immedesimarmi a turno nel pensiero dei due personaggi, ognuno dei quali ha un obiettivo da perseguire, che non collima con quello dell’altro. Il lettore può identificarsi nel personaggio che preferisce: e soprattutto, chi non si è mai sentito almeno una volta fantasma davanti a un impiegato allo sportello?”
L’altro Nicola che abbiamo avuto il piacere di premiare è Nicola Filippi.
Al di là della posizione finale in classifica del racconto (decisa dalla nostra Giuria Nazionale), siamo sempre molto felici di premiare autori così giovani: il bravo Nicola (Filippi) ha infatti solo 23 anni... e ci auguriamo di averlo fra i nostri partecipanti per molto altro tempo ancora!
Il dolore del pianto è un racconto dall’ambientazione nordica/scandinava e che fa riferimento al mito della Corte d’Inverno. Ovviamente per gustarsi la storia non serve essere esperti di questa leggenda, ma… vuoi parlarcene un po’, Nicola?
“Il racconto è stato ispirato da due fonti, una fiabesca e l’altra leggendaria. La storia ricalca la fiaba di Andersen La Regina delle Nevi, ma la Corte d’Inverno citata nel mio racconto è un mito che ho ripreso (e rimaneggiato) dall’Irlanda e la Gran Bretagna, e che riguarda le fate.
Il concetto di fata che abbiamo noi oggi (piccola, vestita di petali, che ruba i dentini), è assai diverso all’originale, il popolo fatato che appunto deriva dai miti gaelici. Erano creature non necessariamente maligne, ma neanche benigne, e si suddividevano nella Corte dei Contenti, con la loro regina, e nella Corte degli Scontenti. Quest’ultima era più malvagia, legata all’inverno e all’autunno, quindi alle stagioni più buie e morte, ed era credenza che le fate che vi appartenevano rapissero i bambini, sostituendoli talvolta con creature deformi.
Il mio intento era quello di unire questi due elementi e raccontare come un bambino indifeso possa affrontare un pericolo simile, e questo grazie alla fantasia, alla fede nel credere, leggere e scrivere storie.”
Per parlare del racconto quarto classificato arriviamo nel Centro Italia, visto che l’autrice, Laura Silvestri, vive ad Aprilia (in provincia di Roma).
A casa del Diavolo racconta del ménage fra uno studente universitario fuori sede e il Diavolo, che si trovano a dividere un appartamento nel quartiere della Garbatella, a Roma. Un racconto curato e ben scritto, ed è questa la sua forza: di racconti che hanno per protagonisti un uomo e il Diavolo ne esistono tanti, ma leggerne uno narrato col (calzantissimo!) tono scanzonato che Laura Silvestri ha scelto è un divertimento assoluto. Come sempre, è la mano dell’autore (autrice, anzi) che fa la differenza...
Puoi dirci qualcosa di più sulla genesi del tuo racconto, Laura?
“In effetti, la letteratura si fonda su alcune strutture narrative e alcune trame di base (il viaggio dell’eroe, la struttura in tre atti ecc.) che si ripetono, e sta a ciascun autore riuscire a rinnovare certi topoi, adattandoli al lettore contemporaneo.
Per quanto riguarda A casa del Diavolo, sono sempre stata affascinata dalla figura del Diavolo che, nata con l’accezione di nemico di Dio e dell’Uomo, con l’evolversi dei tempi si è emancipata, finendo per incarnare l’istinto alla ribellione, la ricerca della conoscenza e il libero arbitrio.
Da qui mi è venuta l’idea di proiettare questa figura, passata da tantissime, diverse e illustri incarnazioni letterarie, in un contesto moderno, e mi sono chiesta: cosa resta da fare a un Diavolo immerso in una società che non ha più bisogno di lui, perché è bravissima a tirar fuori il peggio di ognuno? Ho colto l’occasione per parlare di morale, al di là della fede… e confesso di essermi davvero divertita a scriverne.”
