Come (non) scrivere un buon racconto, ma fare delle buone polpette

Consigli e suggerimenti su come scrivere un racconto, da un pluri-premiato autore RiLLico
di Maurizio Ferrero
[pubblicato su RiLL.it nel marzo 2023]

Maurizio Ferrero, pluri-premiato autore del Trofeo RiLL (e a cui RiLL ha dedicato l’antologia personale I volti degli spiriti) ci parla di come affrontare la scrittura (in generale) e degli elementi per lui centrali nello scrivere un racconto.
Sullo stesso tema, potete leggere anche gli interventi di altri autori/autrici cui RiLL ha dedicato un’antologia personale: Antonella Mecenero, Laura Silvestri, Davide Camparsi, Nicola Catellani, Massimiliano Malerba, Valentino Poppi, Luigi Rinaldi, Andrea Viscusi.


Scrivere un buon racconto è facile, se sapete come fare.
E voi lo sapete, vero?
No?
Bene, nemmeno io.
Già vi sento pensare "Ferrero, te hai vinto il Trofeo RiLL due volte. Una può essere un caso, ma due no. Vuoi davvero farci credere che non sai come scrivere un buon racconto?"
Esattamente, è proprio quello che vi sto dicendo.

Potrei inondarvi di consigli tecnici e di stile, roba che si trova su qualsiasi buon manuale di scrittura, farvi uno spiegone infinito su come funzionano i punti di vista, come impostare i tag dei dialoghi in modo che risultino avvincenti, come selezionare i fatal flaw dei protagonisti in modo che siano coerenti con la narrazione e adeguati a ciò che state raccontando.
Ma, appunto, è roba che potreste trovare su un manuale – e a tal proposito vi posso consigliare "Il Viaggio dell'Eroe" di Christopher Vogler e "Tieni presente che" di Chuck Palahniuk, per avere delle infarinature generali sulle parti più tecniche dello scrivere una storia, romanzo o racconto che sia. Ma io non sono qui per darvi consigli generici, né per dirvi per filo e per segno come fare. Scrivere un racconto è qualcosa di molto personale, e al di là di tutti i noiosi ma necessari tecnicismi ciò che è utile a me non necessariamente potrebbe essere utile a voi. Non tutti abbiamo gli stessi gusti.

E a proposito di gusti: oltre che scrivere, a me piace molto cucinare, e credo che tra le due attività ci siano molte similitudini.
Per fare entrambe le cose è necessario imparare alcune basi insindacabili – tipo che la pasta non va fatta scuocere o che i puntini di sospensione sono sempre tre.
Che esistono diversi generi – italiana, cinese, francese, horror, fantasy o romantica.
Che il fusion sta diventando interessante e molto apprezzato da qualche anno – la prima volta che si va a cenare in un ristorante giappo-calabrese o che si legge una storia che mixa fantasy, horror e fantascienza è indimenticabile.
Che chi "prepara" può avere diversi livelli di competenza: chi frigge gli hamburger al fast-food è paragonabile a uno scrittore principiante, uno chef stellato a un autore di best-seller.

Che ruolo ricopro io?
Non ho uno scaffale colmo di ricettari, non mi lancio in preparazioni che richiedono ore di fatica per cinque minuti di soddisfazione, non mi piace neanche guardare i reality a tema cucina. Mi piace la cucina semplice, casalinga, gustosa, quelli che molti chiamerebbero la cucina della nonna. E alle nonne come me piace preparare le polpette.

Come si fanno le polpette?
Beh, tutti sanno che sono un insieme di carne, uova, sale, pangrattato e altri ingredienti a piacere, secondo il gusto di chi cucina e chi le mangia.
Come vanno messe le dosi e gli altri ingredienti? Nessuno lo sa, nemmeno chi le prepara.
Certo, girate un po' su internet e troverete decine di ricette per preparare le polpette. Ma scommetto che sarete pronti a prenderle, aggiungere quel pizzico di sale in più, quella spezia che non viene menzionata, ficcarci in mezzo pure del trito di melanzane oppure farle con la carne di pollo invece che con quella di manzo (io preparo delle polpette di pollo al curry che sono una cannonata, per dire).

Tutti sanno che nelle polpette non ci va lo zucchero o che non possono essere servite crude (le basi insindacabili) ma come prepararle, che spezie metterci, come farle cuocere... quello spetta a voi. E quelli che si divertono davvero in cucina iniziano seguendo le ricette, poi le cambiano e sperimentano, aggiungendo e togliendo ingredienti finché non trovano una ricetta loro. È probabile che prima mangino tante polpette schifose o forse solo un po' insipide, ma prima o poi troveranno un piatto che funziona.
E credetemi, è la soddisfazione migliore.