L’ultimo dei racconti premiati è L’amico speciale, di Giorgia Cappelletti (che è un po' “abbonata” al quinto posto... visto che si è classificata in questa posizione anche nel 2015, con Draco Dormiens).
Lo spunto del racconto è quello delle tecnologie che “accompagnano” le nostre vite, e che qui permettono di creare veri e propri amici immaginari.
Un racconto dall’impianto fortemente realistico (sarà che la tecnologia è parte integrante della vita di tutti noi!), e con una protagonista femminile caratterizzata benissimo. Ma, nel complesso, ha notato più di un giurato, un racconto agrodolce.... ti ritrovi in questo aggettivo, Giorgia?
“Sì, voleva essere un racconto agrodolce; più agro che dolce, diciamo! Infatti il finale, nella prima stesura, era molto meno ottimista.
Io tendo a diffidare dei mezzi tecnologici, semplicemente perché sono negata a usarli (della serie: tanto è acerba, disse la volpe). Mi rendo conto che questo atteggiamento mi porta a immaginare solo scenari distopici cupissimi, perciò volevo ribaltare la prospettiva.
L’idea di un amico creato a tavolino mi fa rabbrividire d’istinto, ma sarebbe davvero un male se la realtà aumentata venisse impiegata per alleviare la solitudine di chi non ha più nessuno, o per aiutare i depressi e gli introversi ad affrontare i loro problemi? Io non so ancora rispondere. E nemmeno la protagonista del racconto, temo.”
Oltre al XXIII Trofeo RiLL, nel 2017 RiLL ha organizzato anche SFIDA: il concorso gratuito rivolto agli autori giunti almeno una volta in finale al Trofeo RiLL, e che mette in palio la pubblicazione su Mondi Incantati.
SFIDA è un premio che RiLL bandisce annualmente dal 2006, per rendere ben stretto il legame con gli autori ex finalisti. La SFIDA che dà il nome al concorso è sempre la stessa: scrivere un racconto fantastico partendo da un input (vincolo) esterno, stabilito da RiLL di anno in anno.
Per il 2017, abbiamo chiesto agli autori di partire da un semplice assunto: Viene inventata/scoperta la medicina per essere felici. La medicina è economica e non ha controindicazioni. Insomma, si trattava di scrivere un racconto fantastico sulla felicità a portata di mano, per tutti!
Dato lo spunto comune, ogni autore poteva sviluppare a piacere il proprio racconto, sia a livello di genere sia a livello di trama.
Fra i 17 testi partecipanti, letti e valutati in forma anonima (da Anna Benedetto, Francesco Ruffino e il sottoscritto), sono stati scelti per la pubblicazione i racconti di Emiliano Angelini, Giorgia Cappelletti, Francesco Nucera e Alain Voudì, tutti vincitori ex aequo di SFIDA 2017.
La cura, il racconto di Emiliano Angelini, però, ha ricevuto il premio speciale Lucca Comics & Games: un award che il festival assegna ogni anno a quello che ritiene il migliore dei testi vincitori di SFIDA.
(infatti nella foto poco sotto potete vedere il bravo Emiliano mentre viene premiato da Francesco Caredio, presidente di Lucca Crea)
RiLL si complimenta per questo nuovo successo con Emiliano Angelini, un autore che abbiamo premiato molto spesso fra il 2000 e il 2011, tanto da dedicare ai suoi racconti fantastici e fantascientifici la prima antologia personale curata da RiLL (Memorie dal Futuro, oggi disponibile nel solo formato e-book, e che dà il nome anche alla collana delle nostre antologie personali).
La cura è un racconto di fantascienza distopica, che immagina un futuro in cui (sotto la supervisione dell’ONU) viene inoculato a tutti il Vaccino Erga Omnes, che inibisce per sempre ogni istinto aggressivo garantendo quindi la pace nel mondo.
È una storia che ha sicuramente due originali elementi centrali: l’ONU e l’Australia. L’ONU, almeno nella “nostra” realtà, è un’istituzione un po’ lontana dal “centro del gioco” geo-politico (nel senso che i singoli paesi contano mediamente di più); l’Australia invece è un paese lontano geograficamente, almeno dall’Italia (non è che se ne parli così spesso, nei nostri giornali).
Quindi, Emiliano, non posso che chiederti perché hai scelto di dare importanza proprio a questi due elementi nel tuo racconto.
“Come sai, sono un grande fan di Philip Dick e la scelta delle Nazioni Unite rappresenta una sorta di omaggio. Dick, infatti, ha spesso citato nei suoi romanzi l’ONU, descrivendola come un’istituzione in grado di prendere il controllo planetario in caso di emergenze o catastrofi globali. Di solito, con un certo autoritarismo. Questa idea mi ha sempre affascinato: i capi di tutti i governi mondiali si ritrovano lì, nel Palazzo di Vetro… e se domani decidessero che l’ONU debba comandare su tutti?
Per certi aspetti, in fondo, è successo qualcosa di simile anche qui in Europa, non trovi?
Per quel che riguarda l’Australia, invece, si tratta di una scelta quasi obbligata: mi serviva un paese che fosse isolato dagli altri, anche come mentalità, ma doveva essere abbastanza vasto da poter nascondere per anni… qualcosa (non spoileriamo il racconto!, NdP). Unica risposta possibile: l’Australia.”
Passando agli altri vincitori di SFIDA 2017, andiamo da un vincitore del premio speciale Lucca Comics & Games all’altro: Alain Voudì si è infatti aggiudicato l’award lucchese nel 2016, e adesso ritorna fra i vincitori di SFIDA con L’ultima persona infelice.
È un po’ il racconto di una mission impossible: il protagonista penetra nello stabilimento industriale dove la medicina per la felicità viene prodotta. E qui scoprirà qualcosa di sorprendente.
Senza svelare nulla ai lettori, quel che colpisce di più è la precisione con cui la missione è descritta. Alain, verrebbe da chiedersi se in una delle tue vite passate tu abbia fatto il guastatore o il Marine, o sei hai conosciuto da vicino persone come il protagonista…
“Alberto, accidenti, hai scoperto la mia identità segreta: adesso devo ucciderti. Abbi pazienza, nulla di personale.
No, tranquillo: battute a parte, non ho fatto né il Marine (non so nemmeno nuotare!) né il guastatore (salvo che di matrimoni, ma non sottilizziamo). Semplicemente, mi serviva un personaggio credibile per la mia Mission: Impossible e, non avendone alcuno sottomano, ne ho creato uno apposta. Tanto valeva allora farlo esperto: il prezzo è lo stesso.
E in rete trovi tutti i pezzi che servono per mettere assieme un personaggio così, dalle tattiche agli equipaggiamenti (a volte mi chiedo come facessero a scrivere gli autori prima di Internet!).
Per il carattere mi sono basato sui millemila duri del canone, con una piccola aggiunta personale di insano salutismo di ispirazione vegana (ipocrita, peraltro: perché le pilloline della felicità no e il resto sì?). Infine, il background: quello non l’ho acquistato, salvo l’aneddoto dell’incursione alla caserma, che è preso dalla realtà (sai com’è: costava meno, e non dimenticare che sono nato a Genova...)”
Restiamo nell’ambito dei personaggi tosti per parlare del prossimo racconto…
Prendi un detective che sembra uscito dalla Scuola dei Duri all’americana, mettilo in un contesto hippie, fra nudisti e gente stramba che si fuma belle cose (come si diceva all’università, almeno dalle mie parti) e pratica l’amore libero, sbatti il tutto in una città che sembra Milano, ma non lo è esattamente (diciamo che ne è una versione futuribile, mooooolto alternativa)… poi fai frullare il tutto a Francesco Nucera.