Se mi avete seguito in questo delirio narrativo-culinario, credo proprio che vi meritiate un premio.
Qui di seguito troverete una mia ricetta per preparare delle buone polpet... un buon racconto.
Gli ingredienti di base, le basi insindacabili cui accennavo prima, dovrete mettercele voi. Io vi darò solo un elenco delle spezie che sono solito utilizzare. Alcune hanno un gusto particolare, magari sono troppo esotiche per il vostro palato, quindi selezionate solo quelle che vi piacciono.
Provate, sperimentate, aggiungete o togliete ingredienti. Prima o poi troverete la ricetta che fa per voi, quella che potrete chiamare con il vostro nome.

Ossessione, amica mia
Cominciamo con una spezia che viene spesso nominata, ma che non tutti gradiscono. Potete scrivere di ogni cosa, ma, se volete scrivere un buon racconto, quel racconto vi deve uscire dalla pelle. Tutto ciò che ho scritto e che in qualche modo ha ricevuto qualche tipo di gratificazione – dalla soddisfazione personale ai complimenti dei lettori – era qualcosa che avevo davvero voglia di scrivere.
Può sembrare un consiglio banale o inutile, ma, credetemi, non lo è. Quando vi sedete davanti alla vostra tastiera dovete essere in uno stato mentale particolare, che io definirei ossessivo. Dovete aver voglia di far andare le mani e soprattutto il cervello sulla vostra storia. Dovete esserci dentro. Dovete viverla su di voi e attraverso di voi deve fluire. La vostra storia deve essere il vostro sangue.
Come ci si riduce in questo stato? Bel mistero, arriva e basta. Ma con la prossima spezia vi darò un consiglio per indurlo.
Certo, potete anche scrivere una storia mentre non vi trovate in questo particolare stato mentale, ma è molto probabile che ciò che metterete su carta sarà un racconto discreto, un racconto simpatico, un racconto interessante. Non un buon racconto.

Seguite la vostra passione
Un'altra spezia che può sembrare banale, ma che risulta molto saporita in combinazione con la prima, è la passione. Scrivete di ciò che vi appassiona. Tutti hanno delle passioni, interessi o hobby slegati dal mondo della scrittura, che vi prendono e di cui conoscete molti particolari.
Dovete sapere che tutti voi avete competenza nelle vostre passioni. Una passione è un determinato angolo di mondo in cui voi vi trovate perfettamente a vostro agio, che voi date quasi per scontato, ma che potrebbe essere sconosciuto ai più. Inserire la vostra competenza nella storia che state scrivendo è un ottimo modo per rendere il racconto più credibile e interessante agli occhi del lettore.
Questa è un'evoluzione del tipico consiglio che si trova nei manuali di scrittura (scrivi di ciò che conosci), con l'aggiunta però che inserire una propria passione nella propria storia è un ottimo modo per indurvi in uno stato di ossessione. Sapete di cosa state parlando, è il vostro mondo, la vostra vita. Raccontatela, con gli occhi dei vostri personaggi!

Un racconto non è un gioco di ruolo
Se state leggendo questo articolo, è molto probabile che siate degli scrittori del genere fantastico. Mi collegherò alla spezia di prima per dirvi che una delle mie grandi passioni è il gioco di ruolo (e sono sicuro che anche per molti di voi sia così). Mastero da vent'anni, ho provato decine di giochi diversi, e negli anni ho imparato una cosa molto importante: tentare di trasformare una sessione di gioco di ruolo in un racconto è generalmente una pessima idea. I ritmi non funzionano, perché sono settati per storie dal respiro molto diverso. I giocatori e il narratore possono sbagliare, le situazioni di gioco possono essere banali e straviste. Allo stesso tempo, però, scene memorabili e interpretazioni inattese da parte propria o dei propri compagni sono il sale del gioco di ruolo. A distanza di anni, vecchi compagni di gioco ricordano ancora la determinata situazione, il determinato scontro, la morte gloriosa di un proprio compagno.
Queste situazioni, se distaccate dalla campagna che si sta giocando, possono essere una gigantesca fonte di ispirazione per uno scrittore.
Io stesso mi sono trovato a ispirarmi a scene vissute al tavolo da gioco per scrivere scene delle mie storie. Pur cambiando personaggi e dettagli, l'obiettivo era quello di far rivivere ai lettori le stesse emozioni che avevo provato io giocando. Non so se ci sono riuscito, ma essere ispirati da un sentimento è a volte molto più efficace che essere ispirati da un'idea, che può essere interessante a livello narrativo ma magari non emozionante.
In buona sostanza: se siete giocatori di ruolo, ispiratevi alle vostre storie, ma non tentate mai di riproporle fedelmente. Non funzionerà.