Ecco a voi Milan l’è on gran Milan: il racconto più delirante di SFIDA 2017, e il più divertito (nel senso che l’autore se la ride e il lettore con lui... e si fa lo stesso anche guardando la scherzosa foto che ci ha fornito per questa intervista!).
Come dobbiamo prendere questo tuo racconto, Francesco? Un divertissement? Un omaggio alla tua città? Oppure… una carezzina al gattaro che c’è in te? (eh sì, non manca neanche il gatto!)
“Il racconto è un semplice delirio di mezza estate, condito dalla birra fresca, dal mare e da tanta voglia di divertire e divertirsi.
Poi, se volessi fare l’autore impegnato, potrei dirti che dietro alle semplici risate c’è la denuncia di una civiltà che va alla deriva. Potrei dirti di aver preso il mondo virtuale di Facebook - fatto di Scalzisti, Respiriani e Nazi-animalisti – e di averlo trasferito in una Milano del futuro, divisa in corporazioni. Ma sembrerei troppo pretenzioso e forse il racconto ne uscirebbe meno divertente. Quindi ben venga il detective privato, che sembra uscito da uno dei peggiori film di Stallone, che si immerge in un mondo a metà tra l’onirico di Twin Peaks e Paura e delirio a Las Vegas solo per far divertire il lettore.”
Infine, giungiamo a Vera, il racconto che chiude in bellezza l’antologia, e con la cui autrice abbiamo già parlato: è Giorgia Cappelletti, che quest’anno mette a segno un’apprezzabile (per lei e per i lettori) doppietta, fra Trofeo RiLL e SFIDA.
Nel mondo di Vera la medicina per la felicità è una comoda pillolina da prendere ogni mattina. Solo pochi salutisti si rifiutano di assumerla, come la protagonista della storia, Vera, un’adolescente…
Il racconto è ambientato a scuola, la voce narrante è la professoressa di Italiano della ragazza. Giorgia, vorrei chiederti perché hai collegato il tema della felicità proprio all’adolescenza (che è sempre un momento un po’ delicato della vita), e a un personaggio femminile. Sono, tra l’altro, due elementi che distinguono il tuo racconto dagli altri tre premiati di SFIDA 2017…
“Spero che la risposta non sia troppo prosaica, ma la verità è che, per ovvi motivi, mi è più facile entrare nella testa di una ragazza piuttosto che di un ragazzo!
Riguardo al tema di SFIDA, per creare l’ambientazione del racconto ho provato a immaginare quali effetti potrebbe avere una felicità indotta artificialmente. Avevo bisogno di personaggi che vivessero la gioia e il dolore al massimo grado: l’adolescenza è l’età delle grandi passioni, quindi si prestava perfettamente allo scopo.
La mia generazione, purtroppo - e mi ci metto dentro - sembra più versata alla rassegnazione che non alla lotta... e anche di questo parla Vera”.
Concludiamo con la risposta di Giorgia Cappelletti l’intervista collettiva agli autori selezionati da RiLL per l’antologia DAVANTI ALLO SPECCHIO e altri racconti dal Trofeo RiLL e dintorni (collana Mondi Incantati, ed. Wild Boar, 2017).
Speriamo che le loro parole vi abbiano incuriosito, e fatto venir voglia di leggere il libro. Dopodiché, comunque e come sempre… la parola ai lettori!
È possibile acquistare l'antologia direttamente da RiLL, al prezzo speciale di 8 euro (spese postali incluse), oltre che su Amazon e sul Delos Store.
Note:
Le foto di Davide Camparsi e Nicola Filippi sono di Emiliano Angelini.
La foto di Giorgia Cappelletti è di Claudia Venturelli
Le foto di Emiliano Angelini, Laura Silvestri e Valentino Poppi è di Anna Benedetto.
La foto di Alain Voudì è di Massimiliano Malerba.
La foto di Nicola Catellani è di Miriam Catellani.
La foto di Francesco Nucera è stata gentilmente fornita dall'interessato.