Non tutto deve essere nuovo, ma tutto deve essere perfetto
In un racconto, a differenza di un romanzo, non dovete perdere troppo tempo.
Prendiamo la classica lunghezza da racconto da Trofeo RiLL – 21.600 caratteri. Sono indicativamente 5-6 pagine, in cui dovete infilare davvero tanta roba: personaggi, dialoghi, scene di conflitto, possibilmente anche un brevissimo arco di trasformazione del protagonista. Davvero volete perdere anche un sacco di tempo a spiegare dettagli inusuali dell'ambientazione che avete progettato?
Mi spiego meglio: molte storie fantastiche si svolgono in secondary world diversi dal mondo a cui siamo abituati. Se scrivete un racconto ambientato in un mondo dove i fantasmi vengono intrappolati in bottiglie da cui vengono ricavate pozioni necromantiche che servono per animare le statue, tutto ciò deve comunque emergere in modo naturale dalla vostra narrazione.
Un singolo elemento bizzarro va benissimo, due ci possono stare, tre iniziano a diventare impegnativi, inserirne di più rischia di trasformare la vostra storia in un racconto denso di informazioni assurde, ma con pochissimo "succo" all'interno. Potete permettervi di farlo in un romanzo, ma se si parla di racconti brevi cercate per quanto possibile di inserire solo i dettagli fantastici inerenti alla trama e rimandare tutto ciò che è superfluo a una normalità che ben conosciamo (sì, esistono queste pozioni necromantiche, ma tutto il resto del mondo è un comune mondo medievale) oppure a un immaginario collettivo ben radicato (in questo mondo medievale pare che vivano delle tribù di orchi al nord, e tutti sappiamo come funzionano le tribù di orchi, no?).
Questo per dirvi che il superfluo non ci deve essere. Se avete tanto, troppo da dire, tenetevelo buono per un romanzo. Anche le spezie migliori fanno schifo, se si esagera con la quantità.

Sempre a proposito di quantità
Una spezia rapida e semplice, già che parliamo di quantità: due personaggi dettagliati sono meglio di otto personaggi abbozzati. Come già detto, lo spazio è limitato e voi dovete catturare l'interesse del lettore, non fargli vedere quanto è diverso e colorato il vostro mondo.

Siamo persone, non personaggi
Provo sempre un discreto fastidio quando nella storia che sto leggendo i personaggi parlano come un libro stampato. Quando scrivete un dialogo (dialogo diretto, mi raccomando: Lovecraft scriveva dialoghi indiretti cent'anni fa e non mi pare che la cosa sia invecchiata benissimo nella letteratura contemporanea) tenete sempre bene a mente che chi sta parlando è una persona, non un personaggio. E quando le persone parlano usano modi di dire, parole dialettali, storpiature, parolacce e ogni tanto si impappinano. Cercare di rendere il dialogo più vero e realistico contribuirà a rendere anche la vostra storia più interessante e i personaggi più credibili.
Un personaggio che esordisce con "Ehi bello, portami a fa' due chiacchiere col duca, che ho 'na fretta del cazzo" trasmetterà subito un'idea ben precisa di chi sta parlando, rispetto a un più generico "Buongiorno, vorrei parlare subito con il duca".

La musica determina la vostra storia
Quando scrivete, fate in modo di avere nelle orecchie una colonna sonora in linea con la vostra storia. Alcuni potrebbero trovarla fastidiosa, ma io la considero un ottimo modo per isolarsi dal resto del mondo e concentrarmi.
Le canzoni, con i loro testi, possono oltretutto essere una fonte di ispirazione fondamentale per avere l'idea. Parecchi miei racconti sono nati dopo aver sentito una canzone. Una determinata frase, estrapolata dal contesto, ha creato la scintilla che ha acceso l'immaginazione.
Io ascolto molto metal quando sono alla ricerca di spunti e ispirazioni – in generale è ottimo per chi scrive racconti fantastici – ma potete ascoltare il genere di musica che più gradite, purché sia di ispirazione e adatta alla storia che volete raccontare.
Quando mi metto fisicamente a scrivere preferisco ascoltare musica strumentale – di solito dark ambient o la colonna sonora di un film o videogioco che è attinente alla storia che voglio scrivere – ma anche qui è un gusto personale. Qualunque sia il tipo di musica che amate, provate a utilizzarla come carburante per l'ispirazione e la concentrazione. Potreste rimanere sorpresi.


Spero di avervi fatto conoscere delle spezie interessanti e di vostro gusto, con cui potrete preparare delle nuove ed entusiasmanti polpette. Non arrendetevi però, miei cuochi-scrittori: il mondo là fuori è vasto, e sono sicuro che tra un pepe di sichuan e una curcuma rosa dell'artiglio del diavolo potrete trovare la combinazione di gusti che preferite. Esplorate e sperimentate finché non troverete la vostra ricetta perfetta.
E buon appetito!



Per maggiori dettagli su I volti degli spiriti, l'antologia che RiLL ha dedicato ai racconti fantasy e fantascientifici di Maurizio Ferrero rimandiamo a un'altra pagina di questo sito.
In formato cartaceo, il libro è disponibile presso RiLL, al prezzo speciale di 10 euro (spese postali incluse), e inoltre su Amazon, Delos Store, Lucca Fan Store e Libreria Savej (al prezzo di 10 euro, più spese postali).
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